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Lame e demoni, inchiostro e luce: il viaggio da Ushio e Tora a Demon Slayer
Dal segno ruvido degli anni ’90 allo splendore digitale dei giorni nostri: un confronto tra due generazioni di shōnen.
Dopo il precedente articolo, in cui iniziavamo a delineare i due prodotti animati, e solo quelli- ribadisco, sono anime only per Demon Slayer ed il giudizio riguarda solo la trasposizione animata di entrambe le opere - andiamo ad approfondire il tema di solito di maggior impatto, che al netto della storia che è il vero elemento che può attirare l'attenzione e designare se il pubblico si interessi all'opera stessa: i disegni e le animazioni.
Ci sono opere che, pur appartenendo a epoche diverse, sembrano specchiarsi l’una nell’altra. Mai come oggi questo può apparire chiaro e manifesto, specie nelle frange che si sono venute a creare negli ultimi anni: Dragonball Vs Naruto Vs One Piece, per esempio, è unp degli esempi più chiari di confronto e a tratti di scontro, nell'ambito del placido mondo "dell'internet".
Ushio e Tora, in seguito UeT, nato negli anni ’90 e considerato un classico intramontabile dello shōnen soprannaturale, e Demon Slayer (o DS), fenomeno mondiale degli ultimi anni, condividono anche solo ad una occhiata superficiale ben più di quanto si possa immaginare: un giovane protagonista, un demone al suo fianco, un’arma speciale che cela segreti, e una lotta continua contro mostri che incarnano paure antiche e moderne senza dimenticare il tema del diverso, dell'incompreso, dello straniero che induce a rivedere le proprie convinzioni (parleremo diffusamente di Tora e Nezuko, per adesso accontentatevi di questo accenno).
Eppure, se l’opera di Kazuhiro Fujita raccontava con un tratto ruvido e vibrante la tensione emotiva dei suoi personaggi, l’anime tratto dal manga di Gotouge si affida a una regia spettacolare e a un’animazione digitale di altissimo livello per stupire lo spettatore. In questo articolo metteremo a confronto i due titoli non tanto come manga, ma come prodotti animati, per capire come cambia la resa visiva e narrativa del medesimo archetipo: l’alleanza tra umano e demone nella lotta contro l’oscurità.
Dal segno ruvido all’effetto digitale: due anime, due epoche
Guardare Ushio e Tora oggi significa immergersi in un’animazione che porta con sé tutti i tratti tipici degli anni ’90: linee spesse, espressive, a volte persino sporche, che restituiscono un’energia quasi primordiale. Sudore, lacrime, sangue, sono percepibili come se lo spettatore fosse li, assieme ai protagonisti, a soffrire per ogni colpo vibrato: le scene d’azione sono veloci, spesso affidate a pochi frame essenziali ma incisivi, capaci di far percepire la potenza degli scontri più attraverso l’impatto emotivo che la fluidità. È un’animazione artigianale, che vive di contrasti forti e di un tratto “ruvido” che sembra trasmettere la stessa inquietudine che pervade la storia.
Demon Slayer, al contrario, rappresenta il trionfo della modernità. Lo studio Ufotable ha unito disegno tradizionale e tecniche digitali con una maestria che ha ridefinito lo standard dell’animazione televisiva. I combattimenti non si limitano a mostrare la forza dei personaggi, ma diventano veri e propri spettacoli visivi, con coreografie fluide e un uso creativo di luci, colori e prospettive. Gli effetti delle tecniche di respirazione, ad esempio, trasformano ogni colpo di spada in un’opera d’arte animata, dove la bellezza visiva è parte integrante della narrazione.
Se Ushio e Tora punta tutto sull’impatto emotivo e sulla tensione drammatica, Demon Slayer seduce con una regia moderna, ricca di dettagli e movimenti di macchina che portano l’anime a un livello quasi cinematografico. Due approcci diversi, ma entrambi efficaci nel trasmettere l’epicità dello scontro tra umani e demoni.
Il peso del budget sull’impatto visivo
Se confrontiamo Ushio e Tora con Demon Slayer, non possiamo trascurare un aspetto fondamentale: il budget. Le cifre a disposizione degli studi definiscono in modo quasi immediato la resa visiva, la fluidità dell’animazione e la capacità di sperimentare soluzioni tecniche ardite. Demon Slayer, con un investimento che si aggira attorno ai 100.000 dollari per episodio, è un esempio lampante di produzione moderna che punta al massimo impatto visivo: effetti digitali, CGI integrata, giochi di luce e una regia che sfrutta al meglio le possibilità del mezzo. Ushio e Tora, al contrario, nonostante la mancanza di dati ufficiali sul budget (presumibilmente molto inferiore essendo un prodotto gratuito condiviso su Youtube sull'allora canale di Yamato Video), riesce a dimostrare come anche con risorse più contenute e senz'altro un minor impatto di pubblico coinvolto, si possa ottenere un’opera capace di lasciare un segno. La sua forza non sta tanto nello splendore tecnico, quanto nella capacità di trasmettere energia e tensione attraverso un’animazione più “ruvida” ma efficace, capace di restituire la fisicità degli scontri e la drammaticità dei momenti chiave. In questo senso, il confronto mette in luce due filosofie diverse: da un lato la ricerca della perfezione estetica, dall’altro la potenza espressiva che nasce dal limite.
Questi elementi portano a tre punti chiave che descrivono le differenze stilistiche e narrative tra i due anime.
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