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venerdì 7 febbraio 2020

Perchè "Tolo Tolo" di Zalone è un grande bluff, anche se primo incasso della storia del cinema italiano (per il primo giorno)



Qualche tempo addietro, in questo articolo, avevo trattato la questione dell'allora prossima uscita del film di Checco Zalone, "Tolo Tolo" (qui le impressioni a caldo) lanciato con abilissima mossa di mercato tramite il video-traino musicale "Immigrato". 
In quella sede si accennava già alle prime polemiche che il video aveva suscitato, sinceramente apparse molto fuori contesto e anche un po' sciocche, a dimostrazione che sempre meno persone sanno trarre una cosa nel giusto contesto, guardandola in chiave oggettiva ma anche, appunto, contestuale.
Ora, se le critiche a Zalone circa l'essere un fautore di "porti chiusi" e di "aiutiamoli a casa loro" erano apparse davvero stupide, persino da parte di associazioni umanitarie che, appunto, sono composte da persone e non tutte sono sveglie, dall'altra era apparsa anche eccessiva la levata di scudi di chi invece eleggeva Luca Pasquale Medici - questo il suo nome - a simbolo della difesa dei diritti umani, "porti aperti" e fautore dell'immigrazione.
E, in questa paradossale dicotomia, c'è l'effettivo problema del cinema di Zalone, da ben pochi ravvisato- come ne parlo e ne parlo, moltissimi, specie qui in Puglia, lo adorano- che ora alla sua prima prova come regista, rischia di diventare finalmente palese: essere, bonariamente lo dico, un tipo di cinema paraculo. Efficace, ma paraculo: chiamiamolo però "formula Zalone".



Facendo una doverosa premessa ed un altrettanto necessario coming out, non ho mai apprezzato troppo i film di Zalone. 
Il suo giocare molto, forse troppo, sullo stereotipo di cui è portatore l'ha sicuramente consacrato come espressione di un certo tipo di cinema, confortante, "sicuro", piacevole e senza troppi pensieri (questa è la frase portante).
Un po' l'Aldo Baglio di Aldo Giovanni e Giacomo, un meridionale molto ignorante ma buono di cuore che trova sempre la strada alla fine, nella più confortante tradizione della commedia napoletana; un po' il Troisi di Puglia - si, è paragone per il quale mi vergogno, ma è per rendere l'idea - con un accento marcato, il personaggio tipico di Checco Zalone è oramai riconoscibile nelle sue varie incarnazioni: un personaggio nel quale però l'attore rischia di rimanere invischiato e incapace di uscire.
E già questo è un problema ma, a ben guardare, forse il minore.

Il secondo punto, quello per il quale non amo troppo i suoi film pur gustandomeli occasionalmente e trovandomi anche a ridere parecchio di alcune situazioni, battute e circostanze, è che il suo cinema è troppo legato alla sua, nostra, terra: per quanto certune vicende siano universali, è palese che chi è un pugliese soprattutto, o un meridionale in genere, rida, e si riconosca, maggiormente in esse rispetto una persona del nord Italia: e se questo è poco problematico se ti chiami, appunto, Massimo Troisi e hai con te Decaro e Arena, questa cosa invece diventa un filo più pericolosa a lungo andare perchè è un attimo a diventare esponente di un certo cinema di nicchia.
Tirando giù illustri esempi, Aldo Giovanni e Giacomo funzionavano perchè erano un trio, e per quanto rappresentassero un certo genere di stereotipo, pure erano persone che portavano sullo schermo una comicità genuina e riconoscibile in chiave grossomodo universale: AG&G funzionavano perchè tutte le cose che loro vivevano, erano distinguibili e riconoscibili in quanto capitavamo anche a noi, mostrando, più che rappresentando, i nostri problemi, gli amici, i casini, gli equivoci occasionali.
Con Zalone si ridacchia, ma certe cose se sei di Milano o Bergamo, semplicemente, non le capisci e non te le godi perchè egli tesse la sua comicità a doppio filo con la sua, nostra, terra.

Il terzo e più problematico dei punti è che la sua comicità è molto superficiale: è quella semplice semplice, confortante come ho scritto più in alto, quella che comunque si riesce a seguire in buona parte, che sembra sempre voler dar qualcosa in più senza potere, o possa senza volere. Una comicità spicciola, a buon mercato, che ti lascia le stesse sensazioni di quando magari da piccoli si giocava con qualcosa di poco impegnativo, tipo i soldatini di plastica, ma dove si perdevano le ore: ed un domani ti ricordi che era bello fare quel gioco, pur se non capisci perchè accidenti lo trovassi divertente o piacevole o ci dedicassi interi pomeriggi.
Ecco, la comicità di Zalone funziona così: non richiede impegno, non ha pretese, è un po' il Big Mac di McDonald che ti attira, ti soddisfa al momento e non ti sazia troppo pur lasciandoti un buon sapore; e magari per un po' non ne vuoi altra, perchè "basta così, grazie, però mi ricordo che mi è piaciuto, magari ne comprerò un altro tra un po' di tempo; si, non fa nulla, basta così per adesso."






Sarebbe tuttavia un errore enorme pensare la comicità di Zalone sia casuale o frutto di coincidenze: nulla è anzi lasciato al caso, perchè anche la semplicità richiede impegno, soprattutto quando devi parlare a tutti e devi riuscire, come di fatto riesci, a portare al cinema tutti, anche coloro che ne sono fruitori occasionali e che magari non alzerebbero il sedere nemmeno per vedersi un 50 Sfumature od un Transformers, per quanto massivi, o un film degli Avengersma un confortante Tolo Tolo si.
Checco Zalone è intelligente, null'affatto uno sprovveduto, anzi ha saputo leggere gli orientamenti del pubblico, proprio e non, ed è riuscito a sfruttare il tutto a livello programmatico ed efficace in questa formula.
Lo stesso video "Immigrato" è una genialata a livello di marketing.

E non c'è nulla di male a ridere "semplicemente", e a cercare qualcosa di familiare e confortante nel cinema: diamine, per decenni ci hanno ammorbato i Cinepanettoni con volgarità graduite, tradimenti, sederi al vento, rutti e altre amenità, un simile trapasso è solo positivo.

Questo lo preciso perchè non sono un detrattore di Checco Zalone: come scritto, ho apprezzato i suoi film pur senza ammazzarmi dalle risate. 
Ma, alt, appunto.

Tolo Tolo.


Una scena di Tolo Tolo di Checco Zalone (foto M.Raspante)

E' sulla bocca di tutti che Zalone abbia fatto, con questo film , numeri impressionanti (ha superato anche gli incassi de Il Re Leone, che ok era paracula anche quella porcheria in semi-quasi-live-action ma sempre de Il Re Leone si parla), che nessuno potrebbe spiegarsi se non con la "formula Zalone" di cui sopra.
Addirittura, "Tolo Tolo" è diventato il film con il maggiore incasso nella storia del cinema italiano per quanto riguarda il primo giorno di uscita (oltre otto milioni di euro per più di un milione di spettatori). Certo, ha leggerissimamente aiutato che, fiutando l'affare, molte sale abbiano programmato anche dieci, dodici proiezioni al giorno: un zinzino credo che la cosa abbia influito. Ma giusto un pochetto. 


ecco i due o tre spettacoli previsti per Tolo Tolo



Ora, senza voler fare i naif, i critici a tutti i costi, uno di quelli con la puzza sotto il naso che capisce di inquadrature e "grammatica della scrittura" del Cinema, se un domani un qualcuno di importante nell'ambiente, proveniente dall'estero, mi chiedesse di mostrargli il nostro film attualmente di maggior successo economico, io mi vergognerei un po' a mostrargli quest'ultima pellicola targata Checco Zalone e Paolo Virzì (si, c'è anche lui alla sceneggiatura: non so dove, esattamente, ma c'è): non perchè non sia un film impegnato, o perchè un brutto film, ma solo perchè non è il film che ci si aspetta incassi quello sproposito per resa registica, sceneggiatura, contesto, attori; perchè, e questa è la mia impressione, in futuro i numeri saranno ben differenti.

Chi è andato a vedere Tolo Tolo si aspettava qualcosa di, probabilmente, caustico, irriverente, un politicamente scorretto riguardo l'immigrazione che però, a causa della "formula Zalone", è qualcosa che non potrà mai esserci essendo lontano dal suo DNA: è una comicità rassicurante, la sua,  non può essere cruda, nè sofisticata come quella di Antonio Albanese che meriterebbe a mio giudizio molta più fortuna; oppure ci si aspettava il canonico film alla Zalone, in cui un ignorante meridionale truffaldino di buon cuore riesce poi ad integrarsi ed avere successo, e si è trovato qualcosa di differente, quasi rischiando di dover pensare, di dover usare il cervello un po' più dello standard, perchè quei problemi li, quelle situazioni li, sono quotidiane per noi che ne sentiamo parlare nei telegiornali, ma finchè non le proveremo sulla nostra pelle non esisteranno mai davvero.





Senza menarla troppo, la mia impressione è che stavolta Checco Zalone sia andato un po' fuori dal seminato, il che può essere positivo, ove il suo pubblico affezionato sappia reinventarsi e crescere un poco per seguire qualche tematica un po' più interessante, attuale, realistica e cruda, ma anche negativo , in grado di ritornargli in faccia come un boomerang, se chi è andato al cinema a vedere il classico film di Zalone e si attendeva semplicemente il classico film di Zalone poi non ha trovato il classico film di Zalone dove si ride, ma una pellicola in cui si ridacchia ogni tanto e si è costretti, sia pure poco poco, a pensare un po' a quelle persone li, e quelle vicende li, tra un Grande Fratello Vip ed un C'è Posta Per Te, trasmissioni che sempre ricordano il bisogno di tornare all'agricoltura ed alla pastorizia per tanti che vi partecipano. O le persone che le seguono. 

Non solo "Tolo Tolo" non è esattamente un cambiamento radicale nel modo di fare cinema di Checco Zalone, ma è anche un cambiamento blando, superficiale, perchè le tematiche e le situazioni sembrano solo accennate, come a dare un contentino a chi è altrettanto superficiale, che vuole pensare senza sforzarsi troppo, ma mai davvero approfondite.
Un cinema paraculo, si diceva, perchè è difficile pensare che Luca Pasquale Medici si sbottoni schierandosi verso un orientamento o l'altro, preferendo invece mettere alla berlina un po' tutto, bipartisan, per così dire.
E' un attore comico, ovviamente, non uno drammatico, quindi non ci attendeva questo... questo... cosa?
Questo, in ogni caso. Qualunque cosa esattamente sia.





E' un film caruccio, simpatico a tratti che ha il merito di mostrare situazioni anche spiacevoli ma senza il coraggio vero di osare.
La domanda è, semmai, se la prossima volta la gente si fiderà altrettanto ad occhi chiusi delle promesse e del nome di Zalone e andrà a vedere il successivo film sulla fiducia, senza discutere.
Io penso di no, perchè stavolta il passaparola non è esattamente positivo come in passato: nella mia opinione, il tipo di cinema di Checco Zalone ha una scadenza.
Ad oggi, 07 febbraio 2020, il film è lontano dall'aver conquistato i sessantacinque e oltre milioni di euro del suo maggior successo, Quo Vado, attestandosi sui quarantasei milioni circa.
Sicuramente ha macinato numeri spropositati anche con gli altri suoi film e ha fatto bene all'industria cinematografica perchè le sale ne hanno solo beneficiato: è solo che la gente si accorgerà presto che, probabilmente, a voler grattare bene, un poco più a fondo,  non c'è molto sotto la superficie.
La sua base di affezionati, la sua fan-base, Zalone non la perderà mai: ma è ben possibile che molti fruitori occasionali di cinema, quelli che come si scriveva più in alto magari vanno in sala sulla fiducia se si tratta di lui, in futuro non ripeteranno l'esperienza.
Anche il McDonald ogni tanto tira fuori qualcosa di nuovo per sapore e proposta pur offrendo sempre, alla fin fine, un panino sia pur con gusto e nomi differenti: il solito, rassicurante Big Mac c'è sempre, però.
Grazie me ne dia un altro, e me lo incarti, che me lo porto via.

martedì 21 gennaio 2020

Me contro Te, Sofì e Luì, "La Vendetta del Signor S": fenomenologia di un successo che mi preoccupa.


Da alcuni mesi, oramai, convivo in casa con due estranei: due ragazzi di circa venti, venticinque anni, che non parlano, gridano; non giocano, si muovono come dei tarantolati; non usano giochi veri e propri nè leggono libri famosi, ma si buttano in una piscina o si impiastricciano con lo slime; e non fanno giochi normali, ma preparano slime, fanno le challenge (perchè siamo anglofoni e chiamarle "sfide" o competizioni sembra una poveracciata, immagino), preparano slime, giocano con dei cani, vendono magliette a prezzi esorbitanti, preparano slime e occasionalmente fanno partecipare una bambina, la cuginetta di lei, ai video, vendono figurine avendo anche un proprio album dedicato, fanno slime, vendono i loro libri personali, fanno slime. E gridano. E ho già scritto che preparano slime? Si, ma con le cose più assurde in casa: data la ricetta base, ci si aggiunge un po' di tutto, dai trucchi ai colori specifici, glitter al cibo e altro ancora, e da preparare di notte, o in piscina o sott'acqua o come capita.
Oh, ognuno ha i suoi feticismi.


Il format di costoro si chiama "Me contro Te". Certo. Dopo "Maschi contro femmine" e "Femmine contro Maschi" semplifichiamoci la vita con qualcosa di più semplice: del resto, la testa dei bambini, oggi, è brodo primordiale, parrebbe brutto pensare a qualcosa di un filo più intelligente che possa formarli.


Sofi e Luì, ossia Sofia Scalìa e Luigi Calagna, dopo aver conquistato Youtube dove contano circa 4,5 di iscritti sul canale principale - e Yotobi, Victorlaszlo88 e Daniele Doesn't Matter muti, deficienti loro a sbattersi per creare un format interessante, bastava si mettessero a giocare con le zozzerie di casa per avere pubblico - hanno conquistato anche il salotto di casa mia e per ora solo uno dei miei due figli; speriamo almeno l'altra si salvi.
Questi due youtuber, dopo aver ottenuto anche la conduzione di uno show per bambini su Disney Channel, sono usciti il 17 gennaio al cinema con il film «Me contro Te il film - La vendetta del Signor S», film che ieri, 20 gennaio, mi è toccato sciropparmi: ma ne parleremo dopo.
Per chi fosse sano di mente, e non sapesse come me fino a due o tre mesi fa chi sia il Signor S, si tratta di un cattivo fittizio, immaginario, una sorta di arcinemico della coppia di ragazzi, che coppia lo sono anche per davvero, nella vita reale. E gli slime anche nella vita reale...? Non voglio saperlo. 


Praticamente gli eroi hanno nemici come Doctor Doom, Goblin, Joker, loro il Signor S: che per avere un nemico magari bastava tirare un sasso e pigliare il primo genitore medio, incazzato, che il nome ce lo metteva davvero. 
"La Vendetta del Signor L" suona anche meglio, e fa molto Death Note.


Io sono L: il vero nemico dietro il Signor S

Al netto della premessa scherzosa, che sia mai qualcuno si offenda, il duo di youtuber siciliani ha conquistato in alcuni anni un consenso e una notorietà sempre maggiori, e i bambini, forse per affinità intellettuale, gli sono andati via via dietro, donando a costoro il successo che, a mio modesto giudizio, andrebbe analizzato: di certo certi numeri non li fai per caso, ma il che sia un bene è altro discorso. 

Il loro format, per quanto alcuni siti che scrivono articoli con il copia-incolla reciproco si sforzino di definirli "adorabili perchè non c'è mai una volgarità o qualcosa di diseducativo" è cerebralmente e intellettualmente piatto, poco attraente e in grado solo di far venire voglia ai bambini di procacciarsi materiale dei loro beniamini: basta farsi un giro sul loro shop, dove tutto è colorato, luminoso, affascinante e con due bei cagnolini in furbesca vista perchè, si sa, i bambini stravedono per i cani specie piccoli, che nella loro innocente ingenuità trovano coccolosi e amabili: dopo che, tuttavia, si fa mente locale si scopre che delle felpe terrificanti vengono vendute a 39,90 euro, la felpa "college blue" che usa talvolta Luì addirittura a 49,90 euro e i popsocket, una cinesata inutile che serve a tenere su lo smartphone, quasi 10 euro.
Il fatto che poi questi due non parlino, ma gridino, andrebbe anche bene se fosse una festicciola con tanto di animatore, ma ascoltati più volte al giorno, e spesso a parlare a vanvera di cose assolutamente strambe, fa riflettere sulla qualità dell'intrattenimento.
Si dirà che è colpa del genitore medio che non si cura delle cose che fa vedere ai bambini: corretto, non fosse che i format sono orribili oggigiorno, ed i cartoni previsti tutti dotati di una trama lineare quanto una platessa, complicati quanto un puzzle a due pezzi. Ma se ne parlerà altrove in un Altroquando.


Alcuni esempi del merchandising e relativi costi


Giova ricordare che lo scrivente il proprio bambino interiore lo foraggia e fortifica da anni e che non ha mai rinunciato nè ai sogni, nè alla consapevolezza che i bambini debbano sognare.
Altrettanto giova ricordare che così tanti video con tanti product placement diventano martellanti e ovviamente hanno effetto sui bambini: dove linee di cartoni venivano lanciate per supportare linee di giocattoli, e si chiamava "pubblicità" , ora si assiste a video che sono si, per bambini, quindi sicuri, ma con una frequente incursione verso il "comprate le nostre magliette", "comprate i nostri libri" e, in generale, "comprate".
Per dare una idea, di recente sono stati ospiti di Mara Venier a Domenica In, ed è possibile che vengano invitati al Festival di Sanremo e, ovviamente, a Ballando Con Le Stelle: non dovrei nemmeno commentare quelle che sono palesemente bieche manovre con cui due trasmissioni alla canna del gas cercano disperatamente di prendere pubblico giovanissimo -e, con loro, rispettivi genitori - senza però avere la minima idea di quanto Youtube e la televisione siano agli antipodi: e finchè Youtube verrà vista come una goliardata, difficile pensare che la si prenda sul serio come piattaforma.
Quanto poi al resto, ho letto anche che il Moige li ha premiati per i valori educativi dei loro programmi.
Senza offesa per il Moige, ho imparato assai di più sulla educazione, sulle parole da usare e sul loro significato io con Bim Bum Bam che non un bambino da una qualsivoglia puntata dei Me contro Te.
E, del resto, stando anche fuori al cinema, non c'era un genitore che fosse uno, che li sopportasse.


Gioverebbe citare un passaggio di un episodio di South Park in cui i genitori di Stan si sforzano di capire che cosa ci trovino i bimbi nei Chimpokomon (Stagione 3 ep 10 "Una Moda Pericolosa"), chiaro riferimento alla moda dei Pokemon e, in generale, di tutto ciò che veniva dall'Oriente:

Randy: "Bè però non sono nè volgari nè violenti"
Sharon: "Si, ma è così tanto stupido, ed è anche peggio di qualsiasi volgarità e violenza per la mente di un bambino"
Ed io resto fermamente convinto che South Park parli una lingua estremamente attuale a dispetto di quanto possa apparire lungi dal politically correct, al punto che è difficile non trovarsi concordi con quanto ho appena citato.
Anni '80 significavano trash, anche programmi poco belli, ma c'era tanta attenzione alla qualità: un format come Ciao Ciao, Bim Bum Bam, Solletico o tanti altri col cavolo si potevano permettere di spacciare giocattoli e merchandising vario così alla leggera, ed il massimo era o il product placement di una Console- quindi non roba loro - come il Nintendo o un Mega Drive oppure le figurine.
Viste oggi, con gli occhi che possediamo, sembra davvero una poveracciata.
E resto dell'avviso che sia meglio un cartone violento, che un programma stupido. 
La violenza, se la conosci, se la vedi, arriva anche a disgustarti e giungi a ripudiarla: se tutto invece sembra un patinato mondo colorato alla "volemosebene", per me i bambini non impareranno nulla.

Andiamo avanti e proseguiamo con la storia recente.




Sabato 18, Cinema Galleria, Bari

Per pura casualità ho appreso tramite amica di famiglia, anch'ella con nipotina fan sfegatata di Luì e Sofì, che alle ore 15.00 i Me Contro Te sarebbero stati a Bari per presentare il loro film presso il Multisala Galleria.
Ora, dato che il cinema è ad un minuto da casa mia, e che dalla veranda posso persino vederne l'interno abitandoci accanto, ho accontentato mio figlio ed alle 1350, giusto per fare qualcosa, siamo andati a vedere "che aria tirasse". 
Bene, li c'erano almeno cinquanta, sessanta persone, di cui almeno la metà bambini tra i 3 e i 9 anni, in attesa. Con un freddo che non sto a descrivere, con tempo che minacciava pioggia, erano li: alcuni, mi ha detto una madre, da quasi un'ora. 
Facendola corta, riporto il bimbo a casa, pranziamo al volo in un quarto d'ora, e ritorniamo fuori al Cinema: numeri quasi raddoppiati di persone fuori e tutti al freddo, in attesa. 
Ore 14.30 circa, iniziano a far entrare le persone per la visione di Avengers Endgame intendevo Joker cioè volevo dire Her  "Me Contro Te La Vendetta del Signor S": molto umanamente, e c'è da dirlo, con cortesia, il personale del cinema spiega che nessuno di noi avrebbe potuto vedere i due youtuber, che non sarebbero entrati da li e che non avrebbero rilasciato intervista, foto, autografi ... tempo per i loro piccoli fan.
Li per li, sono stato lieto di andarmene: poi, mi sono un po' indignato.
Qui non parliamo di ragazzi, adolescenti, o adulti: parliamo di piccoli bambini che hanno sfidato un accidente di due ore di freddo in mezzo ad una strada per poter incontrare i loro beniamini, a ragione o torto.

So bene che queste cose sono programmate e non certo dal Dinamico Duo, che in questi casi ha una tabella di marcia e degli orari da rispettare, ma credo si possano fare delle eccezioni.
Credo. Non so.
Del resto, tornato a casa, ho avuto modo di vedere proprio loro due,  Luì e Sofì, che passavano tramite le scale antincendio all'esterno del cinema Galleria, usufruendo dell'altro ingresso (il cinema ha anche un'area destinata alle proiezioni estive all'aperto), cosa che indicava chiaramente che erano già all'interno per sponsorizzare gli spettacoli delle 14.45 e delle 15.00, gli unici, dato che erano poi attesi presso altri cinema, tra cui un altro multisala, lo Showville di Bari. 

Ed è qui che è successo un fatto increscioso, ma che ricorda le differenze tra personaggi pubblici un po' più positivi, mettiamola così, rispetto a chi fa questo mestiere per lucrare.





Presso l'altro cinema, dopo ore di attesa, anche li c'erano piccoli fan in attesa. Arrivati con un veicolo nero e vetri oscurati nemmeno fosse Barack Obama in visita, con servizio d'ordine annesso, sono scesi i due ragazzi, pochi saluti veloci e frettolosi, e poi, via dentro il cinema a reclamizzare il loro prodotto al pubblico in sala, quindi ai soli paganti, dunque meritevoli di attenzione, evidentemente.
All'uscita, non hanno dispensato nemmeno un attimo di attenzione ai piccoli fan - che, ripeto, erano al freddo da ore per vederli e speravano in chissà cosa -a cui costoro debbono il loro successo- e sono andati in auto: una mamma, spazientita, ha raggiunto la portiera dell'auto, aprendola, e ha apostrofato pesantemente i due, dicendo qualcosa tipo "Dovreste vergognarvi. Loro sono qui da ore per voi".


Ora, al netto delle maniere discutibili, dato un simile comportamento da parte di chicchessia è da censurare, perchè non è che una persona famosa diventa un oggetto a disposizione dei fan, specie se invadenti, giova ricordare ancora che i fan di questi due sono, soprattutto, dei piccoli fan: e stare a spiegare ad un bambino, dopo il martellamento costante de "venite a vedere il film" oppure "non siamo riusciti a far uscire il nostro video oggi perchè siamo alle prese con il film e siamo superemozionati", che non avrebbe potuto vedere i propri beniamini, salutarli, ringraziarli - quando dovrebbe essere il contrario - per il divertimento o solo gioire... non è facile per niente. 


Si tratta di quelle delusioni che ti restano dentro.
Inoltre, la differenza rispetto a ragazzi più maturi come Yotobi, Victorlaszlo88, Daniele Doesn'tMatter e dozzine e dozzine di altri, sta nel fatto che costoro sanno di dipendere dal proprio pubblico, e non perdono occasione per ringraziarlo: ammettono che spesso è difficile sfuggire alla notorietà ma anche se sono persone che viaggiano con numeri differenti, che sia una foto, un saluto, una occasionale stretta di mano, loro sanno come funziona e si fanno trovare pronti, ferma restando la necessaria educazione che un fan deve avere nel rapportarsi ai propri idoli.
I Me contro Te, evidentemente, questo non lo sanno ancora vivere bene: e questo traspare dal loro modo di fare video, dal loro modo di condurre il format, da questi episodi che ho vissuto in prima persona.
E dove abbiamo un Jhonny Depp che si traveste da Jack Sparrow per fare beneficenza o farsi il giro delle corsie degli ospedali per portare un po' di sorriso ai bambini più sfortunati... qui in Italia abbiamo loro due. 
Se può sembrare anche una affermazione troppo forte, è solo perchè molti influencer non realizzano che, ad un certo punto, per fortuna o purtroppo cessi d'essere "una persona" e diventi "di tutti": quindi si, come ti muovi e ti muovi puoi pestare una cacca e tutti badano a ciò che fai, come lo fai, quando lo fai.
Ci sarebbe poi anche un altro fatto, su cui non ho indagato molto per carenza di fonti attendibili, in cui parrebbe (condizionale d'obbligo) che una bambina disabile avesse voluto farsi autografare qualcosa non in linea con il loro merchandising e si sia vista rifiutare la cosa. Ma dato ci sono molte versioni di questa storia, e che, si torna a ripetere, personaggio pubblico non vuol dire una persona famosa debba essere a (totale) disposizione dei propri fan, andiamo oltre.
Tolti i sassolini dalle scarpe, quindi... sto benedetto film, com'è?






La Vendetta del Signor S: giudizio

Il film si presenta, per onestà intellettuale dei suoi stessi autori, diretto ad un target unicamente di bambini: e no, nemmeno tutti i bambini, ma specificamente ai fan, al Team Trote, come si chiamano coloro che seguono i Me Contro Te (Me Con Trote): Renato Zero, in un angolo, piange pensando ai propri Sorcini.

Tutto è molto cartoonesco, ma non sgradevole: e, sempre per onestà intellettuale, non è un brutto film.
La storia, banale e trita, è semplicemente questa: l'arcinemico del duo, il Signor S, rapisce Sofì e Luì e li sostituisce con due robot per sfruttare la loro fama di influencer mondiali e globali e convincere tutti i bambini del mondo a votare per lui, per il Signor S, come miglior influencer regalando anche uno slime che dapprima dona la gioia, poi la risucchia convogliandola in un'arma. 
Manco Austin Power con il Dottor Male.


Ciò premesso, sono rimasto colpito dalla fotografia, che mi ha ricordato un film ad alto budget come il primo Scooby Doo, quindi non esattamente un film nostrano, e così anche la regia, le inquadrature, tutto particolarmente... buono.
Non posso giudicare la storia in sè, la "crisi della coppia" che ha colpito i bambini in sala che ovviamente ignoravano la scontata riunione del duo alla fine, ma non ho trovato nulla di particolarmente criticabile nel film.
E' un prodotto commerciale ma anche un atto di amore, questo lo riconosco, per i fan dei Me Contro Te.
E dato sono oggettivo, ammetto che non è assolutamente la bruttura che immaginavo: la recitazione è anche migliore rispetto ai video che i due condividono, i personaggi secondari sono interpretati bene e hanno spazio, restando si, macchiette caricaturali, ma funzionano nella loro dimensione.
E le musiche strizzano parecchio gli occhi - anzi, le orecchie - a certe sonorità de Il Cavaliere Oscuro, al punto che è difficile pensare ad un semplice caso.
Tirando le somme, al film non posso muovere critiche: per quello che è, per come funziona, per come è confezionato, è anche meglio delle aspettative. 
Non è certo un film che un bambino non fan (esistono?) possa guardare con affetto superati gli otto o dieci anni, però funziona. 

Fonte: Bisceglielive.it

Un appello conclusivo al Dinamico Duo 


Premesso che dubito fortemente qualcuno dei miei dieci, venti lettori possa portare all'attenzione dei Me Contro Te queste righe, vorrei chiudere con un appello.


Cari Luì e Sofì, per quanto si dica che siate odiati dai genitori, in realtà, non è così.

Quello che si prova è un senso di insofferenza, ma non perchè siate brutte e cattive persone: non vi conosco, parlo al singolare, non so quasi nulla di voi circa la vostra vita privata e anche avendo letto qui e li alcuni accenni alle vostre preferenze, da un Green Day a Stranger Things, non ho la pretesa di conoscervi dal vero.
Nessuno vi conosce per davvero salvo, banalmente, i vostri amici, parenti, genitori. 
Quindi, nessuno può giudicare Luigi e Sofia, ma tutto si limita all'apparenza, ai vostri personaggi Luì e Sofì ed al format Me Contro Te.


Chiarito questo, qual'è dunque il problema?

Nessuno nega che facciate intrattenere i bambini: nessuno nega che non usiate volgarità, parolacce, contenuti diseducativi.
Però non c'è nulla di davvero educativo: solo divertirsi, giocare e dare - e questo lo giudico un po' più grave- il messaggio che la vita sia un accidente di gioco: perchè, banalmente, non siete un cartone o qualcosa che appaia falso, fittizio, siete due persone che sembrano anzi fin troppo vere, in carne ed ossa, che pure se "grandi" sembrano vivere una vita di mero divertimento e senza un solo pensiero per la testa.
E qui le cose si fanno complicate, se non più gravi, a mio modesto giudizio.

Voi non interpretate un personaggio fiabesco alla Melevisione, nè un paziente educatore per Dodò nell'Albero Azzurro.
Voi interpretate voi stessi, sempre.



Il fulcro è che, purtroppo, ora che macinate questi numeri, con apparizioni pubbliche e un film al cinema, dovreste fermarvi e riflettere: potete dare qualcosa di veramente educativo ai bambini? Potete insegnare non già solo a divertirsi, ma a fare qualcosa di costruttivo con gli altri, la bellezza di uscire e giocare con i propri amici, socializzare con i propri simili, rispettare davvero gli altri e in generale impegnarsi con gli altri?

Riuscite in qualche modo a insegnare che la vita non sono solo giochini e divertimento, perchè vedere due adulti che fanno certe cose banalmente alza le aspettative di bambini che non vorranno mai crescere circa il fatto che, un domani, potranno vivere all'apparenza non facendo una mazza tutto il giorno, ma solo giocando e divertendosi?
Lo so che non siete due pedagoghi e che, ovviamente, genitori siamo noi: a noi è demandata, giustamente, la totalità dell'educazione del o dei figli che abbiamo.
Anche se l'offerta di programmi disponibili non è che aiuti molto, va detto.
Ma dato che siete personaggi oramai stranoti, i concetti di "divertirsi con piccole cose" e cercare di trasmettere "piccoli valori positivi" forse non basta più anche perchè per quanto creare uno slime possa essere alla portata di tutti, non tutti hanno spazi grandi, vasche da impiastricciare, piscine e chissà cos'altro.
Anche i cartoni animati di oggi - rimarco, di oggi - trasmettono in modo superficiale che l'amicizia è la cosa più importante, aiutarsi e rispettarsi è fondamentale eccetera: ma, appunto, cambia il modo e la profondità di questi valori rispetto a produzioni del passato recente, pure di dieci anni fa.

E' anche possibile che si chieda troppo a due youtubers: nostra è la colpa di dare alle volte ai bambini per disperazione, per rubare almeno un'ora al giorno di pace, dispositivi smart o televisioni agganciati a YouTube e, di riflesso, a voi che siete tra le tendenze, i consigliati, ovunque.
Ma quando vedo un bambino che sogna un mondo patinato, fittizio e lo percepisce come reale e possibile solo perchè la vostra "quotidianità" sembra questa, mi allarmo perchè il filtro di un cartone animato, anche in CGI, c'è: si vede che è fittizio. 
Per i bambini, ciò che dite, ciò che fate, come vivete, è invece vero, attuale, possibile.

Non offrite un vero show per bambini come un Albero Azzurro, un BimBumBam: voi non "rappresentate", voi "vivete", voi "siete" questo.
E questo è per me terribile: non perchè non possano diventare youtuber anche loro, o trovarsi un lavoro che li faccia sentire per sempre bambini e divertiti, cosa che auguro a loro come voi stessi avete fatto e riuscite a fare perchè di certo non si macinano quei numeri senza un reale motivo, cosa di cui posso complimentarmi, ma perchè anche quando parlo con altri bambini, non dicono "voglio fare dei video divertenti", ma dicono che vogliono guardare come fate video divertenti.
Nessuno vuole impegnarsi nel gioco, preferiscono vedere chi gioca.
E' la stessa (il)logica di chi preferisce guardare gameplay di videogiochi anzichè giocare lui stesso.
E' un appiattimento quasi, un attendersi che altri si sbattano e si prendano l'impegno persino di giocare, e si voglia attendere la pappa pronta, guardando come e cosa fanno le altre persone.
Due domande me le farei.

venerdì 6 dicembre 2019

Fantasy News: Checco Zalone torna al cinema dal 1 gennaio 2020 ed è già tormentone! Ma che c'entra Adrian?

Con quello che sembra più un videoclip che un reale trailer - e forse è proprio così dato esso non svela quasi nulla della trama se non , forse, la tematica - Checco Zalone si presenta sul proprio canale di Youtube con un tormentone notevole. Ma che c'entra Adrian di Adriano Celentano? E Toto Cutugno? Vediamo un po'...





Tanto per cominciare, Checco Zalone è riuscito in questi anni a restare sostanzialmente bipartisan nelle tematiche sociali e abbastanza avulso da quelle politiche. 
Per quanto la comicità passi anche per la satira, questi tratti sono più marcati in un Antonio Albanese, per dire, che non nel comico che ha scoperto una notevole verve creativa e di funzionare abbastanza bene anche al cinema il quale, per questa specifica occasione, vestirà anche i panni di regista, al suo esordio.

Per chi non l'avesse ancora visto, ecco il trailer diffuso sul canale YouTube del comico che, a dirla tutta, è abbastanza piccolino, stranamente aggirandosi ad oggi su nemmeno 29.000 utenti .
Il film si intitolerà Tolo Tolo.



Come si può vedere e, soprattutto, ascoltare, la tematica trattata dovrebbe essere l'immigrazione, i porti chiusi, e una nemmeno velata presa per i fondelli a Salvini, contando che la posa assunta ad un certo punto da Zalone, sul balcone, ricordi sia l'ex Ministro dell'Interno che, a voler proprio fare i complottari, il Duce al minuto 2:30.
Certo, quel "prima l'italiano" è davvero rivelatore a dire poco, ma per chi ha orecchio è intanto difficile non scorgere le premesse per un insospettabile tormentone musicale che ricorda, nella vocalità ma anche nella composizione ritmica, tanto Adriano Celentano e Toto Cutugno, specie quando Celentano si rifaceva a Cutugno.
Di certo non manca una sorta di citazionismo spinto, ed il fatto che certe tematiche siano state affrontate con più sagacia in un video musicale di due minuti rispetto ad altre opere, tra cui Adrian stesso che pur abbracciando tematiche decisamente più ecologiste e politiche falliva in pieno nel tentativo di rendere coerenti e comprensibili i messaggi.
Le riprese sono state realizzate, per così dire, d'eccezione dato che il video è stato girato in diverse zone di Roma: tra di esse, anche il quartiere Bologna, nel caseggiato popolare che si è prestato quale set del film di Ettore Scola “Una giornata Particolare” con Marcello Mastroianni e Sofia Loren.

Per il poco che della trama potrebbe essere trapelato, ammesso però siano notizie attendibili, Checco dovrebbe interpretare come al solito sè stesso in qualità di un cantante neomelodico che, in compagnia di un carabiniere, fugge finendo in Africa.
Non è noto nemmeno se le comparse che si sono avvicendate nel video appariranno nell'effettivo film: tra coloro che lamentano un approccio "populista" di Zalone al problema immigrazione, a coloro che invece giudicano positivamente una svolta decisa - c'è chi definisce legata al PD questo genere di impostazione - il semplice video ha spaccato già e suscitato curiosità. Non resta, dunque, che attendere l'arrivo del film nelle sale: nel frattempo, il primo fenomeno di "presa in giro" del nuovo anno è già stato aggiudicato da Tolo Tolo.