lunedì 29 gennaio 2024

[Riflessioni Fantasy] censura, cultura, incultura, modelli positivi a cui ispirarsi. Come siamo messi, oggi?

Il tema della censura, oggi, resta attuale? Ha senso discorrere di censura, in un contesto in cui si appare ugualmente liberi di scrivere qualsiasi corbelleria in giro senza conseguenze e allo stesso tempo ci si sente al contrario costretti a mantenere un certo rigore per timore di offendere chicchessia, disturbare, scontentare e trovarsi al centro di qualche shitstorm?


Si dice che spesso questo tema vada appaiato ad esigenze/necessità: alle volte queste sono animate da buone intenzioni, quali l'offrire sempre e comunque riconosciuti modelli “positivi”, educativi o almeno diseducativi e sbagliati (ossia si accetta di più che una cosa sia stupida che altrimenti risponda a quei canoni ritenuti non consoni); esempi in grado di plasmare e formare la conoscenza e una certa mentalità che a sua volta generi la propensione a sviluppare determinati gusti: semplificando, se si offrono modelli di un certo tipo da seguire, sarà facile che ad essi ci si conformi tanto e questo tanto per le proprie abitudini quanto per la forma mentis che si sviluppa e, di riflesso, nelle proprie preferenze.
A questo spesso serviva la censura che, obbedendo a queste logiche, come anche a quelle più grette del potere – ed era un caso abbastanza frequente – andava ad eliminare, semplicemente, l’ostacolo a questa formazione “sociale”: anche regimi totalitari sono passati attraverso queste scelte, laddove per con-vincere la società era necessario distruggere qualunque cosa creasse la possibilità di avere un pensiero autonomo, un libero pensiero, un pensiero diverso da una data globalità.

Fa sicuramente strano parlare di censura oggigiorno, nell’epoca di Internet e della massiccia diffusione dell’informazione – anzi, del vero e proprio bombardamento di informazione/i – in cui è molto più difficile segretare qualcosa che non condividerla a tappeto e sempre più spesso senza verificarne le fonti (e oltreoceano ultimamente lo sanno fin troppo bene) o, persino, se una data informazione o notizia sia... anche solo utile, interessante, importante o, sbilanciamoci, etica: è il caso recente di cronaca tutta nostrana di quella ristoratrice di Lodi, Giovanna Pedretti, che ha forse pubblicato ella stessa una recensione fake fortemente negativa nei toni e contenuti verso il proprio ristorante tramite un cliente/account fasullo con l'unico obiettivo di farsi un po' di pubblicità, portando alla ribalta il contenuto stesso della recensione in cui questo fantomatico cliente si lamentava non già della cucina ma di essere stato messo ad un tavolo accanto ad un disabile e due omosessuali. 
Per la serie "parlarne bene o parlarne male non importa, purchè se ne parli".

Ovviamente, su tematiche simili, gli sciacalli mediatici e non ci si sono buttati a pesce.
Il risultato è che dapprima giornali e testate che sulla carta dovrebbero essere responsabili e professionali si sono lanciati a capofitto sulla notizia;  poi, quando è emerso che FORSE la recensione fosse falsa e creata solo per farsi un po' di pubblicità gratuita, hanno pensato bene di portare ancora più attenzione sulla vicenda, così che i leoni da tastiera, gli inabili alla vita e la gente che non ha miglior costrutto nella vita che seguire certe trasmissioni spazzatura potessero dar vita ad una vera e propria gogna mediatica.
Il risultato? La donna, una lavoratrice onesta, non ha retto la sovraesposizione mediatica e, alla conoscenza fosse stata convocata - come da prassi - dai Carabinieri si è tolta la vita.
Chi paga, in questi casi? I giornalisti, pardon, GIORNALAI che pubblicano e condividono notizie senza attendibilità delle fonti prima o cercano lo scandalo a buon mercato dopo per alzare un po' gli antidiluviani indici d'ascolto televisivi delle solite trasmissioni spazzatura con opinionisti qualificati del discount o vendere qualche copia cartacea di quotidiani in più? Gli inabili alla vita, leoni da tastiera di cui sopra che nella vita reale non avrebbero probabilmente il coraggio di profferire mezza parola? La persona che per prima ha condiviso la notizia reputandola di qualche interesse nazionale, che proprio signora mia non si poteva star senza saperla, elevando il pettegolezzo di condominio a rilevanza globale?
Chi? Risposta, probabilmente nessuno, ché figurati se si riesce a far qualcosa di vagamente consono alla giustizia in questa nazione.

Ecco un caso in cui non si può nemmeno parlare di censura, ma di semplice rilevanza di un fatto, un aneddoto, del peso di un bruscolino nell'occhio e che provoca pari fastidio.

Tornando all'argomento, non sempre la censura è evidente e palese.
A volte è sottile
, a volte solo velata; e a volte, incredibile a dirsi, non è necessariamente da condannare.
Fermi, ritirate le camicie di forza: parliamone.
L’informazione, il sapere, la conoscenza, la cultura, devono essere liberi sempre e comunque.
Quello che però si è probabilmente perduto, in un momento storico nel quale tutti si sentono il diritto di condividere la propria opinione su tutto, con o senza cognizione di causa, è la capacità di saper selezionare e scindere quanto ci sia di buono e valido, da quanto ci sia di brutto e gretto e, per restare in tema, diseducativo.


Prendendo l’esempio di Game Of Thrones, e senza nasconderci dietro ad un dito, si ammette che non sia una serie destinata ad un pubblico di massa (pur essendolo diventata): non è decisamente una serie per educande ed anzi fino a che non è stata lentamente livellata in modo da coinvolgere necessariamente qualsiasi tipo di pubblico (diciamo le prime sei stagioni) è stata consapevole di spingere sugli aspetti più spesso gretti che nobili dell’animo umano, con crudezza di dialoghi, scene, personaggi: che poi il binomio violenza&sesso serva ad attirare maggiore attenzione e a ottenere ascolti e successo, è una scoperta vecchia come Noè; inoltre, che ci sia in televisione quanto ancora di peggio di GoT e assai più diseducativo perché calato non già in un contesto fantastico ancorché verosimile, bensì realistico come la vita di tutti i giorni (e ci sono fiction che giusto in questi giorni si concludono, alleluia!) non è una novità.
Si potrebbe fare l'esempio de Le Tre Rose di Eva, che magari pochi ricordano ma io ho vissuto come un diretto supplizio, si può rammentare Il Sangue e La Rosa, L'Onore ed il Rispetto e di tanto altro ciarpame che puntualmente viene prodotto in Italia: non si tratta di essere esterofili, quanto di capire che "serie tv" e "fiction" sono due cose ben diverse. 

Si potrebbe parlare dei "salotti televisivi" dove cariatidi e mummie assortite peggiori di quelle che si affrontano in Dungeons&Dragons si improvvisano "opinionisti" con la stessa sagacia e cultura della vita reale di quella di qualsiasi politico o personaggio pubblico che vive fuori dal mondo.
E viene da chiedersi chi abbia eletto questi iloti nostrani, che da venti o trent'anni affollano le televisioni e ancora non si rassegnano a levare le tende, ad atteggiarsi quali maestri di vita dotati di sagacia, perspicacia e mirabolanti capacità intellettive e cognitive .
Nonostante tuttavia si tratti di prodotti scadenti, che a mio giudizio affossano l'intelligenza della persona media ed il relativo senso critico, avrebbe senso "censurarle"?
Nonostante il cuore gridi "SI, cacchio", la mente replica "No". Stupida mente.

Se la gente chiede certe cose, se le persone desiderano assistere a certi spettacoli, è anche giusto che ci siano, per quanto un minimo di senso etico imporrebbe che l'offerta non segua sempre la domanda, dato che, abituarsi al pattume implica anche continuare a chiederne.
Ammettiamolo, questo sarebbe un salotto televisivo piu interessante


Viriamo ora verso l'aspetto letterario.
Di cosa parliamo esattamente? Di quella sottile linea di demarcazione (nemmeno tanto sottile, in realtà) che contraddistingue l’esistenza di ciò che può essere scelto quale puro intrattenimento, rispetto a ciò che è palesemente pericoloso o, peggio, dannoso per sé stessi, per la propria mente, per la propria cultura, per la propria visione della vita.
Estremismo? Allarmismo?
Personalmente, mi sono sempre limitiamo a condividere un pensiero, ma saranno come sempre l'eventuale confronto e riflessioni scaturite dal dialogo a suscitare il miglior brainstorming.
Prendiamo il fantasy classico relativamente recente: no, non Tolkien, Lewis, Brooks (che è parecchio più recente) o il fantastico/horrorifico/gotico Lovecraft; ci riferiamo a Weis & Hickmann (DragonlanceIl Ciclo di Darksword) e R.A Salvatore (La Saga di Drizzt do’Urden, La Saga di CadderlyLa Saga del Demone): in questi romanzi abbiamo conosciuto e imparato ad apprezzare personaggi come Raistlin, malvagio eppure umano e fallibile, determinato e ambizioso oltre ogni dire; Caramon, che rappresentava la saggezza dell’uomo semplice, che si accontenta di ciò che è e ciò che ha tra le mani; Kitiara, una donna con due attributi quadrati da far invidia ad un uomo, quel tipo di donna fantasy guerriera e generalessa che, nell’era recentemente passata, per fortuna, di “Nihal della Terra del Vento delle Ventidue volte che piange in 380 pagine”, nessuno sa nemmeno cosa siano; una Laurana, elfa, moglie, vedova, leader, che nonostante la bellezza ha il suo perché laddove una Soana a caso sarebbe da prendere a padellate in faccia; un Drizzt do’Urden che offre nobili principi, l’estensione della riflessione verso l’infinito miscelata al presente di amici di una vita e i dilemmi di rinnegare le proprie origini e il proprio popolo, ma non sé stesso.
Laurana: donna, elfa, moglie, madre, vedova e leader.
Ce ne fossero di personaggi così, oggigiorno.


Da questi esempi , che comunque sono di grande caratura, ne ricaviamo che buona parte della letteratura moderna, in chiave fantasy, dovrebbe venir filtrata con il passino del thè, quello a maglie strette: perché, con rispetto parlando verso romanzi che oggigiorno appaiono velati di romanticismo lontano, di nostalgico affetto,  relazionarsi con chi “mastica il fantasy” o “il fantasy lo scrive”  che non sa chi siano Sturm o Bruenor, Fistandantilus o Silvara, laddove al contrario conosce ogni cosa di Bella, Jack ed Edward o di Sennar e Nihal, fa abbastanza male al cuore e, per inciso, alla propria cultura personale.

Sì, cultura personale: i romanzi menzionati in alto – ma tanti altri si potrebbero citarne, anche di autori meno conosciuti o più vicini a noi nel tempo – sono scritti alle volte in maniera semplice, da far sorridere per la ingenuità che traspare nelle trame, nelle quali si respirano i primordi di D&D Scatola Rossa, eppure grondavano messaggi, poesia, significato e valori che non hanno paragoni in un decennio che ha visto molti miti, alle volte falsi, fiorire e parimenti esplodere senza lasciare traccia alcuna. 


Abbiamo certezza che anche una pretesa letteratura per bambini, che tale appariva nel suo primo libro “La Pietra Filosofale”, ha già consegnato Harry Potter alla storia di storie (perdonate l’allitterazione!) che serbano contenuti, valori ed effettive trame ben orchestrate mascherate da un linguaggio semplice, alle volte banale, che però ne accresceva il valore pedagogico, istruttivo e formativo, andando (perché no?) a insegnare davvero qualcosa di importante al pubblico piccolo o meno piccolo che la Rowling ha preso per mano e condotto pian piano alla crescita con tematiche importanti: per lo meno, si potrà ammettere senza dubbio che la generazione di ragazzi cresciuta con Harry Potter, con tematiche che andavano via via diventando più mature ed “adulte”, ha avuto la fortuna di poter contare su romanzi formativi che qualcosa avevano da dire (dedizione, sacrificio, amore, l’importanza delle scelte) di cui oggi ci si sente spaventosamente sprovvisti. Personalmente, sono un italianofilo (neologismo) convinto, e credo il made in Italy vada sempre difeso a spada tratta… salvo non poter chiudere entrambi gli occhi quando, magari, mi imbatto in opere quantomeno discutibili come stile, narrazione, linguaggio e trame: lì, subentra il mio cinico “è un fenomeno per bimbiminkia“, e mostro meno tolleranza di quanto pur si dovrebbe.
Uno dei casi più...casuali in Italia.

A questo punto, si potrebbe obbiettare che numerosi esempi di letteratura moderna corrispondono ai gusti dei lettori di oggi, perché è ad essi che ci si rivolge per soddisfarli e sono inseriti in un contesto diverso da quello degli anni ’80, degli anni ’90 e così via.
Vecchia e nuova è sempre la diatriba tra ciò che è meglio tra "quando ero piccolo io" e quello "oggi è tutto orrendo".
Si potrebbe obbiettare in effetti che ci sia un gusto di forzata nostalgia ad animarci (chi non ha mai sentito le liti che nascono dalla frase "che schifo i cartoni di oggi con Peppa Pig, noi avevamo le Tartarughe Ninja"?) eppure qualcosa qualcosa di vero c'è e deve esserci.
Prodotti quali Bing oppure Daniel Tiger, per fare due esempi in croce, sono senz'altro inoffensivi, ma non offrono crescita, quanto invece l'equivalente di un commento/cronaca di ciò che accade. Il fatto che ci siano apprezzabili, anche se piccoli, messaggi per i bambini, non è comunque cosa che necessariamente nobilita questi figli dell'animazione moderna, quando un cartone poco noto ma eccellente quale Bluey (lo trovate su Disney+ , Rai Play e su Youtube) riceve molta meno considerazione e approfondimento di quanto meriterebbe
Il perchè Bluey sia un cartone che merita di essere visto da tutti i genitori prima ancora che dai loro figli lo spiega in modo esauriente lo youtuber Eg151 in questo video
Faccio coming out: si, confesso, è vero: io sono tra coloro che giudicano il 90% dei prodotti animati odierni, per bambini, delle emerite ciofeche: tuttavia, a mia discolpa, le ho seguite, viste e analizzate TUTTE: e per quanto i ricordi di infanzia siano certamente alterati, e brilli per me assai più una serie come Il Mago Pancione o La Balena Giuseppina che un Daniel Tiger, Peppa Pig o, Gesù Santo, quella mezza scopiazzatura degli Addams che risponde al nome di Vampirina, pure non si può evitare di andare a fondo e, anche con l'occhio critico di un adulto, affermare che ci fosse tantissima scelta in più di prodotti animati e che si, al netto del pattume o di cartoni con un senso dell'umorismo a noi lontano, pure ci fosse tantissimo materiale di buona qualità, con una trama orizzontale ed una verticale che costringevano a seguire appassionatamente i vari episodi in sequenza, con tematiche meglio affrontate, che si trattasse di amicizia, rabbia, odio, amore sentimenti e, su qualsiasi cosa, IL CONFLITTO, che è l'unico elemento con cui un bambino può ragionevolmente crescere sotto tutti i punti di vista.



Ma sto divagando, e ci torneremo. 
Riprendendo il discorso precedente, siamo certi per davvero che determinati concetti, valori, immagini, figure e personaggi siano tramontati o non siano più attuali?
Siamo convinti che non ci sia altro che accettare l'appiattimento dei prodotti con cui crescere e nutrire menti e anime?
Siamo davvero certi che si possa rinunciare interamente a saper scegliere, indipendentemente dal tempo trascorso, letture istruttive e costruttive dovendosi  “accontentare” di pubblicazioni più recenti perché “Oh, signora mia, va taaaanto di moda tra i compagni di mio figlio che non potevo non comprarlo! Sì, l’ho letto un poco, ma è come Il Signore degli Anelli, no? Quello con elfi e maghi che danno in televisione e dura ore! Nooo, alla fine sempre quello è: maghi e mostri e qualche cattivo. Alla fine, è sempre lettura, fa sempre bene e non fa danni, non come la televisione, Signora mia!
NO! Non è questo e non è vero: se ci si abitua a cose di terz’ordine, che sia vestiario, cinema, letteratura, cibo, non si riuscirà a distinguere mai ciò che è davvero meritevole di essere letto, rispetto a ciò che pur intrattenendo non ha altre pretese, da ciò che è addirittura diseducativo perché, leggendolo, non solo si disimpara come si scrive correttamente ma anche si assimilano valori magari sbagliati. E per quanto leggere qualunque cosa, oggigiorno, persino una rivista porno, sia meglio che rintronarsi di reality show, di serie televisive in cui si de-cantano (nel senso di ubriachezza) storie e amori, corna e amori, tradimenti e amori, guerre ed amori, pure non significa dover leggere per forza qualsiasi cosa senza un minimo di senso critico, a voler essere buoni, o di amor proprio e rispetto per se stessi ed i propri gusti a voler essere cattivi.
Quindi, lasciate stare la rivista porno, su.
Certi valori, certi gusti, certe figure e certi esempi non possono e non devono passare di moda.
Tolkien scriveva “ le radici profonde non gelano”: chi la vuol capire, capisca.
 -Lordgirsa-