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In vista dell'appuntamento di quest'oggi, che ricordo si terrà l'11 settembre 2025 in collaborazione con il MultiCinema Galleria - qui trovate il loro sito, gli orari, e potete prenotare l'evento se non l'avete ancora fatto, ecco l'ultimo appuntamento in cui mettiamo a paragone Demon Slayer con il suo "precursore" Ushio e Tora.
Fino a questo momento abbiamo una situazione in cui, idealmente, Demon Slayer sta "vincendo" tale confronto, forte 1) di un comparto tecnico sotto il piano dell'animazione incredibile, grazie a disegni e movimenti fluidi come mai visto prima ed una creatività nel dar vita alle tecniche dei vari personaggi che rimangono senz'altro degni di futura memoria e 2) di un sonoro grandioso, fatto di musiche memorabili, temi ricorrenti e un mixaggio audio da fare invidia a produzioni anche più importanti per quanto, va detto, Demon Slayer si è rivelato in effetti un vero e proprio fenomeno, tant'è che il budget stimato per ogni episodio è pari a circa 100.000 dollari.

Ushio e Tora, d'altro canto, ha a mio giudizio, primeggiato sotto il profilo dei personaggi, molto più solidi e ben costruiti, forti di una caratterizzazione realmente approfondita e non solo affidata a nostalgici flashback, ma sulle parole, sugli scambi di idee dei personaggi, molto più veri e meno "ideali" di quanto accada in un mondo come quello di DS; la comicità e' ben calibrata e non ci sono macchiette o personaggi eccessivi alla Zen'itsu, senza contare che i comprimari, ossia Tora da una parte e Nezuko dall'altra, sono davvero imparagonabili in quanto la sorella di Tanjiro è interessante solo in quanto sorella di Tanjiro, motore e macguffin assieme della storia, cui si affidano occasionali momenti di crescita del protagonista, power up e poteri di comodo sbloccati all'occorrenza, in base a quello che la storia richiede. Tora, invece, è una fonte di sorprese, ha una personalità ben definita, precisa e sfaccettata, e la sua storia viene via via approfondita in maniera ponderata e sapiente.
Ora, dunque, passiamo al gran finale, ossia a valutare l'elemento che può confermare la supremazia di Demon Slayer oppure pareggiare i conti, per così dire, per Ushio e Tora: parliamo della storia dei due anime e di come questa venga esposta (trama).
Va da sè, per quanto giovi ricordarlo, che mai come questo aspetto può essere tanto determinante quanto personale.
- Una storia di demoni, sacrifici e giovani eroi -Per chi come me è cresciuto con Ushio e Tora, ammetto che seguire Demon Slayer è stato come scoprire una nuova generazione di eroi con un retrogusto familiare.
E' innegabile che una storia possa o meno essere interessante, specie perchè va contestualizzata rispetto ai tempi in cui viene presentata, in base al proprio gusto personale: all'epoca gli shōnen - si, lo so che è una semplificazione e che il termine shōnen si riferisce al genere di manga che di solito veniva pubblicato su Shōnen Jump - si basavano sulla costruzione di dinamiche riuscite tra i personaggi ed un modo semplice ma efficace per raccontare gli eventi, sull'appeal dei tantissimi protagonisti e su quel minimo di worldbuilding che offriva un eccellente contesto.
Ushio e Tora, non a caso, appartiene a quegli anni e si vede tantissimo anche nella controparte animata: il fulcro della storia è la dinamica da buddy story, i due personaggi che danno il nome all'opera intenti a migliorare il proprio reciproco rapporto consolidando il loro legame mentre scoprono pian piano non solo il fatto che ci sia un destino con cui confrontarsi, ma quale esso sia: in Demon Slayer la storia è incentrata sul desiderio di Tanjiro Kamado di vendicare la propria famiglia uccisa dai demoni, ma anche sul desiderio di proteggere la propria sorella Nezuko e di farla tornare umana da che è stata trasformata in demone ella stessa dal grande nemico, Muzan.

E, forse proprio per questo, la storia di DS è per me molto più blanda: tanto per incominciare, ho sempre la sensazione di moltissime cose che vengono solo accennate, buttate li per aggiungere elementi in grado di esaltare (leggi: figaggine) alla storia, ma che poi non vengano mai realmente approfondite, come, tanto per cominciare, proprio l'odio di Tanjiro per i demoni.
Per quanto alcune volte questo sentimento emerga, ciò avviene solo in risposta alle azioni del nemico in quel momento mentre sarebbe stato lecito attendersi un protagonista ben più rancoroso, arrabbiato, assetato appunto di vendetta, che avesse dei lampi, dei flashback per l'ingiustizia sofferta e che proprio per questo fosse, magari solo inizialmente, assai più brutale e violento. Se ne parlo è perchè questo aspetto si sarebbe per forza di cose riflesso anche sulla storia, con l'esigenza di dare una crescita morale e personale a Tanjiro, anzichè concentrarsi solo sul fatto egli sia più forte solo come combattente.
Ma, anche attenendoci alla storia che abbiamo sotto gli occhi, Demon Slayer appare più fragile: laddove Ushio e Tora mostra una storia più interessante perchè affonda nella mitologia e nel folklore giapponese, Demon Slayer sceglie la via della semplicità con una storia praticamente sprovvista di colpi di scena: si va dal punto A al punto B, non c'è una sorpresa, un traditore, qualcuno che agisce dall'interno per boicottare i personaggi: ciò che è bianco resta bianco, ciò che è nero rimane nero, non c'è una reale notizia o avvenimento che possono far saltare lo spettatore sulla sedia, a parte la dipartita di Rengoku che avviene anche relativamente presto nella storia, il momento in cui Nezuko anzichè morire all'alba invece "conquista il sole" e il fatto che il Capofamiglia malato discenda da quella linea di sangue che secoli prima aveva dato i natali a Muzan.
Nient'altro.
Se dovessi riassumere la storia, semplicemente me la caverei in letteralmente tre righe di testo: "in un'epoca lontana la famiglia Ubuyashiki dette i natali ad un ragazzo che si tramutò nel primo e più potente dei demoni; da quel momento la famiglia venne funestata da una maledizione che portava quasi tutti i suoi membri alla morte prematura, finchè un giorno decise di giurare di dedicarsi ad abbattere Muzan: da quel momento si dedicò ad istruire ed addestrare gli ammazzademoni".
Fine.
Questa è letteralmente tutto il plot, il worldbuilding, di Demon Slayer: non c'è nient'altro nella base della storia.
Per carità, come scritto e detto da me in molte occasioni, semplice non vuol dire semplicistico, se si sa creare degli intrecci, dei colpi di scena, delle situazioni che vadano oltre il mero combattimento alla Dragon Ball, per così dire. Le battaglie sono coreografate con un’attenzione spettacolare che lascia il segno… ma che a volte può rischiare di sovrastare il contenuto narrativo.

Ed è proprio qui che lamento il punto di rottura tra l'opera e me. Dopo una decina di episodi, Demon Slayer mostra una struttura molto, se non troppo, semplice: Tanjiro combatte demoni sempre più forti mentre si prende cura di Nezuko, sua sorella divenuta demone la quale lo aiuta a sua volta sbloccando ella stessa nuovi e convenienti poteri. C’è una progressione, senz'altro, ma è tremendamente lineare. Ogni episodio è spesso costruito attorno a uno scontro, con un flashback toccante dei personaggi che partecipano a quell'arco narrativo - Zen'itsu, Genya, Inosuke e/o il Pilastro di turno - e dello stesso nemico sul finale, che molto spesso e convenientemente si pente in punto di morte, quasi a voler giustificare la mostruosità attraverso la pietà.
È efficace, finanche commovente alle volte, ma piuttosto ripetitivo nel ritmo.
Ushio e Tora, pur non avendo l’impatto visivo mozzafiato di Demon Slayer, riesce a sviluppare una trama più stratificata, almeno nei suoi primi archi narrativi. Ogni episodio svela qualcosa in più sul mondo degli spiriti, sulla profezia legata alla Lancia della Bestia, sui personaggi secondari che, anche quando sembrano macchiette, rivelano evoluzioni e drammi insospettabili. Il legame tra Ushio e Tora evolve gradualmente, passando da un’ostilità comica a un’amicizia profonda. Il mondo è coerente, i nemici non sono solo mostri da abbattere ma tasselli di una mitologia più grande, spesso legata al folklore giapponese più oscuro. E, non mi stancherò di scriverlo, la comicità può essere un ulteriore fattore chiave: quella di Demon Slayer è raramente calibrata, perchè troppo caricaturale per essere davvero leggera, troppo invasiva per non diventare disturbante. Zen’itsu, con la sua voce stridula e il suo continuo bisogno di essere rassicurato, diventa per molti spettatori più irritante che simpatico.
Per quanto io per primo mi esalti nelle scene in cui si comporta in modo "figo", è quello, appunto, il problema: essere un personaggio che fa cose fighe, non un bel personaggio con una reale crescita.
In Ushio e Tora, invece, la comicità nasce dalla dinamica tra i due protagonisti e da una scrittura che, pur includendo gag anche slapstick, riesce quasi sempre a servire lo sviluppo del personaggio.
Tora, in particolare, è una macchina comica perfetta: sarcastico, minaccioso, infantile e tragico allo stesso tempo. La sua fame di carne umana e il suo disprezzo per gli umani generano siparietti comici che però non tolgono mai pathos alla storia, anzi lo rafforzano. È la classica ironia da tragedia giapponese, dove anche il sorriso ha un retrogusto amaro.
Ushio e Tora sa quando fermarsi, mentre Demon Slayer invece rischia di non saperlo mai, e Zen’itsu ne è il sintomo principale.
In Ushio e Tora, invece, la lore è fondamentale: esisteva in Cina, migliaia di anni fa, un mostro terribile, uno yokai che faceva scempio sia degli altri mostri che degli umani, Hakumen/Maschera Bianca. Questo essere, puro male, era tuttavia nato dagli uomini, anzi, da un uomo, Shagakusha, considerato da tutti un bambino maledetto e, per questo, rifiutato, odiato, disprezzato e tenuto a distanza finchè si iniziò a sentire il bisogno di impiegarlo in quanto egli, crescendo, divenne un guerriero particolarmente valoroso.
Eppure, Shagakusha, nel cuore odiava tutti coloro che, secondo lui, gli sorridevano solo perchè adesso avevano bisogno di lui: ed ogni volta che odiava, gli faceva male la spalla, in un misto di dolore e piacere.
Alla fine, nutrita da tanto odio, nacque dalla sua spalla, lacerandogliela, proprio Hakumen/Maschera Bianca: e da li Shagakusha, orripilato per le proprie azioni che hanno dato vita al male incarnato, cercherà di uccidere quella creatura...finendo per diventare il primo possessore della Lancia della Bestia, a sua volta creata per uccidere quel mostruoso yokai, e, sul finire della vita, consumato da essa, diventando una Bestia a sua volta. Un azafuse.
Divenne Tora.
Già, proprio il Tora che assieme ad Ushio da il nome all'opera, il mostro che ha dimenticato di essere stato un umano e che si è sempre vantato di uccidere gli esseri umani: addirittura, si scoprirà, Tora mentre si scontrava con un samurai armato a sua volta della Lancia della Bestia, incosnciamente capì che i servi della Maschera Bianca stavano giungendo per distruggere l'arma e così si fece istintivamente infilzare da essa con lo scopo di mascherare col proprio odore, identico a quello di Hakumen - nata da Tora, ricordiamolo- l'arma maledetta. La Lancia "capì" il motivo e proprio per questo non ha mai distrutto l'azafuse, tenendolo inchiodato ad una roccia per 500 anni.
Già solo da questo, l'idea dell'odio che fa scaturire ogni male, si coglie la profondità dell'opera: il fatto stesso che non solo siano stati gli uomini a dar corpo ad Hakumen, ma che la stessa Lancia sia un'arma nata dall'odio per scontrarsi col male e che essa stessa dia origine a delle Bestie... è quanto di più maturo e complesso si possa trovare.
L'accettazione della morte come parte della vita, per quanto comune anche a Demon Slayer che si accosta ad una ideologia affine al bushido e quindi per questo più marcata, appare tuttavia più naturale e spontanea in Ushio e Tora, perchè affrontata con un linguaggio, tematiche e situazioni che potrebbero benissimo essere realistiche anche oggi come oggi.
Frasi celebri come quelle pronunciate da uno yakuza che si redime in punto di morte, "su, in piedi...e guarda il sole" o quella della piccola che stimava Shagakusha e cercava di renderlo una persona migliore: "provare odio e' come zappare un campo con la spada [perchè] dall'odio non nasce alcun frutto" sono solo alcune delle tante che permeano l'opera di Fujita, con una lore e la capacità di inanellare continui colpi di scena anche a, letteralmente, mezz'ora dalla conclusione di tutta l'opera, che in Demon Slayer risulta assente.

Il colpo di scena non può, a mio giudizio, essere costituito solo dalla morte di un certo personaggio o dal fatto che un villain poco ricorrente possa avere il suo momento di redenzione: queste cose funzionano se il nemico instaura un legame diretto con il protagonista e per come la vedo io Tanjiro ha più motivi a momenti di detestare Akaza, reo di aver ucciso Kyōjurō Rengoku, che Muzan che pure gli ha sterminato la famiglia e trasformato sua sorella Nezuko in demone.
Il fatto che Muzan Kibutsuji per caso abbia scelto la famiglia di Tanjiro, i cui membri per caso discendono da coloro che praticavano la Danza del Fuoco e la Respirazione del Sole, il fatto che per caso Nezuko abbia sviluppato delle caratteristiche anomale per cui non si nutre di umani e conserva in parte la propria coscienza fino a quando, per caso, diventa immune alla luce solare...non so, mi pare ricorrano un po' troppo le parole "per caso".
Quando scrivo che Muzan non abbia un legame diretto col protagonista è perchè, beh, è vero: Tanjiro lo incontra solo una volta, agli inizi della sua avventura, mentre questi vive una vita di facciata assieme ad una moglie ed una figlia umane ma, dopo ciò, tra i due non c'è alcun tipo di interazione salvo gli sgherri inviati per ucciderlo occasionalmente.
Addirittura, della moglie e figlia che, credevo, fossero importanti per la trama dato che Muzan si sforzava di mantenere una apparenza umana, non c'è e non ci sarà più traccia nell'anime: leggendo in giro pare egli abbia ucciso questa famiglia, come le numerose altre che aveva formato fingendo di essere un umano, e difatti lo ritroveremo di li a qualche puntata in forma di bambino adottato perchè si fa adottare da una famiglia legata al mondo della medicina e della farmacologia - forse perchè Muzan è ossessionato dal fare ricerche su come migliorare sè stesso e arrivare a "conquistare il sole", ossia esporsi anche alla luce solare senza morire, l'unico vero punto debole di tutti i demoni di DS.
Personalmente, questa cosa mi ha deluso in quanto pensavo che ci fosse un solido motivo per cui Muzan si fingesse umano, e che ci tenesse davvero a preservare la propria identità fittizia, ma questa si rivela una delle tante cose che non hanno un reale peso nella storia, non genera conflitto e, quindi, si rivela poco interessante.
Se, dunque, non si instaura un forte legame tra protagonista ed antagonista, se c'è sempre la sensazione di andare avanti per quest secondarie, se Tanjro non vede o non si scontra praticamente mai con Muzan... bè, il conflitto non funziona, l'interazione non funziona e lo scontro finale cui si arriverà senz'altro mi perde di mordente.

Ushio si scontra con gli sgherri di Hakumen, di cui ignora l'esistenza, poi apprende il nome e via via l'esistenza di questo grande yokai, poi combatte un suo "frammento" ancora vivo, poi lotta contro le sue dirette emanazioni/code quali il Serpente di Mare, la "nebbia" Shumuna e la "madre" di Kirio, Towako, dopodichè Maschera Bianca arriva addirittura a far sparire da umani e mostri il ricordo di Ushio e Tora, perchè entrambi hanno creato forti legami tra le creature e, in sostanza, la speranza di sconfiggere il grande yokai dalle nove code. Una motivazione intelligente, un divide et imperat, perchè il villain al contrario, si nutre di paura e ha capito che, separati, mostri e uomini sono più deboli: non ultimo, ed è particolarmente importante, Hakumen non sottovaluta il pericolo di Ushio e Tora ma, essendo confinata e bloccata da una barriera, non può direttamente andare ad ucciderli.
Qui invece Muzan non ha nessun motivo per non apparire di sorpresa, uccidere ad occhi chiusi Tanjiro e prendersi Nezuko: se ce l'ha, non è stato ancora rivelato (ricordo che sono anime only) ma se, come credo, non ne ha uno reale che non siano le esigenze di trama, bè allora è un perfetto imbecille come villain.
A semplificare, Demon Slayer ti cattura con la bellezza e la spettacolarità, come già ribadito, ma è Ushio e Tora ti conquista con la sostanza. Uno è mero spettacolo, a volte profondo in modo superficiale, per così dire, l’altro è una storia, è personalità, è emozione.
Non voglio insinuare Demon Slayer sia poco attraente, altrimenti il fenomeno che ha costituito non si spiegherebbe - salvo volerlo prendere come un po' tutte le cose che diventano famose in questi anni, ossia l'intercettare il gusto del pubblico e in sostanza essere al posto giusto ed al momento giusto - ma solo che a me non ha dato la giusta soddisfazione che altre opere più complesse sul piano della storia e della interazione hanno offerto, tra cui appunto Ushio e Tora.
In definitiva, Ushio e Tora e Demon Slayer non sono soltanto due serie che raccontano di eroi in lotta contro forze oscure: sono due modi diversi di intendere il racconto fantastico giapponese. La prima, figlia di un’epoca in cui l’animazione viveva più di passione che di budget, punta tutto sulla ruvidità dei sentimenti e sulla spontaneità dei personaggi, capaci di restare impressi pur con una confezione più modesta. La seconda, prodotto dell’industria moderna, brilla per spettacolarità e raffinatezza tecnica, conquistando un pubblico globale grazie a colpi di scena calibrati e a una resa visiva che ha pochi rivali.
A chiusura, quindi, sotto questo profilo, Ushio e Tora stravince il confronto rispetto a Demon Slayer.
Nell'ideale gara a quale opera sia migliore, si instaura una ben meritata parità tra le due.
Eppure, al di là delle differenze, entrambe ci parlano della stessa cosa: del legame indissolubile tra gli affetti e il coraggio, tra il dolore e la speranza. Forse è proprio questa continuità, più che i budget o la fama, a rendere immortali certe storie: la capacità di toccare corde universali, parlando al cuore dello spettatore in modi sempre diversi.
Nonostante, dunque, la mia preferenza vada oggettivamente ad Ushio e Tora, forse non è così importante decidere quale sia “migliore”. La vera domanda è un’altra: preferiamo lasciarci travolgere dall’uragano emotivo di Ushio e Tora, o rimanere incantati dall’eleganza perfetta di Demon Slayer?
La risposta, forse, dice più di noi stessi che degli anime.- Leo Lordgirsa d'Amato-
Gli altri appuntamenti di Demon Slayer vs Ushio e Tora
Parte 1 - L'incipit del confronto
Parte 2 - Il confronto tecnico tra le due opere
Parte 3 - I personaggi di Demon Slayer a confronto con quelli di Ushio e Tora
- hastag-
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