venerdì 24 luglio 2020

VistoIeri: La Creatura dei Ghiacci (2009) di Mark Lewis con Val Kilmer, Aaron Ashmore e Kyle Schmid


A #Vistoieri (mi raccomando a diffondere l'hashtag!) si parla di un film strano, abbastanza telefonato, non troppo noioso ma nemmeno così avvincente. Un film che visto la scorsa settimana, è già bello che dimenticato per tre quarti abbondanti.
Parliamo di La Creatura dei Ghiacci, un film il cui titolo spoilera praticamente tutto, anche se lo trovo stranamente più azzeccato dell'originale, The Thaw, ossia Il Disgelo.
Difatti per quanto l'adattamento del titolo in italiano sia, appunto, fin troppo rivelatore, ammetto che se avessi visto un film intitolato Il Disgelo mi sarei aspettato o un film catastrofale con inondazioni e tsunami, o un documentario di Discovery Channel.

La copertina ricorda VAGAMENTE The Thing


Nel cast abbiamo alcuni attori non esattamente di primo piano (e come ti sbagli) quali Aaron Ashmore (fratello del più famoso Shawn, l'Uomo Ghiaccio della saga degli X-men di Brian Singer, e interprete di La Sicurezza degli Oggetti, Veronica Mars, Smallville - li interpretava Jimmy Olsen) e Kyle Schmid (History of Violence è l'unico titolo di spicco che noto), entrambi canadesi, oltre ad un inedito Val Kilmer, unico attore di peso li nel mezzo, nel ruolo di... bho, professore s***zo, scienziato pazzo, futurista e martire pronto ad immolarsi per insegnare alla Popolazione mondiale come raggiungere la salvezza...vallo a capire, visto che le sue motivazioni non è che siano chiarissime.
Il regista, Mark A. Lewis, anche lui canadese, il che spiegherebbe anche la "poetica" delle inquadrature e delle locations scelte, è qui alla sua terza esperienza e non so se sia stato questo film ad azzoppargli la carriera oppure lui ad azzoppare il film: in ogni caso, anche in rete, ho trovato poco su di lui pur venendo menzionato nel catalogo Amazon Prime Video in molti film e serie.
Su IMDB viene accreditato come regista in cinque pellicole, tra cui questo The Thaw/La Creatura dei Ghiacci, ossia Ill Fated, Conversationt with the supplicant, The Age of Adulting (film e serie) di cui non conosco nemmeno mezzo titolo.

Val Kilmer telefona al suo agente per licenziarlo


Torniamo a questo filmone (ironia).
Film mezzo ecologista, mezzo di fantascienza, interamente fiacco e deludente con epilogo con telefonatissimo cliffhanger, la sceneggiatura è stata realizzata da Pipino Lo Svogliato e Andrè Nontengodinero, visto che le reazioni umane, come al solito, vengono bellamente sminchiate, un po' come da consuetudine per film di questo genere in cui ci si aspetta ci siano sempre persone che si caccino nei guai o ignorino le più elementari norme di sicurezza ed igiene oppure reagiscano alle emergenze in modo stupido o fuori di testa.
Il nome, The Thaw, ricorda per assonanza The Thing, ed è difficile non notare i tentativi (molto blandi e, appunto, di Pipino Lo Svogliato) di richiamare quella splendida pellicola di culto: luoghi isolatissimi, atmosfere innevate, una microsocietà che va allo sfascio, un pericolo globale, l'esigenza di evitare la diffusione di un contagio mondiale.
La trama del film è tutta qui, e riassumibile, cercando di non fare spoiler, in queste poche parole: il solito professore cui la comunità scientifica non darebbe mezzo euro di credito scopre una antica minaccia che ha provocato probabilmente anche la morte dei dinosauri, una minaccia che potrebbe ritornare a funestare la Terra a causa del riscaldamento globale che distrugge i ghiacci antichi che rinvengono dalle glaciazioni e che hanno bloccato all'epoca la suddetta minaccia in ibernazione.


Si, ci sono componenti horror, se non splatter


Nonostante un livello di recitazione decente (non mi stancherò mai di considerare Val Kilmer un buon interprete), e pur non essendo un film ad alto budget, stupisce sempre quando ci si imbatte in questi film che sono si, usciti undici anni fa, ma sono pur sempre del 2009, quindi anni ben successivi a quelli che ci hanno regalato un numero altissimo di pregevoli pellicole.
E, per quanto si dica spesso che le ultime trame originali le abbia impiegate Omero, pure si resta perplessi circa questo genere di prodotti. Come suggerivo per un altro film, capolavoro di #iosperiamochemelacavo, ossia 21-12-2012 La profezia dei Maya , è palese esista un pubblico, alle volte pagante, che segue questo genere di, si perdoni la parolaccia, film: pellicole senza speranza, senza appeal ma che intrattengono per il gusto di far passare un'ora, un'ora e mezza guardando qualcosa che non sia l'asfalto che si asciuga o una pianta crescere o semplicemente cadere la polvere; titoli che segui a tavola, a pranzo o a cena, d'estate, quando non c'è niente da guardare e puoi seguire come sottofondo, per compagnia, giusto per non cenare da solo.
Ecco, questa categoria, che potrei ribattezzare #moviealone, comprende anche questo film: alcuni debiti con Cabin Fever sono palesi tanto quanto quelli al già citato The Thing, ma, in generale, si sa esattamente cosa si verificherà scena dopo scena con un paio di eccezioni.
La prima è che comunque l'incertezza sul ruolo del personaggio di Val Kilmer getta una costante incognita sul cosa potrebbe accadere; seconda cosa, la violenza visiva, ai confini con lo splatter, può colpire un certo tipo di pubblico, che prontamente potrebbe cambiare canale, o mantenere viva l'attenzione di chi quel genere di pellicole invece lo ama.

L'espressione degli attori dopo aver letto il copione


Sia come sia, il film è bruttino, dimenticabile e assolutamente privo di mordente. Il che, considerando il tipo di minaccia e come si arriva a subirla, fa in effetti un po' ridere.
Per la cronaca, si può vedere ancora su Amazon Prime Video.








giovedì 7 maggio 2020

VistoIeri: The Recall - L'Invasione (2017) di Mauro Borrelli con Wesley Snipes, R.J Mitte e Jedidiah Goodacre

Dopo aver visto un po' di tutto, mi auguravo di incappare in un film di fantascienza, meglio se a tema abduction, quindi extraterrestri ed alieni, di buona fattura: ero anzi confortato dal fatto che nel cast ci fosse Wesley Snipes, un attore che mi ha sempre dato ottimi feel per quanto legato ad un periodo d'oro di fine 2000 e primo decennio successivo. Il suo Blade, in particolare, mi è sempre piaciuto tantissimo, e il fatto fosse anche la nemesi di Stallone in Demolition Man l'ha consacrato in un altro ruolo senz'altro sopra le righe, ma iconico.
A VistoIeri, dunque, si parla di The Recall, film del 2017 che ha ricevuto una discreta salva di commenti negativi, opinioni feroci e si è attirato un certo odio: andiamo a scoprire se si tratta di un caso meritato oppure se...no, è meritato ogni giudizio negativo, per quanto probabilmente ciascuno sia figlio di aspettative ed idee sbagliate.




Ora, il problema è che il tema degli alieni che ora aiutano ora sperimentano sugli umani, talvolta spingendo la vita ad evolversi, altre volte salvandola o solo cercando di colonizzarci è sicuramente abusatissimo. La Guerra dei Mondi (l'originale del '54 ed il remake più recente del 2005 di Spielberg con Tom Cruise), Segnali dal Futuro (con Nicholas Cage in un film curiosamente non di melma), Signs di M.N. Shamalayn che ha rappresentato sia un originale film per l'epoca quanto, una volta maturato il mio giudizio critico, una cocente delusione) sono solo esempi di un cinema che non ha mai tradito la funzione primigenia dello stesso ossia spettacolarizzare, raccontare, far sognare e, a tratti, traumatizzare. Ed anche qui accade, ma una volta tanto per più motivi e non tutti sbagliati: credo, almeno. In primis ecco il trailer, che parte come una commediola teen e poi diventa...altro.


Ora, di questo film, che tra l'altro è passato dalle reti locali in questi giorni - se non ricordo male, su Cielo, canale 26, preposto a film sci-fi di basso profilo tra cui il recentemente trattato qui "21-12-2012 La profezia dei Maya" (per traumi vari, cliccate qui) non ho molto da raccontare.
Parte da una potenziale premessa interessante, gli alieni che, si, danno un imput allo sviluppo umano, pescando a caso gli umani per farne esperimenti e, quindi, migliorarne il genoma e, as usual, conferire "capacità superiori", un po' come il passaggio dall'Homo Erectus all'Homo Sapiens, che nell'ottica di questo film significa dare poteri esp e sensi potenziati eccetera; tuttavia, in seguito, ma anche nel mezzo, il tutto viene condito dai tratti tipici di un thriller/survival horror che conduce i protagonisti, tutti o quasi giovani studenti anch'essi tipici e stereotipati dei teen movie, a venir braccati, separati ad uno ad uno, e feriti, uccisi o, peggio, catturati.
In tutto questo ha ruolo di antieroe e occasionale voce spiegona della trama che, di suo, si muove ben poco, il nostro amato Wesley Snipes: ex militare e precedente vittima di abduction, si è/è stato congedato dopo aver raccontato i sia pur frammentari ricordi della sua traumatica esperienza e, da allora, è vissuto come un reietto nel bosco in cui i protagonisti si recano per quella che appare all'inizio un semplice week end senza genitori. 
Ovviamente i ragazzi hanno anche la fortuna di rientrare in quel numero chiuso, anche se cospicuo, di persone prescelte dagli alieni per portare avanti i loro esperimenti: vedi che cu fortunata coincidenza.



Ora, il tono del film è molto discontinuo: la tensione presente non prepara alle scene disturbanti cui si assiste successivamente, e questo magari potrebbe confondere quei due o tre spettatori del film tra i quali, magari, c'è qualcuno che non si attendeva di vedere cose simili: corpi ibridati con tubi e cavi, uomini tenuti in vita ma praticamente "smontati", ricordando molto l'estetica cyberpunk che a tratti i manga di Mazinga, tra cui MazinSaga, possono aver fatto scuola.
Pur durando relativamente poco, circa dieci minuti se non meno, ammetto che nel mio caso si è trattato di un calcio nello stomaco: non che io sia facile da impressionare, pur non amando generi come splatter o slasher, ma è solo che quella deriva non me la attendevo dopo una prima parte tutto sommato noiosa, una più sostenuta anche se infarcita di spiegoni che spiegavano poco e, appunto, una parte finale con certe scene. E un epilogo che, in un certo senso, mi ha lasciato con diverse domande, visto che non ho inteso se si volesse lasciare un finale aperto, oppure gli sceneggiatori avessero esaurito la fantasia o, ancora, la produzione, invece, i soldi.

Sia come sia, è un film strano, con diverse cose per cui può essere consigliato sia pure come intrattenimento spiccio sia come qualcosa da evitare. Lo stesso fatto mi riesca a dilungare poco dipende dal fatto che, pur vistolo non molto tempo fa, le uniche cose che ricordo sono le scene forti ed una serie di situazioni/spiegazioni non del tutto chiare, che alimentano la convinzione il focus della pellicola fosse, in un certo senso, non stato determinato per bene, andando oltre La Guerra dei Mondi di Spielberg ma con, ovviamente, una sostanziale differenza di fondi che pur non penalizzando la pellicola - quel che c'è di effetti speciali è fatto molto bene - pure rende impietoso il paragone contando che questo film è uscito solo qualche anno fa a differenza dell'altro, ben più famoso, con Tom Cruise.

Ritornando quindi alle opinioni negative, per quanto, SI, sicuramente il film non offra molto di nuovo e, di nuovo, SI, non sia certamente reso o recitato bene, pure non è sicuramente brutto come lo si è dipinto: le interpretazioni sono valide, e la sensazione è che siano i personaggi ad essere scritti male, semmai, o per essere stereotipati.
Molto, rimarco, lo fa il tono discontinuo del film che abbraccia un po' tutti i generi del tipo ma senza spingere su nessuno di essi in particolare.
Survival? C'è.
Horror? C'è.
Teen movie? C'è.
Fantascienza? C'è.
E potrei continuare.
L'altra sensazione è che probabilmente un attore come Snipes, sicuramente alla ribalta alcuni anni fa ma ora in calo di presenze sul grande schermo, il suo personaggio e , complessivamente, il suo inserimento/ruolo nella storia abbiano giocato in sfavore della pellicola.
Per la serie, pur essendo bravo, potevano piazzarci chiunque altro, e non sarebbe cambiato nulla.


Per concludere, non è esattamente un film che rivedrei per quanto, in un certo qual modo, sono contento di aver visto almeno una volta.
Ora, perdonate, vado a preparare lo shotgun: magari saranno simpatici e coccolosi come ET ma nel mentre mi cautelo.


mercoledì 11 marzo 2020

VistoIeri: Cruel Jaws (1995) di William Snyder aka Bruno Mattei con D. Luther e G. Barnes Jr


Oggi, a VistoIeri, un bel film con uno squalo. Dove "bello" significa iper derivativo ai confini del plagio, dell'italianissimo Bruno Mattei che, per l'occasione, si è presentato quale regista sotto lo pseudonimo di William Snyder. Wikipedia recita "Dapprima montatore, esordì come regista nel 1970, specializzandosi poi in film a basso costo, spesso di genere horror, quasi sempre stroncati dalla critica." Oltre a vari film ammiccanti e softporno.
Quindi partiamo già BENISSIMO.
Ad onor del vero, Mattei, scomparso tra l'altro nel maggio del 2007, non mi era sconosciuto: avevo visto già Virus, diretto assieme a Claudio Fragasso - un nome una garanzia...al ribasso - il terrificante per i motivi sbagliati Zombi 3 - sempre con Fragasso, vedi il caso - e Terminator 2: no, non il film di Cameron, ma un film riciclone e scopiazzato da Aliens 2-Scontro finale più che dal film Terminator del 1984. Io, nella mia ingenuità, ho recuperato all'epoca prima questo Terminator 2, stupendomi del fatto che fosse ambientato a Venezia e ci fossero squadre tipo i marines spaziali di Aliens che cacciavano mostri mutanti e che ci fosse una macchina del tempo. 
Solo dopo un paio di giorni, parlando con gli amici in un'epoca pre-internet, scoprii che razza di porcheria avessi in realtà guardato. 


Ah, per la cronaca anche qui c'è Fragasso, stavolta come sceneggiatore, sotto lo pseudonimo di Clyde Anderson e il film stesso venne rimaneggiato diverse volte modificandone il titolo per evitare una PROBABILISSIMA accusa di plagio: Contaminator, Alienators, Shocking Dark tra gli altri.
Andiamo sempre meglio.

Con queste premesse, ovviamente, non potevo che aspettarmi un genuino plagio anche per questo Cruel Jaws che richiama grida al celebre film di Spielberg.

Ringrazio Amazon Prime Video che pare essersi abbonata alle produzioni terrificanti di questo genere, consigliandomele persino. Grazie, eh, APV. Bastarda.


Piccola divagazione: manca su questo blog, idea che coltivo da questa estate, un bel listone di film sugli squali, sia quelli da vedere perchè di culto, sia perchè pezzentissimi: una sconfinata lista di tesori, perle rare di bellezza dal celeberrimo capostipite di Spielberg, Jaws/Lo Squalo, film che per poco non indusse il famosissimo regista ad appendere il ciak al chiodo fino alle versioni discount come questo Cruel Jaws, che definire plagio è anche poco.
E poi, certo, la serie dei Two-, Three-,  Five- e ora anche il Six-Headed Shark, perchè dove uno squalo grande e grosso ma ordinario non basta, cosa c'è di meglio di ideare squali mutanti con due, tre, cinque o sei teste? 
Per fortuna però di questi si parlerà in un'altra occasione.


Pensa che fortuna dover parlare di sta serie di film. Ma chi se li guar...ah, si, io.



Film italo-statunitense che definire un plagio è anche poco già dai caratteri della locandina, Cruel Jaws parla di un grosso squalo tigre che semina il panico nei pressi di una località balneare, Hampton Bay, attaccando sommozzatori e bagnanti: tuttavia, le autorità locali minimizzano prima e scelgono di non intervenire poi data l'annuale competizione velica su cui gira l'economia della città o almeno una parte di essa. Per ovviare, verranno incaricati tre individui di fermare lo squalo o, meglio ancora, ucciderlo.
Ora, e' vero che fino agli anni 2000 certe cose erano gestite un po' come il Far West, ergo sui diritti, sui plagi specie di produzioni misconosciute e pezzentissime si era abbastanza flessibili, a seconda di come girasse il vento o l'umore o il rischio queste facessero dei veri soldi: è il caso del già citato Aliens 2 Sulla Terra (1980) che venne portato in tribunale proprio per il titolo che plagiava copiava violentava richiamava espressamente  l'originale film di R.Scott del 1979 e di certo non aveva niente a che spartite con il futuro Aliens 2 Scontro Finale di J. Cameron.


Però è pure vero che, in questo specifico caso, ogni cosa, dai font della locandina alla introduzione del film e dello squalo di notte, fino alla trama ed ai personaggi, è copiata all'inverosimile dal film di Spielberg ed è derivativa al 1000 per 1000.
Già la colonna sonora è qualcosa di totalmente fuori posto, al punto che mixa musica tecnologica con suoni elettronici ad altre sonorità plagiate da Star Wars, e non sto scherzando, rendendo il tutto decisamente sgradevole.
Si parlava di citazioni/plagi: anche qui abbiamo un poliziotto integerrimo chiamato amichevolmente "capo", che è palesemente un richiamo a Martin Brody, e si chiama Francis Martin (...), un tizio biondino che fa ricerche naturalistiche (Hooper), il dubbio che sia stata l'elica di un motoscafo a massacrare la prima vittima, un affarista interessato a non chiudere le spiagge, l'attacco ad una ragazza mentre è col fidanzato (così come per la prima vittima del film Lo Squalo, Chrissie/Christine Watkins), il delfinario come nel terzo capitolo della serie di Spielberg, la teoria della "territorialità", uno squalo pescato per errore convinti che sia quello "giusto", la proposta del tizio biondino di aprire la pancia a quello catturato per essere sicuri che sia lo squalo killer, fino ad interi dialoghi o frasi copiati. 

La locandina del film di Spielberg...

...e quella di Cruel Jaws. 



Il film ha un tenore più vicino all'horror, caro a Mattei, pure se nelle scene di azione non si capisce letteralmente un'acca sia perchè la macchina da presa sembra retta da uno che abbia i polsi rotti, sia perchè non si potevano usare veri squali nelle riprese nè costruirne uno; invece gli effetti speciali, ossia i corpi straziati, quando si vedono, sono realizzati abbastanza bene così come l'industria cinematografica italiana era abituata a fare. Sono presenti vari ammiccamenti softporn, anche questi tipici di Mattei e del cinema italiano di quell'epoca ma è così tanto forte la sensazione di essere di fronte ad un plagio/remake che tutto scorre via in modo lento, prevedibile, a tratti fastidioso specie perchè è già visto. Esplosione finale compresa.


Nel film sono inoltre presenti anche altre cose copiate, da intere sequenze prese senza permesso da film come Lo Squalo 1 , 2 e 3 oppure da L'Ultimo squalo dell'italiano Castellari e Deep Blood (questi due non li ho mai visti ma ho recuperato dei filmati in rete in cui si mettono a confronto proprio le scene, e sono proprio le stesse). Questo film è stato stroncato un po' ovunque, quando si sono peraltro accorti della sua esistenza, anche se ad ora è diventato una sorta di cult come tante pellicole pezzenti del passato. Anche nel mercato asiatico questo prodotto si è ritagliato una certa nicchia anche forse in più rispetto a noi, dato è stato presentato come Jaws 5- Cruel Jaws, quindi un seguito diretto dell'ultimo, orribile, Jaws 4 di Spielberg, quando oramai il franchise era andato a carte e quarantotto.







Difficile raccomandarne la visione: se si ama il genere, si accetta di assistere ad un film recitato come le produzioni scrause anni 70 e 80 tipiche del nostro cinema e di quello statunitense, che anche li non è che se la passassero tanto meglio, può anche valere una visione, e solo una. Se si vuole assistere ad un film totalmente plagiato per scoprire quali e quanti furti siano stati perpetrati a danno di altre pellicole di genere e non, merita tantissimo.
Altrimenti, si può lasciar perdere tranquillamente.

giovedì 27 febbraio 2020

Vistoieri: Absolon (2003) con Christopher Lambert, Kelly Brook, Ron Perlman e Roberta Angelica


E' sempre brutto quando si assiste ad un film in cui c'è Kelly Brooks e questa non si spogl... ah, siamo in linea? Siamo collegati?
Ehm.
Buongiorno, buon pomeriggio e buona sera.
Stavo dicendo che è sempre sgradevole quando bravi attori vengono sprecati in ruoli che non si confanno al loro talento. Si.

Vabbè torniamo seri.
Se la locandina vi ricorda qualcosa è solo perchè siete malpensanti.



Absolon, film di fantascienza, fantapolitica, a tempo perso thriller e distopico. 
Per inciso, va detto che la fantascienza è quella di domani, quindi niente auto volanti, armi futuristiche e la distopia, per modo di dire, riguarda solo il fatto che il Pianeta Terra è stato pervaso da un virus di qualche genere che ha spazzato via miliardi di persone e che ha infettato tutti i restanti: coloro che sopravvivono devono per forza assumere un farmaco, l'Absolon appunto, che evita il decorso rapido della malattia e la conseguente morte. C'è, come ovviamente è consuetudine, la solita Compagnia Farmaceutica di turno ammanigliata con il Governo al punto che pare essere un tutt'uno (qualcuno ha detto V for Vendetta?), ci sono i soliti interessi economici in gioco, c'è chi vuole guarire l'Umanità dalla schiavitù di dover dipendere da questa medicina per resistere al virus, al punto che diventa quasi la cura ad essere oggetto di dipendenza, c'è Christopher Lambert nel ruolo del solito poliziotto incorruttibile e c'è Kelly Brooks che risulta la classica scienziata intelligente ma truccata e perfetta, a cui per apparire intellettuale è sufficiente dare un paio di occhiali.


E che le vai a dire ad una così? Niente.


C'è anche Perlman nel ruolo di Perlman nel 99% dei film con Perlman, con l'unica eccezione di Hellboy e c'è una tale Roberta Angelica, tizia misconosciuta anch'essa maggiorata che ha partecipato  ad Urban LegendJill Rips - Indagine a luci rossee ad un episodio di Relic Hunter (alla faccia!), nel ruolo dell'assistente di Lambert mascolina e cazzuta.

Premesse non originali, pur con un paio di spunti interessanti, per un film low budget come tante produzioni che hanno visto nel corso degli anni la partecipazione di Lambert e lo stesso Perlman, Absolon si muove prevedibile come un tram sui binari urbani e a tratti forzato come un videogioco o un'avventura grafica degli anni 2000 in cui si procede per step per scoprire le varie fasi della storia.
Le scene d'azione ed un paio di inseguimenti non sono nemmeno da buttare e si respira un taglio simile a Nirvana, Matrix e Blade Runner per quanto gli effetti speciali nemmeno ci siano e, come si diceva, la fantascienza e la distopia siano solo nella narrazione ma non certo nelle scenografie o nei paesaggi, ad eccezione dei soliti borghi simil abbandonati di tutte le produzioni di questo genere, dove "distopico" o "postapocalittico" di solito significano due centri urbani abbandonati con muri mezzi crollati e gente povera in giro con spazzatura e brutte facce.


Allora ditelo che lo fate apposta a copi...citare. Volevo dire, citare.


Per quanto il film in sè abbia anche i suoi momenti, come si diceva, non ha praticamente nulla della fantascienza, e a tratti la semplicità della trama e l'assenza di sorprese, utili a seguire il film mentre si sta facendo altro, tipo mangiare, giocare, leggere o lavorare, possono però scoraggiare chi non ama il genere e pretende film di una certa caratura.
Costato circa 8 milioni di dollari, che però nel linguaggio di Hollywood vuol dire stuzzichini e un paio di pizzette offerte alla troupe, questa produzione canadese-statunitense ne ha guadagnati...7 mila. Non milioni. Dollari. Settemila dollari di guadagno. 

Non  so quanto attendibili siano questi dati ma in ogni caso dubito che si discostino molto dalla verità. E per chi magari ama il trash possono essere biglietto da visita per prenotare almeno una visione.

Roberta Angelica: il suo personaggio ricorda uno simile in NCIS. E altri 200.

A questo proposito, difficile dire se sia un film da raccomandare di guardare almeno una volta: come intrattenimento o sottofondo per quando si fa altro al computer, può andare bene, idem quando si mette su una maratona di film per capire cosa, nella carriera di Christopher Lambert, sia andato storto: può essere che lo stesso Sean Connery, che ha avuto una serie di traversie imbarazzanti per le produzioni a cui ha aderito (Dragon Heart, Entrapment, The Agengers) e a cui ha preferito non partecipare (La trilogia di P. Jackson de Il Signore degli Anelli come Gandalf, Matrix come Morpheus, i film della Marvel), gli abbia portato sfiga, o Lambert ne abbia portata a Connery o, in generale, 50% di colpa ad entrambi.
Giusto per rivitalizzare, un paio di foto della Brooks e di Angelica da altri set e film: giusto per rifarsi gli occhi, dato che dopo la visione di Absolon, un minimo di contentino ce lo meritiamo.






lunedì 24 febbraio 2020

Vistoieri: 21-12-2012 La profezia dei Maya di Jason Bourque con A.J. Buckley, J. Staite, A. Dale, B. Ramsay, R. Ravanello



A volte mi chiedo che problema io abbia: a parte l'insonnia, il lavoro, gusti orridi e quant'altro. 
Oltre a Sofì e Luì che praticamente vivono a casa mia, si intende.
No, a parte questo, perchè.
Perchè diamine vado a recuperare film che definirli B movie sarebbe pure un complimento, al confronto dei quali quelli dell'Asylum sono oramai film d'autore, con stuolo di proseliti dietro che nemmeno Fellini?

I due protagonisti del, scusate la volgarità, film.



Forse perchè in tutti i film c'è sempre un'idea: brutta, riciclata, vista già ai tempi di Neanderthal, datata più dell'Odissea stessa.
E quindi le idee meritano sempre una chance.
Ovviamente, poi, ti scontri con la realtà di un film che è stato girato in 15 giorni, 15 giorni, 15 giorni, 15 giorni, scusate, nemmeno il pc lo accett15 giorni!!!!
Ed allora che pretendi.
Leggendo in giro ho scoperto che è stato in produzione tra il 4 ed il 19 maggio del 2010.
15 giorni!!
Come diamine si faccia a girare un film in 15 giorni, onestamente, non ho idea: posso provare anche una sorta di malata ammirazione verso gente del genere che riesce poi pure a vendere il proprio prodotto e, magari, a tirare su soldi.



Passo indietro, serio.
Di film catastrofici sul 2012 ne sono usciti a chili: letteralmente.
Da quelli con budget faraonici come l'omonimo "2012" con John Cusack che è attore che sopporto quanto un prurito sotto la pianta del piede, aiutato poi in italiano da un doppiaggio fastidiosissimo da parte di Oreste Baldini che riesce, senza offesa, a fartelo proprio odiare, a quelli girati con l'equivalente di un piatto di lenticchie e due ravanelli, in cui le scene di distruzione le ottieni scuotendo la telecamera per far vedere che c'è un terremoto.



E poi ci sono quelli come questo film di fascia intermediabassa che hanno effetti speciali terribili e sembrano anche volerci provare con una trama incasinata in cui si mescolano un buco nero galattico che sta per distruggere la Terra, una verga mistica, le teste Mohai, la costellazione del Cane Maggiore (!!!) ed un sistema di difesa globale inventato dai Maya attingendo a ...bho.

A questo punto mi ero già perso e ci avevo rinunciato a capirci qualcosa.




Che poi, voglio dire, ok non giudicare un libro dalla copertina, ma persino la locandina ha un che di riciclato assurdo. Per fortuna la trama spazzerà via questi dubbi dato raramente ho visto qualcosa di così fuori di testa ed assolutamente "originale".
Giustamente Amazon Prime Video non poteva non indicarmelo tra i suggeriti, questa perla di film.


TRAMA


Di che parla la, perdonate il termine, trama di questo film?
Attingendo a quelle che sono le reali credenze Maya, circa "l'occhio del Dio Celeste", l'allineamento cosmico di pianeti verso il centro della galassia verificatosi in coincidenza con il 21 dicembre 2012, il film immagina un buco nero mobile che si sta dirigendo verso la terra ingoiando pianeti e provocando sconvolgimenti globali tra cui terremoti che radono al suolo intere porzioni della Terra.

Ora, anche il più fanatico di questi film potrebbe obiettare che una cosa simile non è credibile nemmeno a sforzarcisi perchè se queste sono le catastrofi che si verificano a debita distanza di miliardi di anni luce, quando il buco nero arriva ad essere visibile dalla Terra minimo questa non doveva esserci nemmeno più, altro che intervenire per salvarla.
Ma vabbè, quello è il meno...circa.

L'infinitamente più figa locandina originale. 

Fa sempre piacere quando un film butta dentro settanta sottotrame differenti atte solo a presentare "il carattere" dei personaggi e poi se ne scorda quando crede che il pubblico sia oramai in confidenza con essi.

In ogni caso, guidati da una verga di metallo che nessuno sa riconoscere sulla Terra e che è in grado di donare una Seconda Vista, l'arte delle profezie, un tizio a caso di una casa editrice ed una paleontologa fastidiosa ed irritante arriveranno a scoprire che i Maya hanno creato delle teste mohai in perfetto allineamento con le stelle del Cane Maggiore e che attingendo a energie non meglio chiarite funzioneranno come sistema di difesa globale, distruggendo il malvagio buco nero.
Basta.


Questo è tutto il film: con un Alan Dale che si ricicla nella parte del cattivo - sul serio, serve il cattivo in un film del genere? Non bastano le catastrofi ed il buco nero? - dopo una carriera tra film horror e Lost e attori sui quali non mi dilungo, il film tuttavia non è recitato male.
E' il classico film sopra le righe che è lecito aspettarsi.

Immagino ci sia un pubblico affezionato per questa tipologia di film fantascienza/action vista la quantità assurda di titoli che ci sono con le medesime caratteristiche, specie recitative e di effetti speciali degni di qualche videogioco nonostante ci siano stati e ci siano ancora oggi persone che nella propria stanza, con un budget di nemmeno 10.000 $ riescono a tirare fuori cose pazzesche che nemmeno i cineasti ad Hollywood.

Si, è una scena del film. No, non è figa come sembra.

Eppure, come ho scritto, ammiro anche questo genere di cinema: non hai idee, non hai budget, non hai tempo, non hai... eppure riesci a fare un film. E riesci ad avere anche un seguito, per il tuo o i tuoi film: ed allora, alle volte, mi chiedo che cosa potrebbero fare persone tanto volenterose se, una volta tanto, si potessero cimentare con un budget davvero degno di questo nome.





Poi mi ricordo che certe domande non devo mai farmele.

venerdì 7 febbraio 2020

Perchè "Tolo Tolo" di Zalone è un grande bluff, anche se primo incasso della storia del cinema italiano (per il primo giorno)



Qualche tempo addietro, in questo articolo, avevo trattato la questione dell'allora prossima uscita del film di Checco Zalone, "Tolo Tolo" (qui le impressioni a caldo) lanciato con abilissima mossa di mercato tramite il video-traino musicale "Immigrato". 
In quella sede si accennava già alle prime polemiche che il video aveva suscitato, sinceramente apparse molto fuori contesto e anche un po' sciocche, a dimostrazione che sempre meno persone sanno trarre una cosa nel giusto contesto, guardandola in chiave oggettiva ma anche, appunto, contestuale.
Ora, se le critiche a Zalone circa l'essere un fautore di "porti chiusi" e di "aiutiamoli a casa loro" erano apparse davvero stupide, persino da parte di associazioni umanitarie che, appunto, sono composte da persone e non tutte sono sveglie, dall'altra era apparsa anche eccessiva la levata di scudi di chi invece eleggeva Luca Pasquale Medici - questo il suo nome - a simbolo della difesa dei diritti umani, "porti aperti" e fautore dell'immigrazione.
E, in questa paradossale dicotomia, c'è l'effettivo problema del cinema di Zalone, da ben pochi ravvisato- come ne parlo e ne parlo, moltissimi, specie qui in Puglia, lo adorano- che ora alla sua prima prova come regista, rischia di diventare finalmente palese: essere, bonariamente lo dico, un tipo di cinema paraculo. Efficace, ma paraculo: chiamiamolo però "formula Zalone".



Facendo una doverosa premessa ed un altrettanto necessario coming out, non ho mai apprezzato troppo i film di Zalone. 
Il suo giocare molto, forse troppo, sullo stereotipo di cui è portatore l'ha sicuramente consacrato come espressione di un certo tipo di cinema, confortante, "sicuro", piacevole e senza troppi pensieri (questa è la frase portante).
Un po' l'Aldo Baglio di Aldo Giovanni e Giacomo, un meridionale molto ignorante ma buono di cuore che trova sempre la strada alla fine, nella più confortante tradizione della commedia napoletana; un po' il Troisi di Puglia - si, è paragone per il quale mi vergogno, ma è per rendere l'idea - con un accento marcato, il personaggio tipico di Checco Zalone è oramai riconoscibile nelle sue varie incarnazioni: un personaggio nel quale però l'attore rischia di rimanere invischiato e incapace di uscire.
E già questo è un problema ma, a ben guardare, forse il minore.

Il secondo punto, quello per il quale non amo troppo i suoi film pur gustandomeli occasionalmente e trovandomi anche a ridere parecchio di alcune situazioni, battute e circostanze, è che il suo cinema è troppo legato alla sua, nostra, terra: per quanto certune vicende siano universali, è palese che chi è un pugliese soprattutto, o un meridionale in genere, rida, e si riconosca, maggiormente in esse rispetto una persona del nord Italia: e se questo è poco problematico se ti chiami, appunto, Massimo Troisi e hai con te Decaro e Arena, questa cosa invece diventa un filo più pericolosa a lungo andare perchè è un attimo a diventare esponente di un certo cinema di nicchia.
Tirando giù illustri esempi, Aldo Giovanni e Giacomo funzionavano perchè erano un trio, e per quanto rappresentassero un certo genere di stereotipo, pure erano persone che portavano sullo schermo una comicità genuina e riconoscibile in chiave grossomodo universale: AG&G funzionavano perchè tutte le cose che loro vivevano, erano distinguibili e riconoscibili in quanto capitavamo anche a noi, mostrando, più che rappresentando, i nostri problemi, gli amici, i casini, gli equivoci occasionali.
Con Zalone si ridacchia, ma certe cose se sei di Milano o Bergamo, semplicemente, non le capisci e non te le godi perchè egli tesse la sua comicità a doppio filo con la sua, nostra, terra.

Il terzo e più problematico dei punti è che la sua comicità è molto superficiale: è quella semplice semplice, confortante come ho scritto più in alto, quella che comunque si riesce a seguire in buona parte, che sembra sempre voler dar qualcosa in più senza potere, o possa senza volere. Una comicità spicciola, a buon mercato, che ti lascia le stesse sensazioni di quando magari da piccoli si giocava con qualcosa di poco impegnativo, tipo i soldatini di plastica, ma dove si perdevano le ore: ed un domani ti ricordi che era bello fare quel gioco, pur se non capisci perchè accidenti lo trovassi divertente o piacevole o ci dedicassi interi pomeriggi.
Ecco, la comicità di Zalone funziona così: non richiede impegno, non ha pretese, è un po' il Big Mac di McDonald che ti attira, ti soddisfa al momento e non ti sazia troppo pur lasciandoti un buon sapore; e magari per un po' non ne vuoi altra, perchè "basta così, grazie, però mi ricordo che mi è piaciuto, magari ne comprerò un altro tra un po' di tempo; si, non fa nulla, basta così per adesso."






Sarebbe tuttavia un errore enorme pensare la comicità di Zalone sia casuale o frutto di coincidenze: nulla è anzi lasciato al caso, perchè anche la semplicità richiede impegno, soprattutto quando devi parlare a tutti e devi riuscire, come di fatto riesci, a portare al cinema tutti, anche coloro che ne sono fruitori occasionali e che magari non alzerebbero il sedere nemmeno per vedersi un 50 Sfumature od un Transformers, per quanto massivi, o un film degli Avengersma un confortante Tolo Tolo si.
Checco Zalone è intelligente, null'affatto uno sprovveduto, anzi ha saputo leggere gli orientamenti del pubblico, proprio e non, ed è riuscito a sfruttare il tutto a livello programmatico ed efficace in questa formula.
Lo stesso video "Immigrato" è una genialata a livello di marketing.

E non c'è nulla di male a ridere "semplicemente", e a cercare qualcosa di familiare e confortante nel cinema: diamine, per decenni ci hanno ammorbato i Cinepanettoni con volgarità graduite, tradimenti, sederi al vento, rutti e altre amenità, un simile trapasso è solo positivo.

Questo lo preciso perchè non sono un detrattore di Checco Zalone: come scritto, ho apprezzato i suoi film pur senza ammazzarmi dalle risate. 
Ma, alt, appunto.

Tolo Tolo.


Una scena di Tolo Tolo di Checco Zalone (foto M.Raspante)

E' sulla bocca di tutti che Zalone abbia fatto, con questo film , numeri impressionanti (ha superato anche gli incassi de Il Re Leone, che ok era paracula anche quella porcheria in semi-quasi-live-action ma sempre de Il Re Leone si parla), che nessuno potrebbe spiegarsi se non con la "formula Zalone" di cui sopra.
Addirittura, "Tolo Tolo" è diventato il film con il maggiore incasso nella storia del cinema italiano per quanto riguarda il primo giorno di uscita (oltre otto milioni di euro per più di un milione di spettatori). Certo, ha leggerissimamente aiutato che, fiutando l'affare, molte sale abbiano programmato anche dieci, dodici proiezioni al giorno: un zinzino credo che la cosa abbia influito. Ma giusto un pochetto. 


ecco i due o tre spettacoli previsti per Tolo Tolo



Ora, senza voler fare i naif, i critici a tutti i costi, uno di quelli con la puzza sotto il naso che capisce di inquadrature e "grammatica della scrittura" del Cinema, se un domani un qualcuno di importante nell'ambiente, proveniente dall'estero, mi chiedesse di mostrargli il nostro film attualmente di maggior successo economico, io mi vergognerei un po' a mostrargli quest'ultima pellicola targata Checco Zalone e Paolo Virzì (si, c'è anche lui alla sceneggiatura: non so dove, esattamente, ma c'è): non perchè non sia un film impegnato, o perchè un brutto film, ma solo perchè non è il film che ci si aspetta incassi quello sproposito per resa registica, sceneggiatura, contesto, attori; perchè, e questa è la mia impressione, in futuro i numeri saranno ben differenti.

Chi è andato a vedere Tolo Tolo si aspettava qualcosa di, probabilmente, caustico, irriverente, un politicamente scorretto riguardo l'immigrazione che però, a causa della "formula Zalone", è qualcosa che non potrà mai esserci essendo lontano dal suo DNA: è una comicità rassicurante, la sua,  non può essere cruda, nè sofisticata come quella di Antonio Albanese che meriterebbe a mio giudizio molta più fortuna; oppure ci si aspettava il canonico film alla Zalone, in cui un ignorante meridionale truffaldino di buon cuore riesce poi ad integrarsi ed avere successo, e si è trovato qualcosa di differente, quasi rischiando di dover pensare, di dover usare il cervello un po' più dello standard, perchè quei problemi li, quelle situazioni li, sono quotidiane per noi che ne sentiamo parlare nei telegiornali, ma finchè non le proveremo sulla nostra pelle non esisteranno mai davvero.





Senza menarla troppo, la mia impressione è che stavolta Checco Zalone sia andato un po' fuori dal seminato, il che può essere positivo, ove il suo pubblico affezionato sappia reinventarsi e crescere un poco per seguire qualche tematica un po' più interessante, attuale, realistica e cruda, ma anche negativo , in grado di ritornargli in faccia come un boomerang, se chi è andato al cinema a vedere il classico film di Zalone e si attendeva semplicemente il classico film di Zalone poi non ha trovato il classico film di Zalone dove si ride, ma una pellicola in cui si ridacchia ogni tanto e si è costretti, sia pure poco poco, a pensare un po' a quelle persone li, e quelle vicende li, tra un Grande Fratello Vip ed un C'è Posta Per Te, trasmissioni che sempre ricordano il bisogno di tornare all'agricoltura ed alla pastorizia per tanti che vi partecipano. O le persone che le seguono. 

Non solo "Tolo Tolo" non è esattamente un cambiamento radicale nel modo di fare cinema di Checco Zalone, ma è anche un cambiamento blando, superficiale, perchè le tematiche e le situazioni sembrano solo accennate, come a dare un contentino a chi è altrettanto superficiale, che vuole pensare senza sforzarsi troppo, ma mai davvero approfondite.
Un cinema paraculo, si diceva, perchè è difficile pensare che Luca Pasquale Medici si sbottoni schierandosi verso un orientamento o l'altro, preferendo invece mettere alla berlina un po' tutto, bipartisan, per così dire.
E' un attore comico, ovviamente, non uno drammatico, quindi non ci attendeva questo... questo... cosa?
Questo, in ogni caso. Qualunque cosa esattamente sia.





E' un film caruccio, simpatico a tratti che ha il merito di mostrare situazioni anche spiacevoli ma senza il coraggio vero di osare.
La domanda è, semmai, se la prossima volta la gente si fiderà altrettanto ad occhi chiusi delle promesse e del nome di Zalone e andrà a vedere il successivo film sulla fiducia, senza discutere.
Io penso di no, perchè stavolta il passaparola non è esattamente positivo come in passato: nella mia opinione, il tipo di cinema di Checco Zalone ha una scadenza.
Ad oggi, 07 febbraio 2020, il film è lontano dall'aver conquistato i sessantacinque e oltre milioni di euro del suo maggior successo, Quo Vado, attestandosi sui quarantasei milioni circa.
Sicuramente ha macinato numeri spropositati anche con gli altri suoi film e ha fatto bene all'industria cinematografica perchè le sale ne hanno solo beneficiato: è solo che la gente si accorgerà presto che, probabilmente, a voler grattare bene, un poco più a fondo,  non c'è molto sotto la superficie.
La sua base di affezionati, la sua fan-base, Zalone non la perderà mai: ma è ben possibile che molti fruitori occasionali di cinema, quelli che come si scriveva più in alto magari vanno in sala sulla fiducia se si tratta di lui, in futuro non ripeteranno l'esperienza.
Anche il McDonald ogni tanto tira fuori qualcosa di nuovo per sapore e proposta pur offrendo sempre, alla fin fine, un panino sia pur con gusto e nomi differenti: il solito, rassicurante Big Mac c'è sempre, però.
Grazie me ne dia un altro, e me lo incarti, che me lo porto via.

martedì 21 gennaio 2020

Me contro Te, Sofì e Luì, "La Vendetta del Signor S": fenomenologia di un successo che mi preoccupa.


Da alcuni mesi, oramai, convivo in casa con due estranei: due ragazzi di circa venti, venticinque anni, che non parlano, gridano; non giocano, si muovono come dei tarantolati; non usano giochi veri e propri nè leggono libri famosi, ma si buttano in una piscina o si impiastricciano con lo slime; e non fanno giochi normali, ma preparano slime, fanno le challenge (perchè siamo anglofoni e chiamarle "sfide" o competizioni sembra una poveracciata, immagino), preparano slime, giocano con dei cani, vendono magliette a prezzi esorbitanti, preparano slime e occasionalmente fanno partecipare una bambina, la cuginetta di lei, ai video, vendono figurine avendo anche un proprio album dedicato, fanno slime, vendono i loro libri personali, fanno slime. E gridano. E ho già scritto che preparano slime? Si, ma con le cose più assurde in casa: data la ricetta base, ci si aggiunge un po' di tutto, dai trucchi ai colori specifici, glitter al cibo e altro ancora, e da preparare di notte, o in piscina o sott'acqua o come capita.
Oh, ognuno ha i suoi feticismi.


Il format di costoro si chiama "Me contro Te". Certo. Dopo "Maschi contro femmine" e "Femmine contro Maschi" semplifichiamoci la vita con qualcosa di più semplice: del resto, la testa dei bambini, oggi, è brodo primordiale, parrebbe brutto pensare a qualcosa di un filo più intelligente che possa formarli.


Sofi e Luì, ossia Sofia Scalìa e Luigi Calagna, dopo aver conquistato Youtube dove contano circa 4,5 di iscritti sul canale principale - e Yotobi, Victorlaszlo88 e Daniele Doesn't Matter muti, deficienti loro a sbattersi per creare un format interessante, bastava si mettessero a giocare con le zozzerie di casa per avere pubblico - hanno conquistato anche il salotto di casa mia e per ora solo uno dei miei due figli; speriamo almeno l'altra si salvi.
Questi due youtuber, dopo aver ottenuto anche la conduzione di uno show per bambini su Disney Channel, sono usciti il 17 gennaio al cinema con il film «Me contro Te il film - La vendetta del Signor S», film che ieri, 20 gennaio, mi è toccato sciropparmi: ma ne parleremo dopo.
Per chi fosse sano di mente, e non sapesse come me fino a due o tre mesi fa chi sia il Signor S, si tratta di un cattivo fittizio, immaginario, una sorta di arcinemico della coppia di ragazzi, che coppia lo sono anche per davvero, nella vita reale. E gli slime anche nella vita reale...? Non voglio saperlo. 


Praticamente gli eroi hanno nemici come Doctor Doom, Goblin, Joker, loro il Signor S: che per avere un nemico magari bastava tirare un sasso e pigliare il primo genitore medio, incazzato, che il nome ce lo metteva davvero. 
"La Vendetta del Signor L" suona anche meglio, e fa molto Death Note.


Io sono L: il vero nemico dietro il Signor S

Al netto della premessa scherzosa, che sia mai qualcuno si offenda, il duo di youtuber siciliani ha conquistato in alcuni anni un consenso e una notorietà sempre maggiori, e i bambini, forse per affinità intellettuale, gli sono andati via via dietro, donando a costoro il successo che, a mio modesto giudizio, andrebbe analizzato: di certo certi numeri non li fai per caso, ma il che sia un bene è altro discorso. 

Il loro format, per quanto alcuni siti che scrivono articoli con il copia-incolla reciproco si sforzino di definirli "adorabili perchè non c'è mai una volgarità o qualcosa di diseducativo" è cerebralmente e intellettualmente piatto, poco attraente e in grado solo di far venire voglia ai bambini di procacciarsi materiale dei loro beniamini: basta farsi un giro sul loro shop, dove tutto è colorato, luminoso, affascinante e con due bei cagnolini in furbesca vista perchè, si sa, i bambini stravedono per i cani specie piccoli, che nella loro innocente ingenuità trovano coccolosi e amabili: dopo che, tuttavia, si fa mente locale si scopre che delle felpe terrificanti vengono vendute a 39,90 euro, la felpa "college blue" che usa talvolta Luì addirittura a 49,90 euro e i popsocket, una cinesata inutile che serve a tenere su lo smartphone, quasi 10 euro.
Il fatto che poi questi due non parlino, ma gridino, andrebbe anche bene se fosse una festicciola con tanto di animatore, ma ascoltati più volte al giorno, e spesso a parlare a vanvera di cose assolutamente strambe, fa riflettere sulla qualità dell'intrattenimento.
Si dirà che è colpa del genitore medio che non si cura delle cose che fa vedere ai bambini: corretto, non fosse che i format sono orribili oggigiorno, ed i cartoni previsti tutti dotati di una trama lineare quanto una platessa, complicati quanto un puzzle a due pezzi. Ma se ne parlerà altrove in un Altroquando.


Alcuni esempi del merchandising e relativi costi


Giova ricordare che lo scrivente il proprio bambino interiore lo foraggia e fortifica da anni e che non ha mai rinunciato nè ai sogni, nè alla consapevolezza che i bambini debbano sognare.
Altrettanto giova ricordare che così tanti video con tanti product placement diventano martellanti e ovviamente hanno effetto sui bambini: dove linee di cartoni venivano lanciate per supportare linee di giocattoli, e si chiamava "pubblicità" , ora si assiste a video che sono si, per bambini, quindi sicuri, ma con una frequente incursione verso il "comprate le nostre magliette", "comprate i nostri libri" e, in generale, "comprate".
Per dare una idea, di recente sono stati ospiti di Mara Venier a Domenica In, ed è possibile che vengano invitati al Festival di Sanremo e, ovviamente, a Ballando Con Le Stelle: non dovrei nemmeno commentare quelle che sono palesemente bieche manovre con cui due trasmissioni alla canna del gas cercano disperatamente di prendere pubblico giovanissimo -e, con loro, rispettivi genitori - senza però avere la minima idea di quanto Youtube e la televisione siano agli antipodi: e finchè Youtube verrà vista come una goliardata, difficile pensare che la si prenda sul serio come piattaforma.
Quanto poi al resto, ho letto anche che il Moige li ha premiati per i valori educativi dei loro programmi.
Senza offesa per il Moige, ho imparato assai di più sulla educazione, sulle parole da usare e sul loro significato io con Bim Bum Bam che non un bambino da una qualsivoglia puntata dei Me contro Te.
E, del resto, stando anche fuori al cinema, non c'era un genitore che fosse uno, che li sopportasse.


Gioverebbe citare un passaggio di un episodio di South Park in cui i genitori di Stan si sforzano di capire che cosa ci trovino i bimbi nei Chimpokomon (Stagione 3 ep 10 "Una Moda Pericolosa"), chiaro riferimento alla moda dei Pokemon e, in generale, di tutto ciò che veniva dall'Oriente:

Randy: "Bè però non sono nè volgari nè violenti"
Sharon: "Si, ma è così tanto stupido, ed è anche peggio di qualsiasi volgarità e violenza per la mente di un bambino"
Ed io resto fermamente convinto che South Park parli una lingua estremamente attuale a dispetto di quanto possa apparire lungi dal politically correct, al punto che è difficile non trovarsi concordi con quanto ho appena citato.
Anni '80 significavano trash, anche programmi poco belli, ma c'era tanta attenzione alla qualità: un format come Ciao Ciao, Bim Bum Bam, Solletico o tanti altri col cavolo si potevano permettere di spacciare giocattoli e merchandising vario così alla leggera, ed il massimo era o il product placement di una Console- quindi non roba loro - come il Nintendo o un Mega Drive oppure le figurine.
Viste oggi, con gli occhi che possediamo, sembra davvero una poveracciata.
E resto dell'avviso che sia meglio un cartone violento, che un programma stupido. 
La violenza, se la conosci, se la vedi, arriva anche a disgustarti e giungi a ripudiarla: se tutto invece sembra un patinato mondo colorato alla "volemosebene", per me i bambini non impareranno nulla.

Andiamo avanti e proseguiamo con la storia recente.




Sabato 18, Cinema Galleria, Bari

Per pura casualità ho appreso tramite amica di famiglia, anch'ella con nipotina fan sfegatata di Luì e Sofì, che alle ore 15.00 i Me Contro Te sarebbero stati a Bari per presentare il loro film presso il Multisala Galleria.
Ora, dato che il cinema è ad un minuto da casa mia, e che dalla veranda posso persino vederne l'interno abitandoci accanto, ho accontentato mio figlio ed alle 1350, giusto per fare qualcosa, siamo andati a vedere "che aria tirasse". 
Bene, li c'erano almeno cinquanta, sessanta persone, di cui almeno la metà bambini tra i 3 e i 9 anni, in attesa. Con un freddo che non sto a descrivere, con tempo che minacciava pioggia, erano li: alcuni, mi ha detto una madre, da quasi un'ora. 
Facendola corta, riporto il bimbo a casa, pranziamo al volo in un quarto d'ora, e ritorniamo fuori al Cinema: numeri quasi raddoppiati di persone fuori e tutti al freddo, in attesa. 
Ore 14.30 circa, iniziano a far entrare le persone per la visione di Avengers Endgame intendevo Joker cioè volevo dire Her  "Me Contro Te La Vendetta del Signor S": molto umanamente, e c'è da dirlo, con cortesia, il personale del cinema spiega che nessuno di noi avrebbe potuto vedere i due youtuber, che non sarebbero entrati da li e che non avrebbero rilasciato intervista, foto, autografi ... tempo per i loro piccoli fan.
Li per li, sono stato lieto di andarmene: poi, mi sono un po' indignato.
Qui non parliamo di ragazzi, adolescenti, o adulti: parliamo di piccoli bambini che hanno sfidato un accidente di due ore di freddo in mezzo ad una strada per poter incontrare i loro beniamini, a ragione o torto.

So bene che queste cose sono programmate e non certo dal Dinamico Duo, che in questi casi ha una tabella di marcia e degli orari da rispettare, ma credo si possano fare delle eccezioni.
Credo. Non so.
Del resto, tornato a casa, ho avuto modo di vedere proprio loro due,  Luì e Sofì, che passavano tramite le scale antincendio all'esterno del cinema Galleria, usufruendo dell'altro ingresso (il cinema ha anche un'area destinata alle proiezioni estive all'aperto), cosa che indicava chiaramente che erano già all'interno per sponsorizzare gli spettacoli delle 14.45 e delle 15.00, gli unici, dato che erano poi attesi presso altri cinema, tra cui un altro multisala, lo Showville di Bari. 

Ed è qui che è successo un fatto increscioso, ma che ricorda le differenze tra personaggi pubblici un po' più positivi, mettiamola così, rispetto a chi fa questo mestiere per lucrare.





Presso l'altro cinema, dopo ore di attesa, anche li c'erano piccoli fan in attesa. Arrivati con un veicolo nero e vetri oscurati nemmeno fosse Barack Obama in visita, con servizio d'ordine annesso, sono scesi i due ragazzi, pochi saluti veloci e frettolosi, e poi, via dentro il cinema a reclamizzare il loro prodotto al pubblico in sala, quindi ai soli paganti, dunque meritevoli di attenzione, evidentemente.
All'uscita, non hanno dispensato nemmeno un attimo di attenzione ai piccoli fan - che, ripeto, erano al freddo da ore per vederli e speravano in chissà cosa -a cui costoro debbono il loro successo- e sono andati in auto: una mamma, spazientita, ha raggiunto la portiera dell'auto, aprendola, e ha apostrofato pesantemente i due, dicendo qualcosa tipo "Dovreste vergognarvi. Loro sono qui da ore per voi".


Ora, al netto delle maniere discutibili, dato un simile comportamento da parte di chicchessia è da censurare, perchè non è che una persona famosa diventa un oggetto a disposizione dei fan, specie se invadenti, giova ricordare ancora che i fan di questi due sono, soprattutto, dei piccoli fan: e stare a spiegare ad un bambino, dopo il martellamento costante de "venite a vedere il film" oppure "non siamo riusciti a far uscire il nostro video oggi perchè siamo alle prese con il film e siamo superemozionati", che non avrebbe potuto vedere i propri beniamini, salutarli, ringraziarli - quando dovrebbe essere il contrario - per il divertimento o solo gioire... non è facile per niente. 


Si tratta di quelle delusioni che ti restano dentro.
Inoltre, la differenza rispetto a ragazzi più maturi come Yotobi, Victorlaszlo88, Daniele Doesn'tMatter e dozzine e dozzine di altri, sta nel fatto che costoro sanno di dipendere dal proprio pubblico, e non perdono occasione per ringraziarlo: ammettono che spesso è difficile sfuggire alla notorietà ma anche se sono persone che viaggiano con numeri differenti, che sia una foto, un saluto, una occasionale stretta di mano, loro sanno come funziona e si fanno trovare pronti, ferma restando la necessaria educazione che un fan deve avere nel rapportarsi ai propri idoli.
I Me contro Te, evidentemente, questo non lo sanno ancora vivere bene: e questo traspare dal loro modo di fare video, dal loro modo di condurre il format, da questi episodi che ho vissuto in prima persona.
E dove abbiamo un Jhonny Depp che si traveste da Jack Sparrow per fare beneficenza o farsi il giro delle corsie degli ospedali per portare un po' di sorriso ai bambini più sfortunati... qui in Italia abbiamo loro due. 
Se può sembrare anche una affermazione troppo forte, è solo perchè molti influencer non realizzano che, ad un certo punto, per fortuna o purtroppo cessi d'essere "una persona" e diventi "di tutti": quindi si, come ti muovi e ti muovi puoi pestare una cacca e tutti badano a ciò che fai, come lo fai, quando lo fai.
Ci sarebbe poi anche un altro fatto, su cui non ho indagato molto per carenza di fonti attendibili, in cui parrebbe (condizionale d'obbligo) che una bambina disabile avesse voluto farsi autografare qualcosa non in linea con il loro merchandising e si sia vista rifiutare la cosa. Ma dato ci sono molte versioni di questa storia, e che, si torna a ripetere, personaggio pubblico non vuol dire una persona famosa debba essere a (totale) disposizione dei propri fan, andiamo oltre.
Tolti i sassolini dalle scarpe, quindi... sto benedetto film, com'è?






La Vendetta del Signor S: giudizio

Il film si presenta, per onestà intellettuale dei suoi stessi autori, diretto ad un target unicamente di bambini: e no, nemmeno tutti i bambini, ma specificamente ai fan, al Team Trote, come si chiamano coloro che seguono i Me Contro Te (Me Con Trote): Renato Zero, in un angolo, piange pensando ai propri Sorcini.

Tutto è molto cartoonesco, ma non sgradevole: e, sempre per onestà intellettuale, non è un brutto film.
La storia, banale e trita, è semplicemente questa: l'arcinemico del duo, il Signor S, rapisce Sofì e Luì e li sostituisce con due robot per sfruttare la loro fama di influencer mondiali e globali e convincere tutti i bambini del mondo a votare per lui, per il Signor S, come miglior influencer regalando anche uno slime che dapprima dona la gioia, poi la risucchia convogliandola in un'arma. 
Manco Austin Power con il Dottor Male.


Ciò premesso, sono rimasto colpito dalla fotografia, che mi ha ricordato un film ad alto budget come il primo Scooby Doo, quindi non esattamente un film nostrano, e così anche la regia, le inquadrature, tutto particolarmente... buono.
Non posso giudicare la storia in sè, la "crisi della coppia" che ha colpito i bambini in sala che ovviamente ignoravano la scontata riunione del duo alla fine, ma non ho trovato nulla di particolarmente criticabile nel film.
E' un prodotto commerciale ma anche un atto di amore, questo lo riconosco, per i fan dei Me Contro Te.
E dato sono oggettivo, ammetto che non è assolutamente la bruttura che immaginavo: la recitazione è anche migliore rispetto ai video che i due condividono, i personaggi secondari sono interpretati bene e hanno spazio, restando si, macchiette caricaturali, ma funzionano nella loro dimensione.
E le musiche strizzano parecchio gli occhi - anzi, le orecchie - a certe sonorità de Il Cavaliere Oscuro, al punto che è difficile pensare ad un semplice caso.
Tirando le somme, al film non posso muovere critiche: per quello che è, per come funziona, per come è confezionato, è anche meglio delle aspettative. 
Non è certo un film che un bambino non fan (esistono?) possa guardare con affetto superati gli otto o dieci anni, però funziona. 

Fonte: Bisceglielive.it

Un appello conclusivo al Dinamico Duo 


Premesso che dubito fortemente qualcuno dei miei dieci, venti lettori possa portare all'attenzione dei Me Contro Te queste righe, vorrei chiudere con un appello.


Cari Luì e Sofì, per quanto si dica che siate odiati dai genitori, in realtà, non è così.

Quello che si prova è un senso di insofferenza, ma non perchè siate brutte e cattive persone: non vi conosco, parlo al singolare, non so quasi nulla di voi circa la vostra vita privata e anche avendo letto qui e li alcuni accenni alle vostre preferenze, da un Green Day a Stranger Things, non ho la pretesa di conoscervi dal vero.
Nessuno vi conosce per davvero salvo, banalmente, i vostri amici, parenti, genitori. 
Quindi, nessuno può giudicare Luigi e Sofia, ma tutto si limita all'apparenza, ai vostri personaggi Luì e Sofì ed al format Me Contro Te.


Chiarito questo, qual'è dunque il problema?

Nessuno nega che facciate intrattenere i bambini: nessuno nega che non usiate volgarità, parolacce, contenuti diseducativi.
Però non c'è nulla di davvero educativo: solo divertirsi, giocare e dare - e questo lo giudico un po' più grave- il messaggio che la vita sia un accidente di gioco: perchè, banalmente, non siete un cartone o qualcosa che appaia falso, fittizio, siete due persone che sembrano anzi fin troppo vere, in carne ed ossa, che pure se "grandi" sembrano vivere una vita di mero divertimento e senza un solo pensiero per la testa.
E qui le cose si fanno complicate, se non più gravi, a mio modesto giudizio.

Voi non interpretate un personaggio fiabesco alla Melevisione, nè un paziente educatore per Dodò nell'Albero Azzurro.
Voi interpretate voi stessi, sempre.



Il fulcro è che, purtroppo, ora che macinate questi numeri, con apparizioni pubbliche e un film al cinema, dovreste fermarvi e riflettere: potete dare qualcosa di veramente educativo ai bambini? Potete insegnare non già solo a divertirsi, ma a fare qualcosa di costruttivo con gli altri, la bellezza di uscire e giocare con i propri amici, socializzare con i propri simili, rispettare davvero gli altri e in generale impegnarsi con gli altri?

Riuscite in qualche modo a insegnare che la vita non sono solo giochini e divertimento, perchè vedere due adulti che fanno certe cose banalmente alza le aspettative di bambini che non vorranno mai crescere circa il fatto che, un domani, potranno vivere all'apparenza non facendo una mazza tutto il giorno, ma solo giocando e divertendosi?
Lo so che non siete due pedagoghi e che, ovviamente, genitori siamo noi: a noi è demandata, giustamente, la totalità dell'educazione del o dei figli che abbiamo.
Anche se l'offerta di programmi disponibili non è che aiuti molto, va detto.
Ma dato che siete personaggi oramai stranoti, i concetti di "divertirsi con piccole cose" e cercare di trasmettere "piccoli valori positivi" forse non basta più anche perchè per quanto creare uno slime possa essere alla portata di tutti, non tutti hanno spazi grandi, vasche da impiastricciare, piscine e chissà cos'altro.
Anche i cartoni animati di oggi - rimarco, di oggi - trasmettono in modo superficiale che l'amicizia è la cosa più importante, aiutarsi e rispettarsi è fondamentale eccetera: ma, appunto, cambia il modo e la profondità di questi valori rispetto a produzioni del passato recente, pure di dieci anni fa.

E' anche possibile che si chieda troppo a due youtubers: nostra è la colpa di dare alle volte ai bambini per disperazione, per rubare almeno un'ora al giorno di pace, dispositivi smart o televisioni agganciati a YouTube e, di riflesso, a voi che siete tra le tendenze, i consigliati, ovunque.
Ma quando vedo un bambino che sogna un mondo patinato, fittizio e lo percepisce come reale e possibile solo perchè la vostra "quotidianità" sembra questa, mi allarmo perchè il filtro di un cartone animato, anche in CGI, c'è: si vede che è fittizio. 
Per i bambini, ciò che dite, ciò che fate, come vivete, è invece vero, attuale, possibile.

Non offrite un vero show per bambini come un Albero Azzurro, un BimBumBam: voi non "rappresentate", voi "vivete", voi "siete" questo.
E questo è per me terribile: non perchè non possano diventare youtuber anche loro, o trovarsi un lavoro che li faccia sentire per sempre bambini e divertiti, cosa che auguro a loro come voi stessi avete fatto e riuscite a fare perchè di certo non si macinano quei numeri senza un reale motivo, cosa di cui posso complimentarmi, ma perchè anche quando parlo con altri bambini, non dicono "voglio fare dei video divertenti", ma dicono che vogliono guardare come fate video divertenti.
Nessuno vuole impegnarsi nel gioco, preferiscono vedere chi gioca.
E' la stessa (il)logica di chi preferisce guardare gameplay di videogiochi anzichè giocare lui stesso.
E' un appiattimento quasi, un attendersi che altri si sbattano e si prendano l'impegno persino di giocare, e si voglia attendere la pappa pronta, guardando come e cosa fanno le altre persone.
Due domande me le farei.