mercoledì 11 dicembre 2019

Fantasy News: Ghostbuster Legacy nel 2020. Quanto siete entusiasti?


E' notizia paleolitica e vecchissima, almeno secondo le dinamiche e le tempistiche di internet, risalendo a ben un paio di giorni fa, che sia uscito il trailer del nuovo Ghostbuster, un terzo capitolo ufficiale e in continuity con i precedenti che ovviamente ignora il reboot/remake al femminile del 2016. 
Ovviamente, ho dovuto modificare ed editare questa introduzione, dato ho scoperto che la funzione "pianificazione" funziona veramente male, e questo spiega il ritardo di questo articolo.




Prima di tutto mi scuso, editando l'articolo, con chi aspettava le mie due monete d'argento da ieri circa questo capitolo di cui si sono occupati tutti, anche coloro che non hanno nel format film o simili. Ma, si sa, il clickbait fa gola a tutti.

Tornando professionali, è stato diffuso nelle prime ore del giorno 10 dicembre 2019 un trailer completo, quindi non un semplice teaser, a cui è stato affidato il compito di iniettarci adrenalina, emozioni, lacrime e nostalgia come se piovesse. 
Per chi non l'avesse visto, eccolo.






Il tono del trailer è decisamente azzeccato: probabilmente, molti di voi in queste ore avranno letto in giro commenti tipo "ricorda Stranger Things" oppure "è Stranger Buster" o simili.
Di base, condivido il commento anche se forse per motivazioni differenti: laddove molti si sono soffermati solo sul fatto che c'è un evidente cambio della guardia ed un passaggio di consegne che giustificano un vero e proprio lascito ereditario - da cui il senz'altro più azzeccato titolo nostrano di Ghostbusters Legacy anzichè Afterlife come in molti paesi- è chiaro che le atmosfere richiamano ST per il tono, le inquadrature, il modo di costruire la suspance e la fotografia, oltre alle atmosfere sonnacchiose di una piccola cittadina di provincia anzichè la più iconica New York..
Preso in quest'ottica, il commento in questione è molto calzante: gioverebbe tra l'altro ricordare che lo stesso Stranger Things deve tantissimo all'immaginario degli anni 70 e 80 a cui pellicole scolpite nel nostro immaginario come Goonies, IT e Ghostbusters, appunto, appartengono.
Ovviamente, questo genere di commento si è alimentato anche della presenza di attori come Finn Wolfhard che hanno partecipato effettivamente a Stranger Things.
Ciò detto, qualche altra considerazione.


Alla regia si è assistito ad un altro "legacy", un altro cambio della guardia, dato si è passati da Ivan Reitman al figlio, Jason, che non è peraltro nè alla sua prima esperienza con la macchina da presa, nè di primo pelo essendosi cimentato già con altri film quali Juno, Tra le Nuvole (di cui era anche sceneggiatore e vincitore per questo del Golden Globe nel 2010), Men, Women & Childern, Tully e The Front Runner.

Nel film ritorneranno gli attori dei precedenti Ghostbusters con l'ovvia eccezione di Harold Remis, scomparso tristemente alcuni anni fa e di Rick Moranis che ha smesso di recitare; quindi ritroveremo, per quanto sensibilmente invecchiati,  Bill Murray (Peter), Dan Aykroyd (Rei), Ernie Hudson (Winston), Sigourney Weaver (Dana) e Annie Potts (Janine). 

Quanto alle "nuove leve", avremo Carrie Coon (che interpreterà Callie), Finn Wolfhard (sarà Trevor) dopo il successo di Stranger Things, Mckenna Grace (Phoebe) ed infine Paul Rudd (l'Ant Man dei film del Marvel Cinematic Universe).




SINOSSI


Della trama si sa poco dato che il trailer, si diceva, è stato confezionato bene in modo da non rivelare molto, e suscitare massime emozioni e possibili speculazioni: sappiamo che l'attenzione si sposta dai precedenti di New York a Summerville, una cittadina isolata che ricorda i paesaggi di un altro film anni '90, Tremors,  dove due nipoti dello scomparso Eagon Spengler (il fu Harold Remis, appunto) apprenderanno della eredità del loro nonno: da circa trent'anni e più i fantasmi sono spariti, i "fatti di New York" narrati nel primo e secondo capitolo dei GB sono ridotti a ricordi, se non leggenda, per chi almeno ricorda quegli eventi - Paul Rudd che interpreta l'insegnante dei ragazzini - senonchè delle frequenti scosse telluriche, in una zona totalmente asismica, iniziano a far pensare che forse potrebbe esserci qualche oscura e soprannaturale ragione per tutto questo.
Nel trailer appaiono un ectoplasma verde (forse Slimer), una zampa appartenente molto probabilmente ai Cani Demoniaci guardiani di Gozer (Ghostbuster I) e ovviamente i simboli della saga, quali zaini protonici, trappole per fantasmi e, su tutte, l'altro protagonista dell'immaginario collettivo, la Ecto-01, l'auto degli acchiappafantasmi.

Il tutto è confezionato secondo cura, attenzione e, potremmo dire, amore per la materia.
Non si tratta di un traino per far soldi, di una commercialata senz'anima come quella proposta alcuni anni fa in pieno delirio di girl-power che, giova ricordarlo, non era brutto (solo) per questo, ma perchè battute, scrittura dei personaggi, sceneggiatura, impostazione faceva pena, con la sola esclusione degli effetti di CGI davvero notevoli.
Qui, si ha la sensazione invece di essere a casa, e di non essercene mai andati: bastano già i suoni di accensione dello zaino protonico o la sirena dell'auto per tornare indietro di oltre trent'anni per noi appassionati.



Appuntamento nel luglio del 2020 per scoprire finalmente quel che sarà.

QUALCHE CURIOSITA'
Il progetto di un GB3 era in cantiere da anni, grossomodo dalla fine del II capitolo: pur provando a tirar fuori alcune idee, il trascorrere del tempo ha giocato negativamente perchè gli attori direttamente coinvolti, tra cui lo stesso Bill Murray, ritenevano d'essere fuori tempo massimo e che nessuno avrebbe voluto vedere quattro vecchi che correvano dietro a fantasmi indossando tute simil netturbino.

Poi, la morte di Remis ha ovviamente sconvolto altre possibili idee che non erano mai state accantonate, senza scordare che l'abbandono delle scene di Rick Moranis andava a togliere una componente di forte comicità al gruppo.

Tra i plot messi in conto, c'era anche uno che però era stato approntato con molto rispetto, che prevedeva che Eagon Spengler stesso, nel frattempo deceduto al pari del proprio attore, si manifestasse come fantasma per aiutare e guidare i suoi compagni ed ex colleghi: un'idea che devo ammettere mi sarebbe piaciuto tantissimo veder sviluppata come si deve e che non so se in questo GB Legacy troverà, anche in minima parte, spazio.
Un'altra idea, invece, prevedeva che i Ghostbuster incontrassero dei loro alter ego durante una massima invasione di fantasmi e che finissero addirittura a combattere nell'Inferno, idea che in parte hanno assorbito nel videogioco Ghostbuster del 2009 che, a tutti gli effetti, per gli appassionati costituiva il vero terzo capitolo della saga.


venerdì 6 dicembre 2019

Fantasy News: Checco Zalone torna al cinema dal 1 gennaio 2020 ed è già tormentone! Ma che c'entra Adrian?

Con quello che sembra più un videoclip che un reale trailer - e forse è proprio così dato esso non svela quasi nulla della trama se non , forse, la tematica - Checco Zalone si presenta sul proprio canale di Youtube con un tormentone notevole. Ma che c'entra Adrian di Adriano Celentano? E Toto Cutugno? Vediamo un po'...





Tanto per cominciare, Checco Zalone è riuscito in questi anni a restare sostanzialmente bipartisan nelle tematiche sociali e abbastanza avulso da quelle politiche. 
Per quanto la comicità passi anche per la satira, questi tratti sono più marcati in un Antonio Albanese, per dire, che non nel comico che ha scoperto una notevole verve creativa e di funzionare abbastanza bene anche al cinema il quale, per questa specifica occasione, vestirà anche i panni di regista, al suo esordio.

Per chi non l'avesse ancora visto, ecco il trailer diffuso sul canale YouTube del comico che, a dirla tutta, è abbastanza piccolino, stranamente aggirandosi ad oggi su nemmeno 29.000 utenti .
Il film si intitolerà Tolo Tolo.



Come si può vedere e, soprattutto, ascoltare, la tematica trattata dovrebbe essere l'immigrazione, i porti chiusi, e una nemmeno velata presa per i fondelli a Salvini, contando che la posa assunta ad un certo punto da Zalone, sul balcone, ricordi sia l'ex Ministro dell'Interno che, a voler proprio fare i complottari, il Duce al minuto 2:30.
Certo, quel "prima l'italiano" è davvero rivelatore a dire poco, ma per chi ha orecchio è intanto difficile non scorgere le premesse per un insospettabile tormentone musicale che ricorda, nella vocalità ma anche nella composizione ritmica, tanto Adriano Celentano e Toto Cutugno, specie quando Celentano si rifaceva a Cutugno.
Di certo non manca una sorta di citazionismo spinto, ed il fatto che certe tematiche siano state affrontate con più sagacia in un video musicale di due minuti rispetto ad altre opere, tra cui Adrian stesso che pur abbracciando tematiche decisamente più ecologiste e politiche falliva in pieno nel tentativo di rendere coerenti e comprensibili i messaggi.
Le riprese sono state realizzate, per così dire, d'eccezione dato che il video è stato girato in diverse zone di Roma: tra di esse, anche il quartiere Bologna, nel caseggiato popolare che si è prestato quale set del film di Ettore Scola “Una giornata Particolare” con Marcello Mastroianni e Sofia Loren.

Per il poco che della trama potrebbe essere trapelato, ammesso però siano notizie attendibili, Checco dovrebbe interpretare come al solito sè stesso in qualità di un cantante neomelodico che, in compagnia di un carabiniere, fugge finendo in Africa.
Non è noto nemmeno se le comparse che si sono avvicendate nel video appariranno nell'effettivo film: tra coloro che lamentano un approccio "populista" di Zalone al problema immigrazione, a coloro che invece giudicano positivamente una svolta decisa - c'è chi definisce legata al PD questo genere di impostazione - il semplice video ha spaccato già e suscitato curiosità. Non resta, dunque, che attendere l'arrivo del film nelle sale: nel frattempo, il primo fenomeno di "presa in giro" del nuovo anno è già stato aggiudicato da Tolo Tolo.

giovedì 7 novembre 2019

Fantasy News: stasera "Adrian La Serie Evento" torna in televisione! Ma sarà un bene?



Questa sera, alle 21.20 su Canale 5, tornerà in scena la serie televisiva più trash dell'ultimo anno e che più di qualsiasi altra ha costituito un esempio lampante di "caso mediatico" ma per le ragioni sbagliate: o, forse, per le giuste ragioni, ma in un altro senso.
Sto parlando di "Adrian, La Serie Evento", lo spettacolo che Adriano Celentano ha composto e presentato già a gennaio del 2019 e che, su nove degli episodi previsti, ne ha visti trasmessi solo quattro, prima di scomparire dai palinsesti dopo un costante e vistoso crollo degli ascolti.
Ha dunque senso riprendere questo progetto, consci già di ciò che ci si può attendere? E su quali elementi ed ospiti punta per il rilancio l'ex ragazzo della Via Gluck, ex Molleggiato e ad oggi ancora persona abbastanza piena di sè? 
Vediamolo.




Stasera, 7 novembre: chi c'è per salvare la barca che affonda?

Stando a quanto comunicato e riportato da alcuni siti, questa sera dovrebbero comparire parecchi personaggi noti, da Paolo Bonolis a Chiambretti, da Carlo Conti (!!) a Giletti pronti a lasciare il passo anche a nomi ancora più chiassosi ed altisonanti come Gerry Scotti, Enrico Mentana e Maria De Filippi.
Immagino che se fossero stati vivi quei grand'uomini quali Corrado e Mike Buongiorno avrebbero provato a contattare anche loro - magari ricevendo una cortese ma secca pernacchia.

Non bastassero questi conduttori ed intrattenitori, è probabile che appaiano in ordine sparso Elisa, Ligabue, Checco Zalone ed Ultimo.
Tutto ciò, ovviamente, sempre che nel frattempo costoro non rinsaviscano ed evitino di essere coinvolti in questo mezzo scempio.

Ma perchè tanto scetticismo misto a curiosità morbosa?

Un po' di storia


Era il 21 gennaio 2019 quando, dopo una campagna pubblicitaria abbastanza martellante e durata alcuni mesi, resa più insopportabile per l'alto volume "particolarmente molesto", potei assistere alla prima puntata di Adrian, La Serie Evento, così come la rèclame la sponsorizzava, bombardandoci di frequenti passaggi per ricordarci che " ... sta arrivando" con tanto di cielo tempestoso, tuoni e fulmini.
Nemmeno la Seconda Venuta di Cristo, per dire.

L'evento in sè, peraltro, non nasceva nemmeno sotto i migliori auspici: tra i 20 e i 30 milioni spesi per produrre la serie animata, che faceva parte del secondo blocco dello spettacolo, mentre il primo era dedicato a monologhi di attori e sketch (poco) comici con gente come Natalino Balasso (avessi detto...) Giovanni di Aldo Giovanni e Giacomo e Nino Frassica, giusto per citare i più noti; attori e conduttori del calibro di Teo Teocoli e Michelle Huntziker che, invece, sceglievano di rinunciare a comparire; il fatto che erano trascorsi molti anni dall'ultima apparizione pubblica di Celentano; e, infine, che il progetto animato avesse richiesto dieci, dico dieci, anni per la sua realizzazione.

Darian, il travestimento di Adrian. Il Gobbo di Milan-Dame de Italie


Trascurando dunque la prima parte dello show, lento, banale, noioso e privo dell'unico elemento di attrattiva che probabilmente aveva condotto a teatro un sacco di speranzosi disperati per assistere ad una esibizione di Adriano dal vivo, ossia la presenza stessa dell'ex Molleggiato che era apparso per il tempo necessario a bere un bicchiere d'acqua e a dire, di numero, tredici-quindici parole, la serie animata si era rivelata già nella prima puntata quello che era facile attendersi: un'ode gigantesca all'ego(centrismo) di Celentano, in veste di pompato protagonista simil anime di Ken il Guerriero, affiancato da una Gilda (in pratica Claudia Mori ringiovanitissima) nella veste di Musa ispiratrice del personaggio di Adrian e ninfomane atta a giustificare la presenza di Milo Manara come concept designer dei personaggi, specie femminili.
Milo Manara che, per inciso, si è affrettato tra la seconda e terza puntata a dissociarsi da quel lavoro, precisando che egli aveva solo compiuto degli studi sui personaggi, bozzetti preparatori e disegni di massima per dare una idea di come essi dovessero apparire esteticamente e che successivamente lo Studio Sek aveva invece preso, integrato, e animato direttamente.

A volerne fare un hentai, forse ne usciva qualcosa di meglio...



Ora, per essere onesti, la trama simil distopica, che strizza tutti e due gli occhi a V for Vendetta - un V for Vendetta scritto da uno sotto metanfetamine, d'accordo, ma ci siamo intesi - assieme ad alcuni spunti presi da Blade Runner non sarebbe male.
L'idea di un mondo dove inquinamento, interessi economici e politici schiacciano gli interessi dei singoli... è vecchia come il mondo, ed è distopica mica tanto, visto che ci viviamo quotidianamente in un contesto del genere, ma in linea di massima è sempre un tema che risulta piacevole.
I disegni non sono nemmeno da buttar via, anche se molti, appunto, sono solo abbozzati e poco rifiniti e le animazioni sono altalenanti in modo fin troppo marcato, passando da alcune effettivamente valide, ad altre inguardabili, nemmeno fossero state realizzati da usufruitori di photoshop alle prime armi e di qualche programma di videomaking di quelli free che si trovano in rete.


In ogni caso, è la storia in senso generale, nonchè la pretesa idea moralizzatrice in senso stretto che le è propria, ad essere i principali punti deboli di questa porcheria.
Una porcheria perchè il tentativo ostentato, quasi urlato, di indicare Adriano Celentano come una sorta di profeta, come l'unico in grado di guidare noi sciocchi idioti alla scoperta delle cose che contano nella vita, manco fosse appunto un novello Eletto come Neo in Matrix, risultano tanto stridenti da rendere tutto quanto il messaggio sociale e politico, sottile quanto un palazzo di duecento piani, totalmente insopportabile. 
A ben poco sono valsi i tentativi dei pochi che volevano provare a difendere questo progetto, facendo levate di scudi; per una volta, infatti, la stragrande maggioranza del pubblico si è sentita davvero presa in giro,  in quanto quasi trattato da deficiente, specie grazie ad un prodotto che, si, è costato dieci anni di lavoro e quant'altro, ma è concettualmente vecchio di trent'anni. 
Simili tematiche le hanno affrontate, in modo molto più intelligente ed efficace, dozzine di produzioni animate,  dai Simpson ai classici Disney, dall'animazione nipponica di Akira e Ghost In The Shell fino a South Park che giudico il format animato più estremo eppure intelligente che si possa trovare in giro.


E' brutto dirlo, ma dopo aver scritto e letto di tutto, dopo aver riso a causa di immagini terribili e dei meme che sono stati diffusi, è rimasta almeno in me una profonda amarezza: un'amarezza figlia del fatto che poteva essere la grande occasione per sdoganare il concetto di "animazione" per l'Italia come genere di nicchia e portare all'attenzione di tutti, in prima serata, con un patron così d'eccezione come Celentano, un progetto in grado di dare anche agli adulti un tipo di intrattenimento di solito riservato ai più giovani, buttando in questa definizione tutti coloro che vanno dai dieci ai quarant'anni.

L'arcinota "casetta", oggetto di dozzine di meme


Purtroppo, come è poi successo, lo spettacolo in sè, inteso come primo e secondo blocco, ha annoiato terribilmente perchè era confuso il target di riferimento prima di tutto. 
Chi come me voleva seguire questo progetto, era sicuramente interessato alla serie animata, disinteressandosi in toto del preshow, mentre chi era già adulto ed era cresciuto con in film e le canzoni di Adriano Celentano non si curava per niente del "cartone" e seguiva solo la prima parte, in attesa di un ex Molleggiato che, però, non c'era.



Gli ascolti hanno, del resto, affossato nell'arco di una manciata di settimane e di sole quattro puntate tutto quanto il progetto, senza nemmeno tener conto delle polemiche, forse a mente fredda un filo esagerate, circa alcune scelte comunque non proprio felici da parte degli sceneggiatori, come aver istituito giusto giusto a Napoli la sede di "Mafia International" oppure aver redarguito, Adrian, due ragazze per aver bevuto "qualche bicchierino di troppo" il che ha portato ad attirare le attenzioni di un paio di delinquenti.
Personalmente non le ho trovate così offensive dato che sono scelte che giocavano l'una con gli stereotipi e l'altra con un fraintendimento che si è voluto forse ostentatamente interpretare in senso negativo -probabilmente l'intenzione era di dire che l'alcool ottunde le capacità logiche ed è chiaro che se non sei persona lucida puoi rischiare di finire tra le grinfie dei malintenzionati, che è ben lungi dal dire che se bevi "te la cerchi".
Ecco, in questo credo si sia voluto vedere il marcio a tutti i costi.


Non resta che aspettare questa sera per scoprire che cosa la quinta puntata di Adrian La Serie Evento, avrà da riservarci.

giovedì 31 ottobre 2019

Fantasy News: la serie TV della Divina Commedia... sarà ambientata in America? WTF ?!?

Una Hollywood sempre più alla canna del gas produrrà, pare, una serie televisiva che curerà l'adattamento della nostra opera letteraria forse più famosa e bella: La Divina Commedia di Dante Alighieri: il tutto ambientato in una Los Angeles odierna, con una ventenne Dante donna, giovane e problematica e una madre con problemi di tossicodipendenza. Sconvolti? Sapeste io....




Che Hollywood avesse finito le idee lo andavo annunciando dal lontano 2010, e a più riprese, negli articoli che ho curato altrove, specie parlando del reboot di RoboCop (2014), di Total Recall (2012 con Colin Farrel), Biancaneve ed il Cacciatore e tanti altri, in cui ho descritto la metafora di Hollywood come intenta a respirare direttamente dalla canna del gas per suicidarsi.

Non fosse così, e non fosse probabilmente che ai piani alti delle produzioni certi progetti li si affidano a coloro che fanno abuso di sostanze stupefacenti, non si spiegherebbe il come sia possibile pensare di serializzare la Divina Commedia, una delle opere letterarie più importanti di tutti i tempi, portandola sul piccolo schermo attraverso una piattaforma di streaming.



Ora, intendiamoci: l'idea di fare una serie TV sulla Divina Commedia, rispecchiandone il tono linguistico aulico, affidando magari il tutto ad un qualche erede spirituale del compianto Enrico Carabelli, tipo Ivo de Palma, in grado di rendere un anime shonen come I Cavalieri dello Zodiaco un'opera culturalmente rilevante, non sarebbe da buttar via.
A patto di rendere le tematiche politiche che Dante affrontava nel corso del suo viaggio, coerenti con il gusto odierno senza tradirne la collocazione storica e a condizione di avere un budget sufficientemente alto da rendere scenografie, ambienti o CGI degni di questo nome, ne poteva venir fuori persino un qualcosa di originale, bello e interessante. 

Magari una prodotto alla History Channel, stile documentario con gli attori, ma ci siamo intesi.


Il punto è che se poi si decide, si perdoni il termine, di sputt di mandare tutto alla malora "modernizzando" la Divina Commedia, ambientando nella odierna Los Angeles le vicende di Dante, non più uomo di mezza età in quanto trentacinquenne ("Nel mezzo del cammin di nostra vita") ma una novella, giovane donna ventenne di nome Grace Dante - sul serio, che problemi mentali hanno in America? - che affronterà "la selva oscura" costituita da una vita difficile all'insegna del peccato e dalle difficoltà di seguire i problemi di sua madre, una tossicodipendente (?!?!) allora i casi sono due: o le droghe le regalano a piene mani ai Creator ed agli Sceneggiatori di queste porcherie, oppure hanno preso per sbaglio la sceneggiatura di O.C. o un altro teen drama da riadattare oggigiorno.
Perchè.
Non è.
Possibile.

Il vero Inferno sarà questa serie, fidatevi.



Sinossi: cosa sappiamo di Dante's Inferno?


Grace Dante, stando ai rumors, sarà appunto una ventenne con molti problemi, tra cui la già citata madre, un fratello disagiato e una vita complicata ed ardua nella Los Angeles meno piacevole che si possa immaginare, cruda, realistica, dura, sporca; questo fino a quando, all'improvviso, le cose non iniziano ad andare inspiegabilmente meglio: la sua carriera decolla, il lavoro inizia ad andare a gonfie vele, l'amore giunge ed è perfetto, il denaro non costituisce più un problema, tutto quanto sembra essere, quasi magicamente, come dovrebbe essere nei sogni della ventenne.
Questo però si rivela essere l'inizio di un nuovo incubo quando Grace scopre che l'artefice di tutto questo è il Diavolo stesso, per sconfiggere il quale ella dovrà attraversare l'Inferno stesso, sito comodamente proprio sotto Los Angeles.
Siete autorizzati a piangere.



Rinunciate all'idea di qualcosa di così culturale...

A leggere già queste poche informazioni, filtrate attraverso l’Hollywood Reporter che svelava il progetto del network Freeform, molti sono insorti sui social e si sono legittimamente arrabbiati: da chi chiede se sia possibile far causa all'America per cultural appropriation fino a chi semplicemente domanda come sia possibile affidare senza interferire il compito ad una emittente americana, anni luce distante dalla nostra cultura e, con un pizzico di presunzione, dalla cultura letteraria in genere.

L'adattamento sarà curato da Ethan Reiff & Cyrus Voris (Knightfall, una serie televisiva sui cavalieri templari), Nina Fiore e John Herrera (il pregevole The Handmaids Tale), Danielle Claman Gelber (nota per One Chicago) e lo Studio 71.

A questo punto, messe così le cose, l'adattamento della Divina Commedia ad un videogioco, Dante's Hell, in cui Dante è un cavaliere templare che lotta per strappare da Lucifero l'anima di Beatrice massacrando demoni e diavoli con una falce, il tutto calato in un beat'em up stile Devil May Cry, sembra a questo punto decisamente più coerente; videogioco dal quale è stato tratto anche un anime molto violento ma interessante che si può vedere in questo periodo su Amazon Prime Video.

... ma anche di qualcosa di così figo in quella serie TV.

Freeform Network, per chi non lo sapesse, è l'emittente che ha curato saghe appunto teen e familiari come Pretty Little Liars, che dopo un inizio interessante è andato parecchio alla deriva, Shadowshunter, State of Grace (daje...), Beautiful People, Guilt, Beyond, Cloak & Dagger e tante altre.


Che in America non sappiano trattare il nostro materiale, nemmeno se più semplice e leggero come può esserlo un fumetto, nel caso di Dylan Dog, è cosa arcinota, visto che il loro adattamento cinematografico del 2011 ancora mi procura voltastomaco; quindi, è legittimo domandarsi se non sia possibile intervenire personalmente, e non sto scherzando, da parte della politica italiana per evitare un simile scempio, una di quelle idee apparentemente folli che nessuno sano di mente sposerebbe.
Perchè pensare che La Divina Commedia, una delle opere più importanti di tutta la storia della letteratura mondiale, venga violentata in questo modo è forse una delle cose più aberranti che si siano viste negli ultimi tempi e dimostrazione che, a volercisi impegnare, non c'è limite al peggio.

Personalmente non sono mai stato portato a pensare che si debba giudicare qualcosa senza averla veduta, letta, udita, studiata, a seconda del media di cui si parla; ma reputo mi sia consentito giudicare a priori un'idea idiota, messa in scena secondo una storia ancora più idiota, semplicemente idiota.
Non resta che aspettare smentite o conferme: in tutto questo, l'unico Paradiso sarebbe scoprire che tutto questo fosse un gigantesco e in anticipo Pesce d'Aprile.
Ma siamo ad ottobre, oggi è 31, e c'è Halloween stasera: come vedete, c'è da aver paura fino alla morte.

mercoledì 30 ottobre 2019

Fantasy News: HBO cancella il prequel Bloodmoon ma annuncia House of the Dragon. Che caos!


La HBO ha comunicato di aver cancellato la serie televisiva prequel di Game of Thrones - che avrebbe visto anche la partecipazione di Naomi Watts tra i protagonisti e sviscerato le vicende che riguardano la prima Lunga Notte - ma ha annunciato che al contrario tutto è confermato per House of the Dragon, altro spin-off/prequel ambientato "solo" 300 anni prima, all'incirca, delle vicende narrate nella serie de Il Trono di Spade. 
Ma che succede ai piani alti? Come mai tanta confusione?




A quanto pare la HBO ha sempre nuove idee: molte, senz'altro, ma confuse. Dopo aver annunciato che avrebbe prodotto una serie spin-off/prequel che avrebbe mostrato le vicende che avevano condotto alla prima Lunga Notte, dopo aver invece bocciato l'idea che invece avrebbe fatto probabilmente assai più contenti i fan e non di narrare in una miniserie la cosiddetta "Ribellione di Re Robert" con il rapimento di Lyanna Stark perchè "poco interessante dato che tutto è già noto e svelato nei libri" (?!?!), in queste ore ha fatto marcia indietro circa il progetto del prequel sulla Long Night di fatto rinunciando anche ad impiegare una attrice famosa e di tutto rispetto come Naomi Watts, ma ha anche svelato che produrrà invece la saga, House of the Dragon, letteralmente La Casa(ta) del Drago, ambientata circa 300 anni prima delle vicende che abbiamo imparato ad amare ed odiare nella serie televisiva.


Avrei forse dovuto scrivere "nei libri", non fosse che la saga letteraria di George R.R. Martin è parcheggiata con le quattro frecce, motore scassato, senza benzina e con le ruote rubate ad un lato della strada chiamata "non so come proseguire la storia" da anni: per tanti, oramai, me compreso, la saga de Il Trono di Spade è quella della serie televisiva prodotta dalla HBO.
Ma di cosa parlerà, dunque, questa saga, sempre sperando che tra qualche mese il progetto non cambi di nuovo?






House of Dragon: cosa sappiamo.


Ambientata trecento anni prima delle vicende che porteranno alla grande guerra contro gli Estranei e la Approdo del Re conquistata e retta da Cercei Lannister, House of the Dragon presenterà la dinastia dei Targaryen e quindi i progenitori di personaggi come Jon/Aegon, Daenerys, Aerys Il Folle e gli altri che hanno legato una parte o tutto il loro fascino ai Draghi che erano parte integrante del loro casato.
Sappiamo anche che il duo di sceneggiatori David Benioff e DB Weiss non sarà coinvolto nel progetto: dopo aver annunciato inizialmente, a cavallo tra la sesta e l'ottava, ed ultima, stagione di Game of Thrones che sarebbero stati coinvolti nel progetto di rilancio di una nuova saga di Star Wars slegata dagli Skywalker con George Lucas, il duo ha invece siglato un accordo con Netflix di fatto abbandonando, al grido di "Il mio nome è Coerenza", il progetto. Difatti, recependo le stesse parole del duo di sceneggiatori:



In soldoni, è il caso di dirlo, Netflix ha pensato di accaparrarsi i due sceneggiatori che più l'hanno danneggiata nella corsa ai premi negli scorsi Emmy Awards e di sfruttare la curiosità, il "marchio" per così dire che accompagna questi due sceneggiatori.
Va detto che Benioff e Weiss finchè hanno avuto una traccia degli eventi di GoT grazie ai libri di Martin se la sono cavata in maniera a dir poco egregia, visto che la serie fino alla sesta stagione ha retto alla grande risultando decisamente avvincente, pur non essendo questa la sede per parlarne.



Tornando però alla serie House of the Dragon, essa verrà diretta dal regista Ryan Condal (noto per Colony, il più datato e tamarro Hercules-Il Guerriero con The Rock/Dwayne Johnson e il recente Rampage sempre con The Rock), il quale firmerà la sceneggiatura assieme allo stesso Martin: la serie, di circa dieci (10) episodi, narrerà le vicende della guerra civile che sconvolse la Casata Targaryen e, probabilmente, segnerà la sua caduta, spianando la strada a quegli eventi che vedranno unirsi quella nobile dinastia a Casa Stark.
Il tutto è basato sul libro Fire And Blood del 2019, il quale fungerà da "spina dorsale" per ulteriori vicende e sviluppi in modo, pare, da ricondurre queste vicende a quelle di The Dance of The Dragons.

Vi terremo aggiornati!

martedì 29 ottobre 2019

Parliamo di cose SerieTV - Hanna 1 stg - di David Farr, regia Sarah Adina Smith con Joel Kinnaman, Mireille Enos e Esme Creed-Miles





Bentornati a Parliamo di cose SerieTV, la rubrica col nome più semplice e meno complicato da ricordare del web (#credicidavvero). 
Quest'oggi si parla di Hanna, serie televisiva Amazon Prime Video che è stata messa a disposizione  per intero dallo scorso marzo e che rappresenta un differente sviluppo dell'omonimo film del 2011: sviluppo che si rivela essere peculiare, non solo per il cast differente - nel film figuravano Cate Blanchett (Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit, The Aviator, Elizabeth, The Danish Girl, Il curioso caso di Benjamin Button, Cindarella, Thor Ragnarok e dozzine di altri) ed Eric Bana (l'Hulk del 2008, The Castle/Il Castello, Black Hawk Down, Troy - in cui interpretava Ettore - The Dry e molti altri) quanto perchè ovviamente sfrutta il maggior minutaggio a disposizione per sviluppare i personaggi e i loro rapporti interpersonali: da quello padre-figlia tra i personaggi di Hanna ed Erik Heller a quello più peculiare che univa Heller stesso alla Wiegler, che era a capo del "progetto" Utrax.








Cast e ruoli
Il cast è composto da volti familiari ma non necessariamente di primissimo piano, com'è costume nelle serie televisive, oramai: Mireille Enos, nota per "Someone like You/Qualcuno come te", "Gangster Squad", "World War Z", "Devil's Knot" e "The Captive", per citare i principali film, interpreta Marissa Wiegler ruolo che nel film era stato affidato alla decisamente più famosa e indiscutibilmente più brava, Cate Blanchett, mentre Joel Kinnaman, già Alex Murphy nel RoboCop del 2014 (se ne parlava qui se foste cosi gentili da cliccarci sopra) ed interprete in Child 44, Suicide Squad e The Informer, e comprimario con la Blanchett nel film "The Killing", è Erik Heller, precedentemente interpretato da Eric Bana; quanto poi alla protagonista si è optato per la quasi esordiente Esme Creed-Miles che interpreta Hanna, ruolo coperto in precedenza da Saoirse Ronan: scrivo "quasi esordiente" sebbene la sua prima prova risalga al 2007 in Mister Lonely, seguito poi da un ruolo in Dark River e numerosi altri film indipendenti.
Nonostante questi confronti potrebbero sembrare impietosi, l'adattamento della serie televisiva regge abbastanza e gli attori, scelti per i vari ruoli, sono decisamente in parte e ben calibrati.
In particolare, la Esme è risultata veramente magistrale nell'interpretazione di Hanna, ruolo al quale si è preparata sottoponendosi ad un severo programma di allenamento alle arti marziali per sei ore al giorno per un mese e cercando di penetrare il più possibile nella psicologia del personaggio, offrendo una performance di gran pregio in cui non si dubita mai della genuinità delle emozioni che ella lascia trasparire, complice uno sguardo davvero espressivo e un volto particolarmente genuino: dove Saoirse Ronan ha fatto sicuramente un lavoro apprezzabile complice una fisicità ed uno sguardo particolarmente intensi, il maggior minutaggio, nonchè una sceneggiatura che ha permesso approfondimenti sociali e psicologici più frequenti e costanti, specie nelle parti in cui Hanna si relaziona ai suoi coetanei, hanno giovato maggiormente alla Esme ed il risultato è un personaggio sicuramente più complesso, scollegato maggiormente dalla realtà e con molte più sfaccettature di quelle che si potessero inserire o suggerire, semplicemente, nel film.


Joel Kinnaman è un Erik Heller con frequenti espressioni da pirla.

La differenza qualitativa, invece, l'hanno fatta la regia e la sceneggiatura per il film del 2011: Joe Wright e Seth Lochhead, non esattamente gli ultimi arrivati, hanno saputo reggere meglio il ritmo che, ben condensato nel minutaggio forzatamente limitato di un film, funziona decisamente in modo più efficace rispetto alla serie televisiva che giocoforza ha degli alti e bassi dovuti al fatto di dover, in soldoni, allungare il brodo spalmando su più di 360 minuti circa quanto mostrato nei 111 del film.
Ciò che forse è risultato ancora più apprezzabile, interpretazioni a parte, sono le location scelte per girare molti degli episodi: Ungheria, Slovacchia, Spagna e Regno Unito oltre che il porto di Almería e in quello di Estación Intermodal; e questo risulta ancora più piacevole perchè la regia e la fotografia riescono a calare lo spettatore nel meglio e nel peggio che queste città hanno da offrire, dando un taglio realistico e da spy story, un po' alla Nemico Pubblico, a questo prodotto.
Al contempo, tuttavia, si assiste a frequenti cambi che alle volte sfasano la percezione dello spettatore, "sbattendolo" da un lato all'altro del mondo senza alle volte riuscire ben a seguire il come ed il perchè accadano: non che la storia sia difficile da seguire, ma questo, mescolato ai frequenti flash-back, può costituire un senso di straniamento tale per cui alle volte ci si chiede se siano esigenze di reale natura registica e di sceneggiatura o solo esercizi di stile.

Esme Creed-Miles, la castana qui sopra, e Saoirse Ronan dai biondi capelli


Hanna: cosa mi ha convinto e cosa no ... e perchè guardarla comunque.

A voler fare per forza quelli che offrono un voto, la serie si attesta ad un sei e mezzo sette, giusto per dare pane ai troll che vedono un voto e si scagliano su di esso come un toro farebbe verso un drappo rosso.
Il punto è che la serie ha tante cose positive, ma anche diversi lati negativi: per cominciare, è molto lenta: questa è la principale critica che è stata mossa, e personalmente la condivido. Pur amando moltissimo i prodotti di questo genere che si prendono il proprio tempo legittimo per narrare una storia, qui lo sviluppo è molto discontinuo, altalenante - passando da momenti frenetici ad altri decisamente soporiferi- ma nel complesso poco sostenuto.
Le parti da "teen drama", quelle che vedono Hanna a contatto con i propri coetanei, in cui lo spettatore rimane attento pensando "chissà cosa succede, chissà cosa succede" sono, senza giri di parole, una palla pazzesca.
La estraneità di Hanna dalla società odierna e da come si comportano i suoi simili traspare molto poco, e questo dipende dalla scrittura del personaggio e non certo dalla interpretazione di Esme Creed-Miles che come detto merita diverse lodi: quanto si vede sposta di pochissimo la trama in avanti e si, cementa il rapporto di Hanna con una persona in particolare, ma in soldoni annoiano.

I due attori funzionano ottimamente, a dispetto di qualche mia battuta.

Il fascino di Hanna, di questa specie di Nikita in miniatura, risiede nel fatto che è stata allenata per tutta la vita, addestrata come si farebbe per forgiare una giovane spia - un qualcosa che richiama ai fan della Marvel la Vedova Nera e la famigerata Stanza Rossa anche se molto meno traumatica e orribile - risiede nel fatto che il suo potenziale non viene svelato, e ci si aspetta sempre che accada qualcosa di particolare.
Ma il problema è che arrivati a venti minuti dalla conclusione dell'ottavo, e per adesso ultimo, episodio, questo potenziale non si rivela mai.
Sappiamo che i bambini come lei erano stati sottoposti a esperimenti, ma a che pro? In cosa questa manipolazione genetica dovrebbe aver contribuito a creare dei supersoldati o qualcosa di simile?
In sostanza, quali capacità superiori sono state trasmesse ai giovani del progetto Utrax?
Tutto questo resta molto fumoso, poco approfondito e pur non desiderando spiegoni...  ammetto che qualcosa va dato, alla fine, allo spettatore, una qualche rivelazione va fatta per tenere il fiato sospeso e viva la curiosità sulla seconda stagione.
Nulla di questo accade, purtroppo, e la conclusione è davvero poco ricca di intensità: pathos ed azione quanto ne volete, ma sostanza, insomma, poca.
Si concludesse così, la serie, senza sapere che giungerà una seconda stagione, non avrei problemi a definire il tutto una grande delusione o, citando l'opera di Dickens, "Grandi Speranze".

Mireille Enos è una ottima Marissa Wiegler


Nonostante questo, la serie non viene da me bocciata sia perchè è intrattenimento spiccio, sia perchè è ben recitata, coreografata e ambientata in posti molto piacevoli da ammirare, calando il contesto in luoghi realistici.
E' una buona serie, con molti momenti alti e concitati e diversi altri parecchio lenti - ma magari sono gusti, eh - ma nel complesso è abbastanza valida e getta le basi per seguire la seconda che arriverà su Amazon Prime Video nel 2020

martedì 22 ottobre 2019

Fantasy News: Netflix vuole togliere la condivisione degli account ?!?! Maccheddavero?



Il colosso dello streaming legale pare abbia intenzione di rimuovere la condivisione dell'account tra più persone, proprio quello che era il punto di forza e, diciamolo, l'elemento appetitoso che invogliava a sottoscrivere un abbonamento mensile che, nella sua forma più efficiente e ottimizzata, comporta comunque un esborso notevole. Ma che senso ha questa manovra? E perchè?
Andiamolo a scoprire! (Immaginate la voce di Gerry Polemica)



guidaci, o Vate, nella ricerca della Verità

Netflix, arrivata in Italia nel 2015, è da allora il principale punto di riferimento per chi si è affacciato solo di recente alla realtà dello Streaming, scoprendo cosa significhi poter avere a disposizione un "palinsesto", una offerta ampia, in costante evoluzione, che garantisca accesso a contenuti in larga quantità e di alta qualità: non è un caso questa elisione, perchè si è parlato di recente di come il Capostipite stia venendo superato da altri competitors quali Amazon Prime Video su tutti, che offre moltissimi contenuti interessanti ad un prezzo decisamente più abbordabile; non è certamente un caso quello che ha spinto Netflix ad indebitarsi di altri DUE MILIARDI di dollari per produrre contenuti nuovi, considerando la tendenza che ha a tirare fino allo sfinimento serie ottime che però pur latitando vengono rinnovate per sfruttare il fandom consolidato: La Casa di Carta, arrivata alla 4° stagione e già rinnovata per la 5° ne è un esempio, ma anche Tredici/13 Reasons Why sono solo esempi famosi di serie tirate per le lunghe. I due miliardi famosi, per inciso, sono stati deliberati per la seconda volta nel 2019 segno che Netflix desidera crearsi già delle alternative e degli strumenti per evitare l'emorragia possibile di iscritti che è verosimile ci sarà quando le nuove piattaforme, tra cui Disney+ e Apple+ arriveranno concretamente sul mercato: non a caso, l'impensabile accordo tra il colosso e Sky per una partnership congiunta e un pacchetto che permetta con poca differenza di costo di sottoscrivere Netflix per i tesserati Sky e viceversa va letto e considerato un altro mezzo con cui solo unendoti ad un avversario puoi fronteggiare un nemico comune ed è anche per questo che sono stati di recente presentati pacchetti economici per vari paesi, come l'India, a tre euro al mese per i soli dispositivi mobili, e si sta pensando di fare lo stesso con altri paesi aventi economia similare.
Difatti, si legge "[...]because we think there are other markets which has [sic] similar conditions that make it likely that that's going to be successful for us there as well." (perché pensiamo che ci siano altri mercati che hanno [sic] condizioni simili che rendono probabile che avrà successo anche per noi.) (fonte: Androidpolice).





Ma come mai ora Netflix vuole ridurre o monitorare la condivisione degli account?
Sembra incredibile, ma Netflix si è accorto che FORSE, dato il costo non proprio a buon mercato per un pacchetto completo - circa 16 euro al mese, comunque assai meno di ciò che Sky costa oggi giorno ma una enormità se paragonato ad Amazon Prime Video (36 euro ANNUI compresi i servizi di spedizione di Amazon Prime), le persone hanno la tendenza a sottoscriverlo, si, ma a condividere l'account con altre persone di famiglia o fuori dalla famiglia: che stranezza, vero (potete immaginare un tono ironico e sarcastico insieme)?

La cosa bizzarra è che il metodo di penetrazione del mercato da parte di Netflix, prima Oltreoceano e poi qui da noi, era proprio quello di condividere l'account e dividere le spese, avendo così accesso ad una offerta piena e soddisfacente con un costo tutto sommato irrisorio.
Il punto è che però sfugge forse a Netflix che non tutti hanno sempre e comunque nel proprio nucleo familiare ben 4 teste/account da condividere: per gente normale che lavora è difficile che fuori di casa si possa utilizzare il proprio smartphone per seguire le serie preferite - certo, capita alle volte di vedere chi passeggia con la testa china sul telefono perchè segue un episodio rubando i minuti di visione tra una fermata del pullman ed i cento, centocinquanta metri che separano dal posto di lavoro; ma, restando nei grandi numeri, ecco, non capita spesso. 
Quindi, di solito uno o due account massimo, in una famiglia, bastano e avanzano.
Ciò spiega il perchè in tanti si trovino a condividere account e spese con amici o parenti fuori dal nucleo familiare che, invece, apparentemente per Netflix voleva essere il fulcro dell'offerta (forse Netflix ama la famiglia tradizionale?).
Tuttavia, laddove per una singola famiglia il costo di 16 euro può essere un problema, se sommato alle numerose altre spese presenti (o magari altre piattaforme di streaming presenti o future- di nuovo, Disney+), 4 euro a famiglia lo sono magari di meno se diviso con altri tre dispositivi o device di uso domestico in altrettanti nuclei familiari.
E non dimentichiamo che se per caso fosse necessario avere un quinto od un sesto account per altrettanti devices, ci si troverebbe a dover sottoscrivere una nuova offerta e questo farebbe levitare tantissimo i costi.
Va anche precisato che si parla sempre di flussi simultanei nel numero da 1 a 4, giusto per dire le cose come stanno.


In questo senso, Amazon Prime Video gioca su di un altro pianeta: non solo contenuti interessanti o comunque famosi - Fear The Walking Dead, The Widow, The Boys, The Terror, The Man in High Castle e dozzine di altri- ma un account libero di essere usato da chi vuole
Nonostante questo, paradossalmente, APV soffre meno il problema della condivisione "libertina" dell'account di Netflix: perchè? 
Perchè, semplicemente, essendo compreso anche l'abbonamento alle spedizioni Amazon Prime, ed impiegandolo le persone per i propri acquisti, con documenti finanziari di pagamento spesso già caricati e pronti all'utilizzo, la gente è meno propensa a condividere il proprio account con altri familiari, amici, terzi in genere. 

Certo che se poi i soldi si spendono per un adattamento italiano mediocre...


Ora: al di là del fatto che Netflix resta comunque una realtà consolidata e "sana", visto che ha registrato un boom di ricavi (1,47 dollari ad azione contro 1,04 stimati lo scorso mese) e che alcune delle sue serie sono capisaldi visti da decine di milioni di spettatori - una su tutte, Stranger Things, oltre 60 milioni di persone- e che resta da vedere come si svolgerà questa Guerra tra gli Streamers sempre più avvincente, è pur vero che il fenomeno della condivisione dell'account fuori dalla propria famiglia, vietato dalle norme contrattuali, è diventato per Hastings & Randolph, i due founder, un considerevole problema visto che più condivisioni significano, banalmente, molti meno ricavi ed anche un problema di immagine, all'alba della concorrenza da parte degli altri competitors già cità.
A leggere tra le parole nel comunicato, il cui video trovate qui sotto, la soluzione che Netflix vorrebbe adottare dovrebbe essere "friendly", amichevole, per gli utenti: l'idea è quella di controllare, probabilmente tramite IP, l'origine del flusso di dati di streaming e bloccare quelli che giungono da altre fonti, il che però potrebbe essere più facile a dirsi che a farsi.



E voi che ne pensate? E' una manovra giusta? E' qualcosa di sensato o rischia di diventare un boomerang che tornerà in faccia a Netflix causando una emorragia di abbonamenti?

lunedì 21 ottobre 2019

Clio, la Paladina di Lathander: come un personaggio inventato acquisisce vita...e voce.




Una prova splendida di doppiaggio data da una utente di una land online dove giocavo.
Ove l'utente si riconoscesse potrà sempre contattarmi ed inserirò il suo nome nei credits.
Il personaggio, una paladina di Lathander redenta dal male, era saffica: dolce, gentile, "un dolce sogno" come la definì una utente all'epoca e "un sogno proibito" per una player che la trovava davvero ben riuscita.
Inutile nascondere peraltro la mia soddisfazione in merito per aver dato vita ad una persona, più che un personaggio, in un grande mare di niente.
#lgbt #saffica #amore #dungeonsanddragons #paladina #lathander #giocodiruolo #doppiaggio #vocefemminile #clio #cliodilathander


Se fosse argomento di interesse potrei approfondire riportando il background ed aneddoti di interesse. 





Di seguito alcune immagini tratte dalla sua scheda di personaggio.
Come sempre le immagini sono dei rispettivi proprietari.


la modella Jenna Burnham fungeva da prestavolto... e prestacorpo