martedì 9 aprile 2024

VistoIeri: Marcie - Una detective Fuori Controllo

 

Mancava da tempo, su questi lidi, una bella recensione old school su un film che mi facesse uscire di testae tirare giù Santi, Grandi Antichi, Valar e così via.

In questo periodo ho potuto rivedere, o vedere per la prima volta, diversi prodotti che meriterebbero un ghigno o una simpatica stroncatura: film dal taglio televisivo alla "ti ho scartato da CSI/Magnum PI/Perry Mason", oppure con personaggi scritti così male che inizi a tifare per gli antagonisti pregando che il o la protagonista muoia. Malissimo, possibilmente. 

E questo Marcie- una detective fuori controllo, è curiosamente entrambe le cose ed offre un titolo, nell'adattamento italiano, particolarmente onesto e veritiero, incarnando alla perfezione ciò che è la protagonista, ossia un pericolo pubblico, un qualcuno di fuori controllo perchè in preda agli ormoni e in grado di ragionare con la stessa lucidità di un pesce rosso che si nutra dei resti di qualche suo ex compagno di boccia. 

Titolo originale, Out of Control: sempre meglio

Disponibile su Prime Video e prodotta dalla Incendo Production, che sospetto si sia data questo nome per le pellicole da dare alle fiamme per un atto di clemenza, Marcie è questa aspirante detective giovane, bionda, truccata e perfetta anche alle tre di notte, s-vestita rigorosamente da catalogo Victoria Secrets, quando viene destata per partecipare alla scoperta del cadavere di uno spacciatore di droga. Perchè SI, un medico forense aspirante detective di presunti venticinque, ventotto anni, giovane e appena trasferita nel Dipartimento è la prima persona che chiami ad intervenire sul campo. 

Chi non ha colleghi di accademia simili?

Interpretata, si perdoni il termine, da Laura Vandervoort, apparsa anche in Smallville, Saw Legacy, Ted e in qualche altra pellicola, Marcie è la protagonista, archetipo classico di un certo modo di scrivere i personaggi femminili per alcune produzioni fine anni 90 primi 2000: testarde come muli, stupide come muli, fermamente inamovibili come muli anche quando il mondo intero ti dice che forse, forse, stai prendendo un granchio; un personaggio femminile così indipendente, così caparbio, così diffidente e restia a legarsi agli uomini perchè non ha ancora trovato quello giusto, che ci impiega addirittura quaranta minuti di film (su un'ora e mezza) a buttarsi tra le braccia di quello sbagliato. Perchè SI, se sei indipendente e non trovi la persona giusta in quanto selettiva ed esigente, è esattamente quello che mi aspetto da un personaggio così descritto a parole, ma che nella pratica fa tutt'altro. 

Chris Kramer in versione Christian Bale dei poveri

"Quello sbagliato", per la cronaca, è interpretato da Chris Kramer, qui in versione "ho visto Christian Bale e desidero assomigliargli": un personaggio intelligente nonostante tutto, un poliziotto corrotto e bastardo che GIUSTAMENTE si approfitta del QI che non arriva a 65 della brillante patologa/medico forense aspirante detective, la "migliore del suo corso": pensa gli altri come stavano messi. 


Il compito del personaggio di Kramer, chiamato Gus Sutton, è quello di depistare tutti gli indizi e le prove che rivelano la sua corruzione, e cercare di incastrare la sua ex partner di lavoro - e amante occasionale - Lisa Grant, persona con problemi di alcool e depressione a causa della morte del di lei marito. 


L'attrice quando ha scoperto in che film avrebbe dovuto
recitare: l'alcool è venuto dopo.

Ora, se il piano del cattivo è finanche condivisibile perchè intelligente, logico e credibile, la soluzione del capo della polizia che decide di affidare all'ultima arrivata, che non è nemmeno un agente operativo ma, di nuovo, una stracacchio di dottoressa forense, il compito di scoprire chi sia il "poliziotto corrotto" di cui sospetta l'esistenza, fa abbastanza ridere; e ciò vale ancora di più perchè la persona in questione, Marcie Cutler, si rivela dal primo minuto un due di picche, entrando come se nulla fosse in sala interrogatorio e torchiando un indiziato a cui tanto Lisa Grant che Gus Sutton avrebbero dovuto dedicarsi. Così, giusto per non farsi notare, per contravvenire all'avvertimento elargito al minuto uno del piano del capo della polizia, ossia di volare basso, non dare nell'occhio ed essere sostanzialmente una indagine non ufficiale quella che vede la novizia indagare sui suoi colleghi, Marcie pensa bene di torchiare il tizio che i due su cui doveva indagare, ripetiamo, avrebbero dovuto interrogare. Un genio. 

la tipica stazione di polizia nella fantasia di qualcuno

Non contenta, il capo della polizia, anch'ella una donna ben curata e in tiro della stazione di polizia più elegante ed ampia che abbia mai visto, conferma Marcie nel ruolo e decide anzi di affiancarla a Gus Sutton, che è evidente dal primo minuto la guardi come un cane che pregusta un osso.

E la donna tutta d'un pezzo, la migliore del suo corso e esigente in fatto di storie, ci casca rapidamente pur sapendo che c'è un qualche collega poliziotto corrotto, che non dovrebbe legare con nessuno li oltre un minimo sindacale e che quindi se qualcuno le si avvicina troppo potrebbe anche avere cattive intenzioni. Persino il pesce rosso di Marcie le sputerebbe in faccia, non fosse che è già immerso nell'acqua.

Non si riconosce il pesce tra i due, per il QI


Ora, non solo non giova che fin dalla prima scena si vede subito Gus far fuori uno spacciatore ed inseguire un altro criminale per ucciderlo solo perchè questi ha assistito alla esecuzione del detto spacciatore, per la serie pathos e sorpresa zero, ma nemmeno il fatto che la stazione di polizia abbia tante comparse ma solo due personaggi che hanno qualche linea di dialogo o un po' di importanza. Una, e non è una battuta, è la donna delle pulizie che trova una bottiglia di vodka nel cestino di Lisa - e qui un applauso al Capo della Polizia che non si interroga su quale persona pur con dei problemi di alcolismo sia così deficiente da lasciare una simile prova nel cestino dei rifiuti sotto la propria scrivania; l'altra persona è il collega di Marcie della scientifica che vanta anche lui una cotta notevole per la brillante, si fa per dire, aspirante detective. 
In sostanza, sorprese zero, non fosse per la protagonista che, sia pur in negativo, riesce a sorprendere lo spettatore non imbroccando una deduzione che sia una.

Il contraltare di Marcie, curiosamente, non è Gus Sutton, bello e corrotto, quanto il padre di Marcie, Mike, ex detective in pensione, che funge da voce della ragione e urla dello spettatore quando rimprovera la figlia di essere, sostanzialmente, una deficiente: egli ha infatti avuto Lisa Grant come propria allieva, e sa che mai e poi mai lei avrebbe fatto...ecco, le solite cose.

Immaginiamo il dramma di quest'uomo

La faccia che fa Mike quando parla con la figlia, qui interpretato da Francis X. McCarthy, contiene da sola ogni imprecazione verso la bionda aspirante detective: non a caso è presso l'ex istruttore che Lisa si rifugerà quando tutti le daranno la caccia, e sarà sempre il padre di Marcie a far aprire gli occhi a quell'impedita della figlia sul fatto che tutte queste prove sembrino non solo costruite, ma difettare di una cosuccia chiamata "movente" che, se speri di diventare una detective, dovresti come minimo tenere presente.


Chiamalo stronzo

Gus Sutton si rivela un cattivo per cui tifare, ad un certo punto, perchè fa sempre le mosse giuste: prima mette una contro l'altra le due donne, sfruttandone debolezze e gelosie, poi irretisce la deficiente aspirante detective bionda raccontandole una lacrimevole storia di un amore finito che l'ha portato ad abbandonare il precedente dipartimento e riesce persino, una volta sedotta Marcie, a leggerle il telefono con lei nell'altro ambiente in uno straaccidenti open space con la scusa di prepararle la colazione; a ripensarci, non si capisce nemmeno che cosa trovi di importante nel telefono di lei, che giustamente e ovviamente non è protetto da password pur se è cosa che già io facevo dal 1998, mentre una aspirante detective no. Addirittura, le piazza una cimice in casa per ascoltare le sue conversazioni ed il tentativo di Lisa di discolparsi e indurre Marcie a riflettere sul fatto che Gus di punto in bianco sta facendo di tutto per metterla in cattiva luce; cimice che è solo per un caso, ossia essere una impedita deficiente, che Marcie scopre, facendo cadere il lume che ha in casa con una scena così poco naturale e forzata che secondo me hanno tagliato le bestemmie del regista in sottofondo. 

vista in movimento è molto peggio

Sempre nel novero delle prove idiote che però intelligentemente Gus Sutton crea per colpevolizzare Lisa, questi riesce ad accedere al computer della ex collega ed amante, computer che si trova NELL'UFFICIO DELLA FOTTUTA STAZIONE DI POLIZIA e da li far credere che la donna abbia avuto ingenti perdite avendo pure il vizio del gioco. Non si sa esattamente come, collegandosi ad un computer di lavoro che ci si aspetta protetto anche qui da una cosetta chiamata password, si possa creare tutta questa sequela di prove picchiettando sui tasti per, cronometrati, meno di trenta secondi, senza una inquadratura o qualche indizio che riveli che Sutton sia un genio dell'informatica o almeno abbia creato delle prove finte ALTROVE che ora sta in qualche modo ricollegando al terminale di Lisa.

Forse ci sto pure perdendo troppo tempo, a s-parlare di questo film, che si conclude a tarallucci e vino, con Lisa che viene sparata in pieno petto da Gus ma, scherzone, aveva il giubbotto antiproiettile e Marcie che ha il suo momento di gloria disarmando il cattivo e prendendolo a calci nei Paesi Bassi perchè da sempre fa molto ridere e parità dei sessi prendere gli uomini a calci nelle parti intime.

Ah, ah, ah.


Marcie in cosplay di Dylan Dog e il Capo della Polizia

Tutto finisce bene, il padre di Marcie dimentica che la figlia fino a quel momento ha fatto solo cacchiate su cacchiate e ne approva le scelte (idiote) di vita, il Capo della Polizia, anch'ella donna in impeccabile tailleur reintegra Lisa che forse a questo punto potrebbe pure dare una ripassata al padre di Marcie che l'ha sempre difesa e protetta, essendo tra l'altro entrambi vedovi - non facciamo che la differenza d'età sia ancora un problema, suvvia - ed il cattivo finisce dietro le sbarre, con la brillante aspirante detective che si prende anche gioco del collega patologo invaghito di lei facendolo ingelosire con il pesce rosso che, diciamolo, è molto più sveglio di lei. 

Marcie è un film che pur uscito nel 2009, sembra vecchio ed appartenere al media televisivo di fine anni 90, come scrivevo in alto.
Tutto sembra suggerire un taglio da seconda serata di Rai 1 o da programmazione estiva alle 16-18 pomeridiane, quando va in onda la qualunque pur di riempire il palinsesto: solo che qui tutto risulta scontato, telefonato, un prodotto adatto a chi pur facendo bricolage in casa o stirando una camicia si possa permettere il lusso di perdere finanche cinque, dieci minuti di film senza aver in sostanza perso il filo della storia.

Ora, per quanto il cinema sia importante, e di film ce ne siano a migliaia, molti dei quali nemmeno mai scoperti, od uditi, questo è proprio il genere di film che riesce a rompere il patto di meraviglia tra lo spettatore ed il media utilizzato: è per film come questi che io e milioni di altre persone abbiamo scelto il web, abbracciando YouTube e le piattaforme di Streaming legale, disconoscendo invece la televisione che si concentra su prodotti che non sono buoni ma nemmeno così brutti da essere memorabili e sono, invece...anonimi. Sono li, da guardare come riempitivo, visti o meno non cambiano la vita e non lasciano il segno. 
Si tratta di puro intrattenimento, va bene, ma non ci vuole molto a scrivere dei personaggi migliori, con una Marcie realmente intelligente e astuta e un cattivo più sofisticato, in modo da rendere la battaglia tra i tre principali personaggi almeno più soddisfacente ed incerta: così com'è resta uno pseudopoliziesco in cui facendo esposizione si descrivono i personaggi che, tuttavia, non fanno mai nulla per essere simili a come sono, o dovrebbero esser stati, scritti.


- Lordgirsa-

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mercoledì 27 marzo 2024

Unboxing: Dragon Ball Anime Figures Son Goku + Freezer 23cm statue in Pvc

 

Per chi volesse procurarsi questa simpatica coppia di figures può trovarla ad un prezzo parecchio basso, con il 71% di sconto. E' sufficiente cliccare con eleganza qui.

Andiamo ad incominciare.




Ricevuto col solito pacco Aliexpress, di cui non posso lamentarmi visto che i tempi sono stati ampiamente rispettati e la qualità dell'imballaggio è sufficiente a tutelare anche la scatola che si può montare, la coppia di statue dal possibile bacio uomovirile è finalmente tra le mie mani.
Andiamo ad dargli una occhiata.





La confezione, una volta sbustata, rivela due sacchetti avvolti in un foglio con le bolle (il cd pluriball) ciascuno dei quali contiene due pezzi che compongono le statue: Goku con una cifosi gravissima 



e Freezer versione sbaciucchione, statue che una volta composte hanno questo simpatico aspetto.




Per quanto possano sembrare avere una postura ed un aspetto decisamente strani, il tutto serve a riprodurre la celebre posa tratta da una tavola del compianto Toriyama.



La coppia di statue, anche in questo caso vendute ad un prezzo ben più che ragionevole, è molto gradevole. Per chi magari ha il gusto di queste riproduzioni, ma non ha esattamente voglia di investire un rene in versioni iper-super-deluxe ultra rare e costose, queste riproduzioni sono davvero una manna dal cielo: sono ben dipinte, posabili e solide e, per fortuna, non rischiano di cadere quando si apre o si chiude un'anta dell'armadio dell'ufficio dove ora sono collocate. Una cosa che apprezzo, senz'altro.

Per quanto riguarda il design, l'ho trovato estremamente fedele a questa illustrazione che è sempre piaciuta dai tempi in cui Dragon Ball in Italia lo seguivamo in pochi e, per inciso, eravamo quelli "strani" che leggevano un manga, con impaginazione al contrario e che parlava di qualcosa che molti associavano all'infanzia vera e propria, ossia il ciclo di Goku bambino alla ricerca delle Sfere del Drago. 
L'unica cosa è che se si accostano un po' troppo queste statue accade che...

No Goku, fermo! Non si fa!


Vabbè, anche questo è amore.
Nota a margine, per quanto il post lo pubblichi oggi, il pacco mi è arrivato proprio il giorno in cui è stata resa pubblica la scomparsa dell'autore di Dragon Ball, l'otto marzo 2024: chiamatelo caso, chiamatelo Fato, per come la vedo io tutto accade sempre per un motivo. 

- Lordgirsa -

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sabato 9 marzo 2024

[Gdr - GiRSA] Approfondimento Incantesimi



Rieccoci qui a parlare di gdr e ad affrontare GiRSA, il sistema di gioco di ruolo de Il Signore degli Anelli e, nello specifico, di Spell Law, il manuale di estrazione Rolemaster compatibile con il sistema predetto.

In questo post vi condivido ben due video in cui affrontavo e svisceravo il sistema in questione: non è un mistero, credo, che per uno che porta il nickname di LordGIRSA Fantasy, GiRSA appunto è un gioco fondamentale per la propria soddisfazione, crescita, intrattenimento e crescita.

Potremmo senz'altro disquisire di gusti e fin li siamo tutti d'accordo: GiRSA di base e Rolemaster nello specifico sono sistemi particolarmente complessi e non facili da padroneggiare; alcune persone potranno eccepire che sicuramente non si tratta di giochi semplici, immediati e necessariamente piacevoli per tutti come un più comune Dungeons & Dragons potrebbe essere, non foss'altro per il fatto di essere un gioco più largamente diffuso e conosciuto, cosa che GiRSA/Merp (altro modo di chiamare quel gioco, ossia Middle Earth Role-playing), oppure un Vampiri, Werewolves o lo stesso Chthulhu in una delle sue ventordici incarnazioni.

L'uso inoltre del sistema d100, che richiama ad un'epoca lontana, perchè impiegato anche da Martelli da Guerra, Stormbringer e Druid su tutti, di certo non ha aiutato la diffusione di un gioco che però può vantare una ambientazione con un fascino che nessun altro può vantare, senza se e senza ma: l'ambientazione del mondo creato dal Prof. J.R.R. Tolkien, la Terra di Mezzo.

Andiamo a presentare il primo video che tratta l'argomento Magia:

Crediti: easternpeaches.wordpress.com

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sabato 2 marzo 2024

Unboxing: Dragon Ball Z Figure Son Goku SSJ4 PVC Action Figure

Qualche giorno fa ho pensato bene di procurarmi una statua di Dragon Ball di una delle versioni più fighe che in generale il brand ci abbia offerto in questi anni: il Goku Super Saiyan 4 direttamente da Dragon Ball GT!

Edit: per chi desidera procurarsela, può procedere all'acquisto cliccando qui.




Ora, si può pensare quel che si vuole di DB GT, tipo che resta poco attraente nel primo arco narrativo e che solo successivamente, grazie a Baby, alla saga di Super C17 e infine dei Draghi Malvagi - ottima idea, ma resa maluccio - si risolleva, ma nulla si può eccepire circa il SS4 di Goku e la sua intrinseca figosità. 


crediti dell'autore

Ordinato tramite Aliexpress, dove bene o male ogni ordine è un po' un terno al lotto ma che mi dona vibrazioni assai più positive di Temu, da cui non credo di avere intenzione di acquistare alcunchè, ho ricevuto il prodotto in circa tre settimane, in ottimo stato e decisamente con una certa soddisfazione.

Andiamo dunque a vedere come si presenta l'articolo!



La scatola è ben imballata ed il suo interno, che di seguito mostro, decisamente ben protetto





L'interno è perfettamente imballato e la sorpresa che ho avuto, dato non avevo letto che poche informazioni sul prodotto, è che questa statua si presenta come da assemblare.



Lacerata la plastica che si è rivelata una ottima protezione, la statua in PVC si presenta decisamente pesante in ogni suo pezzo, che qui di seguito vi mostro






La sculpt della statua è decisamente molto buona e nonostante qualche imperfezione nel colore - basta notare il polso- questo prodotto è veramente meritevole di un acquisto, specie una volta assemblato in tutto il suo peso e possanza.







E questo è quanto: trenta centimetri di dimensione artistica per una statua che a parte qualche difettuccio impercettibile costa veramente poco. 
Si ribadisce, nel caso fosse sfuggito come concetto: non è snodabile nè articolabile, è una statua pesante, solida, abbastanza coesa che vanta una altrettanto buona posabilità.
La trovate qui: io l'ho trovata a 15 euro scarsi rispetto al costo iniziale di circa 51 euro e per quello che vale la mia opinione è decisamente un ottimo acquisto.

- Lordgirsa- 

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martedì 6 febbraio 2024

City Hunter: in vista del ritorno al cinema di Ryo Saeba, facciamo un recap dei film animati dello Stallone di Shinjuku!

Dopo una pausa più o meno lunga dal grande schermo, dato che l'ultimo lungometraggio è datato 2019, Ryo Saeba, altrimenti detto City Hunter, torna al cinema: l'appuntamento è per i soli giorni 19, 20 e 21 febbraio 2024.
Personalmente, sarò presente tutti e tre i giorni in prima serata per seguire le avventure di Mr. Mokkori, figura che mi accompagna da quando avevo diciannove anni e che mi portava a ridere da solo, di sera, quando mi trovavo a leggere a letto il manga di City Hunter, con mia madre che, nell'altra stanza, si chiedeva che diamine avessi da ridere.




Creato dalla penna di Tsukasa Hojo, le cui matite ci hanno regalato anche Occhi di Gatto/Cat's Eye, Rash!!, Tra i raggi del Sole, Ciliegi in Fiore ed altri, Ryo Saeba resta nell'immaginario collettivo un personaggio sfaccettato, complesso, profondo, ironico, divertente e molto altro ancora.
Per quanto nessun prodotto animato, dalle serie televisive ai lungometraggi, dagli OAV agli speciali per la televisione, gli renda piena giustizia rispetto alla libertà espressiva del manga, City Hunter è ancora oggi, dopo quasi quarant'anni, in grado di sorprendere, divertire ed emozionare.
E ricordando sempre che Angel's Heart non esiste, e che quella tristezza di opera non l'ho mai letta.

Qualcuno mi tolga finanche il ricordo di Angel's Heart, per favore. 

La cosa che comunque fa piacere è che, pur a distanza di tanti anni, l'amore per questo personaggio non è scemato: è tra l'altro notizia che Netflix curerà un adattamento live action di City Hunter, in cui l'attore Ryōhei Suzuki interpreterà Ryo Saeba: a questo proposito ha dichiarato “Sono entusiasta di interpretare Ryo Saeba e sento una grande responsabilità nel interpretare questo amato e leggendario personaggio creato da Tsukasa Hojo. Non vedo l’ora che sia i fan esistenti che i nuovi arrivati ​​in tutto il mondo si innamorino di Ryo Saeba e delle sue avventure divertenti e ricche di azione nella Tokyo moderna”. 


Il dress code grossomodo è rispettato, di viso insomma...

Il passato di Ryo Saeba è sempre stato in parte avvolto nel mistero: mercenario, trovato ed adottato fin da bambino dall'uomo che in seguito egli considererà il proprio padre, su cui però preferisco non approfondire onde evitare spoiler di vario genere, il futuro sweeper migliore del mondo ha avuto esperienze terribili, che solo la dose di umorismo e ironia di cui è provvisto gli permette di affrontare; e quelle stesse caratteristiche sono il mezzo di cui lo stesso Hojo fa ampio uso per stemperare le tematiche che affronta nell'opera.

Droga, guerra, sacrificio, lutti, rinunce, sono tutte cose che normalmente rischierebbero di zavorrare un manga, e che difficilmente potrebbero trovar spazio in un manga di timo umoristico, eppure Hojo è riuscito a farlo, prendendo le prime misure su queste tematiche già ai tempi di Cat's Eye e raggiungendo il proprio apice proprio in City Hunter.


Sparatorie, belle donne ma c'è molto di più

Il prossimo lungometraggio, dunque, dal titolo rivelatore di City Hunter The Movie: Angel Dust, serba già alcune anticipazioni sulla trama per chi conosce l'opera di City Hunter e si presta ad essere probabilmente una delle trasposizioni più importanti e forse pesanti per le tematiche che andrà ad affrontare: proprio per questo invito tutti a recarsi al cinema per supportare questo genere di opere visto che già arrivano in Italia a spizzichi e bocconi, come per i film dello Studio Gibli, e per pochi giorni per volta. 

Per consentire di mettersi in pari a chi in questi anni può aver perso qualche capitolo della saga animata, un veloce recap di tutti i lungometraggi del nostro sweeper preferito.




Primo film cinematografico di City Hunter, tratta della eccellente violinista Nina Stemberg, amica di Maki Himuro, personaggio apparso già nel manga, e della ricerca del proprio padre. Partendo da un semplice medaglione e dal riserbo assoluto, se non manifesta ostilità del proprio nonno a parlare dell'argomento, il film mostra il meglio della saga di CH: tematiche adulte, dramma, divertimento e martellate. La risoluzione finale pur non essendo molto originale è particolarmente ispirata ed emozionante. 



OAV proiettato il 25 agosto 1990, un vero e proprio mediometraggio di 45 minuti, City Hunter : CBW come viene anche chiamato è decisamente intenso, veloce, ricco d'azione. Non c'è molto spazio per l'introspezione, per quanto la figura di Luna sia abbastanza drammatica, ma tutto scorre via in perfetto stile Trappola di Cristallo a cui chiaramente il film si rifà per un paio di scelte narrative e per l'omaggio/citazione al personaggio di Bruce Willis con il detective John McLane. Piacevole, ma aggiunge poco alla storia. In sostanza, un gruppo terroristico si impadronisce di un hotel futuristico per accedere al computer installato al suo interno.




Secondo OAV uscito anch'esso il 25 agosto 1990, sempre di 45 minuti, spesso abbreviato in City Hunter: M$P, si tratta del secondo prodotto che è veloce, dinamico e in sostanza poco ispirato. A differenza del precedente mostra una trama un po' più complessa e con un paio di soluzioni interessanti sebbene nulla di eclatante. In linea di massima l'ho preferito anche per l'idea del "complotto" che si nasconde dietro l'incarico che Emily O'Hara, bella ragazza americana, intende offrire a Ryo. 





Primo speciale per la TV della durata di 90 minuti, l'ho trovato abbastanza... noiosetto. Nessun reale colpo di scena, dato chi sia l'artefice del tradimento è abbastanza telefonato: i personaggi che appaiono sono bene o male gli stessi, le situazioni sono le medesime viste altre volte, la storia stessa sarebbe stata tutto sommato più facile da digerire se solo fosse stata sforbiciata di una buona ventina di minuti, mezz'ora. Diverse scene o inquadrature mi sono inoltre apparse riciclate dagli altri film citati qui.
In soldoni, carino ma non lo rivedrei.



Secondo speciale per la TV, anch'esso della durata di 90 minuti, soffre dello stesso problema del capitolo precedente Servizi Segreti, ossia una lunghezza forse eccessiva ed un mistero pressochè assente,  ma anche dei pregi dei capitoli CBW e M$P con molta azione, situazioni dinamiche e già un pathos maggiore. Ci sono anche quel paio di situazioni Ryo/Kaori che fanno ridere alquanto. L'unica perplessità è che il "cattivo" poteva e doveva essere approfondito molto di più dato che le sue motivazioni sono, se non proprio deboli, quantomeno poco chiare. Menzione d'onore, si fa per dire, per il transessuale Erika doppiata dalla pornostar Maurizia Paradiso. Lo scrivo perchè viene specificato essere una "partecipazione straordinaria", anche se me ne sfuggono le motivazioni. Evidenti omaggi a Speed ed altri film adrenalinici basati sulla velocità.




Ultimo speciale per la TV, nonchè l'unico vietato ai minori di 14 anni per violenza, humor e sconcezze verbali, l'ho trovato davvero scialbo per quanto qua e la alcuni lo reputino uno dei migliori: bho, de gustibus. Tanto per cominciare, le motivazioni dell'avversario sono pressochè ridicole: viene costruito un caos assurdo e una macchinazione ai danni di Ryo solo per costringerlo ad un duello finale. Sarà uno spoiler, forse, ma sinceramente quasi tutti nella serie cercano di affrontare City Hunter per accrescere fama e notorietà, quindi lo possiamo dare per acclarato come leit-motiv. 
Citazioni agli spaghetti western, a Nemico Pubblico ed ai film in cui c'è il canto del cigno di un uomo che, pur avendo tutto, non ha altro da perdere e cerca di trarre soddisfazione dalle proprie ultime occasioni di vivere la vita al massimo.
Strano a dirsi, qui Erika è stato affidato a Riccardo Peroni che ho trovato decisamente più adatto della Paradiso, non me si voglia, molto più in parte e spassoso.
Mi viene comunque da pensare che Ryo e le sue avventure funzionino meglio nell'equivalente televisivo dello "sketch", quindi mediometraggi o comunque episodi entro un'ora di durata.


Vantiamocene pure che resta solo tre giorni in sala...


Ultimo lungometraggio animato di Mr. Mokkori, in attesa di assistere ad Angel Dust, nel film distribuito col solito sistema criminale di soli tre giorni in croce, appaiono come fan service anche le tre Gatte, le originali Cat's Eye di Hojo che collaborano nell'equivalente di cinque, sei minuti di girato, con il nostro Ryo. Parlo di fan service dato non c'è un reale motivo per cui Ai, Hitomi e Rui appaiano nel film ma essendo una presenza per niente ingombrante fa comunque piacere rivederle, specie graficamente aggiornate. Piccolo easter egg, vedere Kaori ed Ai assieme che si lanciano con un paracadute aiuta a vedere quanto i due personaggi siano pressochè identitci, cosa peraltro già nota. Nel film una ex studentessa di medicina si rivolge a CH perchè seguita da alcuni individui. Niente di nuovo per l'antagonista, qualcosina che si smuove nel rapporto Ryo/Kaori mentre la dinamica dei due pare un po' poco sfruttata se non un zinzino invecchiata: un prodotto molto anni 90, insomma, che però soffre anche dei limiti di quel periodo. Le animazioni sono fluide ed i disegni buoni anche se molto, molto riconoscibili dato non c'è nessun tentativo di svecchiare l'opera, anche se questo è opinabile sia un bene od un male. Degna di nota è la colonna sonora, spece per il tema remixato di Cat's Eye che risuona quando le tre Gatte vanno all'azione. 

E con questo bene o male ci siamo: giusto per onore di cronaca segnalo che nel 1993 è uscito un live action su Prime Video con Jackie Chan nel ruolo di Ryo Saeba che non ho ancora avuto il coraggio di vedere e che si intitola proprio "City Hunter", e che in Francia l'aver tradotto/adattato Ryo Saeba in Nicky Larson è da denuncia. 
Lo dico perchè ci tengo a farlo presente: è quasi peggio della serie animata italiana dove veniva chiamato inizialmente "Hunter".

- Lordgirsa- 

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lunedì 29 gennaio 2024

[Riflessioni Fantasy] censura, cultura, incultura, modelli positivi a cui ispirarsi. Come siamo messi, oggi?

Il tema della censura, oggi, resta attuale? Ha senso discorrere di censura, in un contesto in cui si appare ugualmente liberi di scrivere qualsiasi corbelleria in giro senza conseguenze e allo stesso tempo ci si sente al contrario costretti a mantenere un certo rigore per timore di offendere chicchessia, disturbare, scontentare e trovarsi al centro di qualche shitstorm?


Si dice che spesso questo tema vada appaiato ad esigenze/necessità: alle volte queste sono animate da buone intenzioni, quali l'offrire sempre e comunque riconosciuti modelli “positivi”, educativi o almeno diseducativi e sbagliati (ossia si accetta di più che una cosa sia stupida che altrimenti risponda a quei canoni ritenuti non consoni); esempi in grado di plasmare e formare la conoscenza e una certa mentalità che a sua volta generi la propensione a sviluppare determinati gusti: semplificando, se si offrono modelli di un certo tipo da seguire, sarà facile che ad essi ci si conformi tanto e questo tanto per le proprie abitudini quanto per la forma mentis che si sviluppa e, di riflesso, nelle proprie preferenze.
A questo spesso serviva la censura che, obbedendo a queste logiche, come anche a quelle più grette del potere – ed era un caso abbastanza frequente – andava ad eliminare, semplicemente, l’ostacolo a questa formazione “sociale”: anche regimi totalitari sono passati attraverso queste scelte, laddove per con-vincere la società era necessario distruggere qualunque cosa creasse la possibilità di avere un pensiero autonomo, un libero pensiero, un pensiero diverso da una data globalità.

Fa sicuramente strano parlare di censura oggigiorno, nell’epoca di Internet e della massiccia diffusione dell’informazione – anzi, del vero e proprio bombardamento di informazione/i – in cui è molto più difficile segretare qualcosa che non condividerla a tappeto e sempre più spesso senza verificarne le fonti (e oltreoceano ultimamente lo sanno fin troppo bene) o, persino, se una data informazione o notizia sia... anche solo utile, interessante, importante o, sbilanciamoci, etica: è il caso recente di cronaca tutta nostrana di quella ristoratrice di Lodi, Giovanna Pedretti, che ha forse pubblicato ella stessa una recensione fake fortemente negativa nei toni e contenuti verso il proprio ristorante tramite un cliente/account fasullo con l'unico obiettivo di farsi un po' di pubblicità, portando alla ribalta il contenuto stesso della recensione in cui questo fantomatico cliente si lamentava non già della cucina ma di essere stato messo ad un tavolo accanto ad un disabile e due omosessuali. 
Per la serie "parlarne bene o parlarne male non importa, purchè se ne parli".

Ovviamente, su tematiche simili, gli sciacalli mediatici e non ci si sono buttati a pesce.
Il risultato è che dapprima giornali e testate che sulla carta dovrebbero essere responsabili e professionali si sono lanciati a capofitto sulla notizia;  poi, quando è emerso che FORSE la recensione fosse falsa e creata solo per farsi un po' di pubblicità gratuita, hanno pensato bene di portare ancora più attenzione sulla vicenda, così che i leoni da tastiera, gli inabili alla vita e la gente che non ha miglior costrutto nella vita che seguire certe trasmissioni spazzatura potessero dar vita ad una vera e propria gogna mediatica.
Il risultato? La donna, una lavoratrice onesta, non ha retto la sovraesposizione mediatica e, alla conoscenza fosse stata convocata - come da prassi - dai Carabinieri si è tolta la vita.
Chi paga, in questi casi? I giornalisti, pardon, GIORNALAI che pubblicano e condividono notizie senza attendibilità delle fonti prima o cercano lo scandalo a buon mercato dopo per alzare un po' gli antidiluviani indici d'ascolto televisivi delle solite trasmissioni spazzatura con opinionisti qualificati del discount o vendere qualche copia cartacea di quotidiani in più? Gli inabili alla vita, leoni da tastiera di cui sopra che nella vita reale non avrebbero probabilmente il coraggio di profferire mezza parola? La persona che per prima ha condiviso la notizia reputandola di qualche interesse nazionale, che proprio signora mia non si poteva star senza saperla, elevando il pettegolezzo di condominio a rilevanza globale?
Chi? Risposta, probabilmente nessuno, ché figurati se si riesce a far qualcosa di vagamente consono alla giustizia in questa nazione.

Ecco un caso in cui non si può nemmeno parlare di censura, ma di semplice rilevanza di un fatto, un aneddoto, del peso di un bruscolino nell'occhio e che provoca pari fastidio.

Tornando all'argomento, non sempre la censura è evidente e palese.
A volte è sottile
, a volte solo velata; e a volte, incredibile a dirsi, non è necessariamente da condannare.
Fermi, ritirate le camicie di forza: parliamone.
L’informazione, il sapere, la conoscenza, la cultura, devono essere liberi sempre e comunque.
Quello che però si è probabilmente perduto, in un momento storico nel quale tutti si sentono il diritto di condividere la propria opinione su tutto, con o senza cognizione di causa, è la capacità di saper selezionare e scindere quanto ci sia di buono e valido, da quanto ci sia di brutto e gretto e, per restare in tema, diseducativo.


Prendendo l’esempio di Game Of Thrones, e senza nasconderci dietro ad un dito, si ammette che non sia una serie destinata ad un pubblico di massa (pur essendolo diventata): non è decisamente una serie per educande ed anzi fino a che non è stata lentamente livellata in modo da coinvolgere necessariamente qualsiasi tipo di pubblico (diciamo le prime sei stagioni) è stata consapevole di spingere sugli aspetti più spesso gretti che nobili dell’animo umano, con crudezza di dialoghi, scene, personaggi: che poi il binomio violenza&sesso serva ad attirare maggiore attenzione e a ottenere ascolti e successo, è una scoperta vecchia come Noè; inoltre, che ci sia in televisione quanto ancora di peggio di GoT e assai più diseducativo perché calato non già in un contesto fantastico ancorché verosimile, bensì realistico come la vita di tutti i giorni (e ci sono fiction che giusto in questi giorni si concludono, alleluia!) non è una novità.
Si potrebbe fare l'esempio de Le Tre Rose di Eva, che magari pochi ricordano ma io ho vissuto come un diretto supplizio, si può rammentare Il Sangue e La Rosa, L'Onore ed il Rispetto e di tanto altro ciarpame che puntualmente viene prodotto in Italia: non si tratta di essere esterofili, quanto di capire che "serie tv" e "fiction" sono due cose ben diverse. 

Si potrebbe parlare dei "salotti televisivi" dove cariatidi e mummie assortite peggiori di quelle che si affrontano in Dungeons&Dragons si improvvisano "opinionisti" con la stessa sagacia e cultura della vita reale di quella di qualsiasi politico o personaggio pubblico che vive fuori dal mondo.
E viene da chiedersi chi abbia eletto questi iloti nostrani, che da venti o trent'anni affollano le televisioni e ancora non si rassegnano a levare le tende, ad atteggiarsi quali maestri di vita dotati di sagacia, perspicacia e mirabolanti capacità intellettive e cognitive .
Nonostante tuttavia si tratti di prodotti scadenti, che a mio giudizio affossano l'intelligenza della persona media ed il relativo senso critico, avrebbe senso "censurarle"?
Nonostante il cuore gridi "SI, cacchio", la mente replica "No". Stupida mente.

Se la gente chiede certe cose, se le persone desiderano assistere a certi spettacoli, è anche giusto che ci siano, per quanto un minimo di senso etico imporrebbe che l'offerta non segua sempre la domanda, dato che, abituarsi al pattume implica anche continuare a chiederne.
Ammettiamolo, questo sarebbe un salotto televisivo piu interessante


Viriamo ora verso l'aspetto letterario.
Di cosa parliamo esattamente? Di quella sottile linea di demarcazione (nemmeno tanto sottile, in realtà) che contraddistingue l’esistenza di ciò che può essere scelto quale puro intrattenimento, rispetto a ciò che è palesemente pericoloso o, peggio, dannoso per sé stessi, per la propria mente, per la propria cultura, per la propria visione della vita.
Estremismo? Allarmismo?
Personalmente, mi sono sempre limitiamo a condividere un pensiero, ma saranno come sempre l'eventuale confronto e riflessioni scaturite dal dialogo a suscitare il miglior brainstorming.
Prendiamo il fantasy classico relativamente recente: no, non Tolkien, Lewis, Brooks (che è parecchio più recente) o il fantastico/horrorifico/gotico Lovecraft; ci riferiamo a Weis & Hickmann (DragonlanceIl Ciclo di Darksword) e R.A Salvatore (La Saga di Drizzt do’Urden, La Saga di CadderlyLa Saga del Demone): in questi romanzi abbiamo conosciuto e imparato ad apprezzare personaggi come Raistlin, malvagio eppure umano e fallibile, determinato e ambizioso oltre ogni dire; Caramon, che rappresentava la saggezza dell’uomo semplice, che si accontenta di ciò che è e ciò che ha tra le mani; Kitiara, una donna con due attributi quadrati da far invidia ad un uomo, quel tipo di donna fantasy guerriera e generalessa che, nell’era recentemente passata, per fortuna, di “Nihal della Terra del Vento delle Ventidue volte che piange in 380 pagine”, nessuno sa nemmeno cosa siano; una Laurana, elfa, moglie, vedova, leader, che nonostante la bellezza ha il suo perché laddove una Soana a caso sarebbe da prendere a padellate in faccia; un Drizzt do’Urden che offre nobili principi, l’estensione della riflessione verso l’infinito miscelata al presente di amici di una vita e i dilemmi di rinnegare le proprie origini e il proprio popolo, ma non sé stesso.
Laurana: donna, elfa, moglie, madre, vedova e leader.
Ce ne fossero di personaggi così, oggigiorno.


Da questi esempi , che comunque sono di grande caratura, ne ricaviamo che buona parte della letteratura moderna, in chiave fantasy, dovrebbe venir filtrata con il passino del thè, quello a maglie strette: perché, con rispetto parlando verso romanzi che oggigiorno appaiono velati di romanticismo lontano, di nostalgico affetto,  relazionarsi con chi “mastica il fantasy” o “il fantasy lo scrive”  che non sa chi siano Sturm o Bruenor, Fistandantilus o Silvara, laddove al contrario conosce ogni cosa di Bella, Jack ed Edward o di Sennar e Nihal, fa abbastanza male al cuore e, per inciso, alla propria cultura personale.

Sì, cultura personale: i romanzi menzionati in alto – ma tanti altri si potrebbero citarne, anche di autori meno conosciuti o più vicini a noi nel tempo – sono scritti alle volte in maniera semplice, da far sorridere per la ingenuità che traspare nelle trame, nelle quali si respirano i primordi di D&D Scatola Rossa, eppure grondavano messaggi, poesia, significato e valori che non hanno paragoni in un decennio che ha visto molti miti, alle volte falsi, fiorire e parimenti esplodere senza lasciare traccia alcuna. 


Abbiamo certezza che anche una pretesa letteratura per bambini, che tale appariva nel suo primo libro “La Pietra Filosofale”, ha già consegnato Harry Potter alla storia di storie (perdonate l’allitterazione!) che serbano contenuti, valori ed effettive trame ben orchestrate mascherate da un linguaggio semplice, alle volte banale, che però ne accresceva il valore pedagogico, istruttivo e formativo, andando (perché no?) a insegnare davvero qualcosa di importante al pubblico piccolo o meno piccolo che la Rowling ha preso per mano e condotto pian piano alla crescita con tematiche importanti: per lo meno, si potrà ammettere senza dubbio che la generazione di ragazzi cresciuta con Harry Potter, con tematiche che andavano via via diventando più mature ed “adulte”, ha avuto la fortuna di poter contare su romanzi formativi che qualcosa avevano da dire (dedizione, sacrificio, amore, l’importanza delle scelte) di cui oggi ci si sente spaventosamente sprovvisti. Personalmente, sono un italianofilo (neologismo) convinto, e credo il made in Italy vada sempre difeso a spada tratta… salvo non poter chiudere entrambi gli occhi quando, magari, mi imbatto in opere quantomeno discutibili come stile, narrazione, linguaggio e trame: lì, subentra il mio cinico “è un fenomeno per bimbiminkia“, e mostro meno tolleranza di quanto pur si dovrebbe.
Uno dei casi più...casuali in Italia.

A questo punto, si potrebbe obbiettare che numerosi esempi di letteratura moderna corrispondono ai gusti dei lettori di oggi, perché è ad essi che ci si rivolge per soddisfarli e sono inseriti in un contesto diverso da quello degli anni ’80, degli anni ’90 e così via.
Vecchia e nuova è sempre la diatriba tra ciò che è meglio tra "quando ero piccolo io" e quello "oggi è tutto orrendo".
Si potrebbe obbiettare in effetti che ci sia un gusto di forzata nostalgia ad animarci (chi non ha mai sentito le liti che nascono dalla frase "che schifo i cartoni di oggi con Peppa Pig, noi avevamo le Tartarughe Ninja"?) eppure qualcosa qualcosa di vero c'è e deve esserci.
Prodotti quali Bing oppure Daniel Tiger, per fare due esempi in croce, sono senz'altro inoffensivi, ma non offrono crescita, quanto invece l'equivalente di un commento/cronaca di ciò che accade. Il fatto che ci siano apprezzabili, anche se piccoli, messaggi per i bambini, non è comunque cosa che necessariamente nobilita questi figli dell'animazione moderna, quando un cartone poco noto ma eccellente quale Bluey (lo trovate su Disney+ , Rai Play e su Youtube) riceve molta meno considerazione e approfondimento di quanto meriterebbe
Il perchè Bluey sia un cartone che merita di essere visto da tutti i genitori prima ancora che dai loro figli lo spiega in modo esauriente lo youtuber Eg151 in questo video
Faccio coming out: si, confesso, è vero: io sono tra coloro che giudicano il 90% dei prodotti animati odierni, per bambini, delle emerite ciofeche: tuttavia, a mia discolpa, le ho seguite, viste e analizzate TUTTE: e per quanto i ricordi di infanzia siano certamente alterati, e brilli per me assai più una serie come Il Mago Pancione o La Balena Giuseppina che un Daniel Tiger, Peppa Pig o, Gesù Santo, quella mezza scopiazzatura degli Addams che risponde al nome di Vampirina, pure non si può evitare di andare a fondo e, anche con l'occhio critico di un adulto, affermare che ci fosse tantissima scelta in più di prodotti animati e che si, al netto del pattume o di cartoni con un senso dell'umorismo a noi lontano, pure ci fosse tantissimo materiale di buona qualità, con una trama orizzontale ed una verticale che costringevano a seguire appassionatamente i vari episodi in sequenza, con tematiche meglio affrontate, che si trattasse di amicizia, rabbia, odio, amore sentimenti e, su qualsiasi cosa, IL CONFLITTO, che è l'unico elemento con cui un bambino può ragionevolmente crescere sotto tutti i punti di vista.



Ma sto divagando, e ci torneremo. 
Riprendendo il discorso precedente, siamo certi per davvero che determinati concetti, valori, immagini, figure e personaggi siano tramontati o non siano più attuali?
Siamo convinti che non ci sia altro che accettare l'appiattimento dei prodotti con cui crescere e nutrire menti e anime?
Siamo davvero certi che si possa rinunciare interamente a saper scegliere, indipendentemente dal tempo trascorso, letture istruttive e costruttive dovendosi  “accontentare” di pubblicazioni più recenti perché “Oh, signora mia, va taaaanto di moda tra i compagni di mio figlio che non potevo non comprarlo! Sì, l’ho letto un poco, ma è come Il Signore degli Anelli, no? Quello con elfi e maghi che danno in televisione e dura ore! Nooo, alla fine sempre quello è: maghi e mostri e qualche cattivo. Alla fine, è sempre lettura, fa sempre bene e non fa danni, non come la televisione, Signora mia!
NO! Non è questo e non è vero: se ci si abitua a cose di terz’ordine, che sia vestiario, cinema, letteratura, cibo, non si riuscirà a distinguere mai ciò che è davvero meritevole di essere letto, rispetto a ciò che pur intrattenendo non ha altre pretese, da ciò che è addirittura diseducativo perché, leggendolo, non solo si disimpara come si scrive correttamente ma anche si assimilano valori magari sbagliati. E per quanto leggere qualunque cosa, oggigiorno, persino una rivista porno, sia meglio che rintronarsi di reality show, di serie televisive in cui si de-cantano (nel senso di ubriachezza) storie e amori, corna e amori, tradimenti e amori, guerre ed amori, pure non significa dover leggere per forza qualsiasi cosa senza un minimo di senso critico, a voler essere buoni, o di amor proprio e rispetto per se stessi ed i propri gusti a voler essere cattivi.
Quindi, lasciate stare la rivista porno, su.
Certi valori, certi gusti, certe figure e certi esempi non possono e non devono passare di moda.
Tolkien scriveva “ le radici profonde non gelano”: chi la vuol capire, capisca.
 -Lordgirsa-