venerdì 20 settembre 2019

VistoIeri - Gods Of Egypt di Alex Proyas con Nikolaj Coster-Waldau, Courtney Eaton e Élodie Yung

[Disclaimer: tutti i nomi e le immagini coperte da copyright appartengono ai rispettivi proprietari: non si intende ledere alcun diritto. Tutto quanto citato, nomi, immagini e situazioni si intendono utilizzati per scopi puramente dimostrativi e di recensione]

Primo appuntamento con la prima e nuova rubrica del Buco. Si, scritta così non suona bene, ma alla fine siamo cresciuti, noi anni '80, con lo slogan della caramella Polo, " il buco con i gusti intorno ".
Perchè una rubrica intitolata "VistoIeri", ci si potrebbe chiedere?
E perchè parlare di un film che non è nemmeno recente e, a detta di molti, anche poco attraente come Gods of Egypt?
Andiamo ad incominciare

Da sinistra: Élodie Yung, Nikolaj Coster- Waldau, Gerard Butler e Courtney Eaton



Il motivo principale per intitolare così la rubrica è semplice: salvo che una persona abbia una giornata da 36 ore, come invece molti influencer e youtuber di fama fanno credere, è improbabile riuscire a stare dietro alle uscite sempre più serrate di film e, soprattutto, serie televisive; difatti, leggere nei blog o udire su YT gente che asserisce di conoscere bene per poter recensire, avendo visto - o rivisto per poterne "parlare con precisione" - intere stagioni di sei, otto, dieci o dodici puntate da quaranta minuti /un'ora l'una oramai mi fa sorridere. Quasi quanto mi fa sorridere notare che la gente ci creda.
Semplicemente, udite udite, youtuber, blogger, influencer e altri si fanno aiutare da altre persone di fiducia, si dividono la quota di serie o film da vedere e poi lavorano sulle relative recensioni: che, a tempo perso, portano via un sacco di ore.
Persino per un articolo come questo, senza pensieri e amichevole, il minimo saranno due o tre ore, per dire.
Quindi, "VistoIeri" perchè le persone normali, che hanno uno o due lavori e magari un paio di bambini a cui badare, hanno un monte ore di tempo libero pari a una, due al giorno, se pure: ergo, recuperano anche grandi successi - un #Avengers Endgame a caso - con notevole ritardo, magari comprandosi i film se beccano una offerta o se li passano in televisione: questo, ammettendo ovviamente e sempre per assurdo, che non ci siano bambini che monopolizzano la stessa con Peppa Pig, Sam il Pompiere, I Gormiti o la decimillesima serie delle WinX.

Il motivo, invece, per cui parlare di un film come Gods of Egypt, uscito alcuni anni fa, è più semplice.
E' un film piacevole, ingiustamente stroncato da quasi tutti, per quanto alcuni personaggi di mia stima come #Victorlaszlo88 l'abbiano anzi promosso, che ha diversi spunti interessanti ed elementi indiscutibilmente gradevoli: uno su tutti, il divertimento.

Il film di Alex Proyas, uscito nel 2016, ha molte delle caratteristiche tipiche del cinema di questo regista egiziano, nato da genitori greci e naturalizzato australiano: fotografia e (computer)grafica di alta qualità, ricerca di effetti visivi che possano stupire o lasciare concentrato lo spettatore su di essi più che sulla storia - lo stesso Il Corvo, con lo sfortunato Brandon Lee, offriva atmosfere, inquadrature, panoramiche o scenografie molto evocative, pur essendo la storia straordinariamente semplice - il tutto mescolato con personaggi di un certo carisma in cui il contesto è, quasi, un personaggio aggiunto.



SINOSSI
La trama, a grandi linee, vede l'Antico Egitto calato in un contesto fantasy nel quale le divinità, esseri quasi eterni ma non immortali vivono a stretto contatto con gli uomini: sono esseri alti quasi due volte una persona media, dotati di straordinarie capacità fisiche o mentali e in grado di assumere una forma combattiva che richiama un ibrido uomo-animale (per esempio, Horus assume una forma umanoide che richiama un falco, Seth quella di un cenobite umanoide e così via) che ovviamente dona ad essi una ancor più radicale potenza. Nel giorno in cui Osiride, figlio del dio sole Ra (un inatteso Geoffrey Rush) e re d'Egitto, sceglie di abdicare a favore del figlio Horus (Nikolaj Coster-Waldau, il Jamie Lannister di Game of Thrones) ecco che Seth, interpretato da Gerard Butler, si presenta per "un colpo di stato", assassina il proprio fratello Osiride e con uno stratagemma acceca Horus.
Da li, inizia un piano per il controllo assoluto del Creato che, all'apparenza senza guizzi o colpi di scena, rivela invece una o due idee sul perchè il cattivo faccia quello che fa che appaiono indovinati.
Dal canto suo, Horus/Nikolaj (che evidentemente se non perde pezzi del corpo non è a proprio agio) dovrà iniziare un "cammino dell'eroe", imparare la lezione di umiltà, fidarsi del prossimo, e così via.
E chi è "il prossimo"? Un ladro, un umano, di nome Bek, classico Caotico Buono di questi film che non si fida degli dei ma per amore della propria compagna, Zaya (interpretata dalla bellissima Courtney Eaton) decide di aiutare Horus, creando un improbabile connubio.

Geoffrey Rush è il Dio Ra, del Sole. O Ra Dio, della musica.

PENSIERI VARI
Il film si sviluppa secondo due vie: da un lato, quello dell'omaggio/citazione: sia a molti film fantasy classici, sia al cinema supereroistico di qualche anno fa sia, per musiche e ambientazioni, allo Stargate di Ronald Emmerich fino, strano a dirsi, Indiana Jones - Bek come il piccolo aiutante di Indy è parallelo meno azzardato di quanto si creda. Dall'altro, pur non temendo di saccheggiare questi illustri precedenti cerca di presentare qualcosa di nuovo.
Il nuovo è la mitologia egizia che pur calata in un contesto hollywoodiano da peplum in cui persone dai tratti occidentali si fanno passare per credibili egiziani quanto io posso sembrare esquimese, pure è uno spettacolo: la pesa dell'anima, che deve essere più leggera di una piuma, la Terra che, vista dall'alto, appare piatta secondo la concezione dell'epoca, il pantheon egiziano, le varie divinità e il loro "campo" di competenza, fino alla motivazione dell'alternanza giorno/notte sono tutte piccole e grandi chicche che dimostrano che il film, pur essendo una mezza tamarrata, è stato fatto con una certa cura e rispetto della materia originale o di ispirazione.



Ci sono creature mitiche, visioni dell'aldilà , demoni e molto altro da scoprire in questo cammino assieme ad Horus e Bek, ciascuno dei quali ha il proprio interesse romantico da difendere, il primo la dea dell'amore Hator (un'altrettanto bellissima Élodie Yung), il secondo Zaya.
Le scene d'azione sono curate, le battaglie in CGI coreografate con la giusta cura e non si abusa troppo del rallenty: una volta accettato che quasi tutto è in computer grafica e che i paesaggi e le ambientazioni  reali sono probabilmente una manciata, ci si abitua a colori, fotografia, luci e quant'altro che rendono il film una piacevole esperienza visiva.
I dialoghi non sono esattamente il punto di forza della pellicola e pur non abusando di frasi stereotipate si comprende che Gods of Egypt è un film d'azione semplice, per famiglie quasi, che se fosse uscito anche solo cinque anni prima sarebbe risultato molto più gradito ad una fetta di pubblico che l'ha, invece, demolito forse prima ancora di vederlo.

Horus nella sua forma combattiva


POLEMICHE
Ma perchè questo astio? All'uscita del film moltissimi, specie tra i critici, hanno criticato questa pellicola giudicandola insulsa, datata, poco affascinante; ed il pubblico in un certo senso si è accodato a questa tendenza, demolendo quello che alla fine è un semplice prodotto di intrattenimento, valido per quello che è, confezionato adeguatamente e che non si prende granchè sul serio. Per tanti il film è stato oggetto di critiche, tuttavia, solo in base alle cosiddette prime impressioni, ai trailer, a ciò che si pensa- attenzione - del film e non a ciò che il film invece costituisce quando e se si sceglie di dargli una possibilità andandolo a guardare.
Proyas dal canto suo ha sbottato in post su facebook affermando che i critici non comprendano il suo cinema, che effettivamente in passato  è stato sempre dapprima fortemente criticato e svilito, e solo in seguito rivalutato fino ad elargire ad alcune sue pellicole lo status di culto  (Il Corvo, Dark City - uno splendido film a cui la trilogia di Matrix deve probabilmente il 60-70% della sua esistenza - ma anche Io Robot che pur centrando poco con la materia originale risultava un divertente action). In soldoni, ha paragonato i critici a degli avvoltoi che banchettano sulle carcasse di animali morti, quasi godendo degli altrui fallimenti e chiamati a compiacere la massa dando ad essa ciò che vuole ascoltare, leggere, sapere, uniformando e massificando i giudizi, in base ai quali nella illogica logica di internet non ci sono vie di mezzo e un prodotto è o un capolavoro oppure una bruttura, spogliando nel caso di una pellicola il cinema dalla sua funzione primigenia, che è e resta l'intrattenimento, sia che si veda un film maiuscolo come la trilogia de Il Signore degli Anelli, sia un riconosciuto disastro come il famigerato Batman e Robin di Joel Schumacher .


"La bellezza del Nilo": dagli torto


Ora, per quanto GoE non sia sicuramente un film di cui molti si ricorderanno dopo la prima visione, personalmente l'ho trovato un ottimo passatempo: difatti, pur spogliando -ehm... termine non casuale - la pellicola della bellezza della Eaton o della Yung, della simpatia e presenza scenica di Nikolaj Coster-Waldau o di Gerard Butler, delle scenografie, paesaggi e la CGI, il film resta semplice e lineare, di intrattenimento e abbastanza scacciapensieri. Il classico film da 6 e mezzo, 7, che non ha pretese salvo quello di far passare un'ora e mezza serenamente.
Ma il voto, appunto, lascia il tempo che trova: si è così assuefatti a dover dare giudizi, numeri, voti, da dimenticare spesso che c'era una innocenza, fino a dieci anni fa, con cui si misurava il mondo cinematografico: oggi tutti si improvvisano recensori, sapienti, esperti, critici, blogger (in un certo senso anche io), "hovistotantifilmdaessereunochenesa" e così via.
Personalmente, credo che ogni cosa, film, libro, serie tv, quadro, melodia, scultura, vivano nel giudizio di ciascuno di impressioni, sensazioni, emozioni. E quelle sono, appunto, proprie, non generali o oggettive.
Certamente, ci sono delle regole di "grammatica" quando si scrive o dirige un film per le quali si può dire che ci siano guizzi di regia, errori come scene action confuse e scavalcamenti di campo...ma alla fine tutto si riduce ad un: "mi è piaciuto/non mi è piaciuto".
Questo obbligo di sezionare un prodotto come se si facesse l'analisi parola per parola di una frase -soggetto, verbo, complemento oggetto, avverbio eccetera - trovo che tolga la poesia e la capacità di empatizzare con esso, riducendo tutto ad una sorta di analisi chimica.
E' la stessa differenza che passa tra il godersi un tramonto o un dipinto e cercare di analizzarne in base alla tabella periodica da cosa sia composta ogni sfumatura del colore.

Una delle chicche: la Terra vista come piatta


Rispetto a film oggettivamente stupidi o solo noiosi come Shark-Il Primo Squalo, questa pellicola di Proyas garantisce sicuramente divertimento e leggerezza, e personalmente lo raccomando.
L'adattamento italiano è molto buono e Letizia Ciampa a cui hanno affidato la Eaton o il solito grande Luca Ward per Seth/Gerard Butler danno quel quid in più che la versione originale non conosce, ovviamente.
Completa il cast più noto Chadwich Boseman che è Thoth, il dio della saggezza e sapienza, attore giunto alla ribalta grazie al Marvel Cinematic Universe in cui interpreta Tchalla/Pantera Nera.

Con pratica tecnica di moltiplicazione. E' un tipo solitario...

Tirando le somme, se ne consiglia la visione, specie se in blue-ray: graficamente è molto piacevole e il comparto audio sicuramente merita un punto dato richiama le tipiche melodie di questo genere di film: oltre ai già citati Star Gate e Indiana Jones, non si può non respirare anche l'aria di La Mummia con Brendan Fraser.
Date le premesse, peraltro, è ampiamente improbabile che si metta in cantiere un qualsiasi seguito, quindi questo film va visto per quello che è, un esponente solitario del genere fantasy secondo le dinamiche di Hollywood.

lunedì 26 agosto 2019

Playstation 5, prime immagini ed indiscrezioni



Per quanto possa sembrare strano discorrere di una console di ultimissima generazione che uscirà tra più o meno un anno, pur essendo fermo lo scrivente alla mai troppo vecchia PS3, c'è da dire che si è sollevato un notevole vespaio circa la prossima uscita della macchina di divertimento globalmente più nota oggi, laddove gli "anni 80" come me restano magari ancora ancorati alla Grande N ed alle promesse infrante dell' Ultra 64 di casa Nintendo.
Si parla, ovviamente, della Playstation 5 il cui design, in queste immagini legate alla versione per i betatester, già parla di fantascienza.

Immagini recuperate in rete, non si intende ledere copyright


Dalle linee morbide e possenti della PS3, a quella essenziale ma assai futuristica della Playstation 4, la prossima uscita di casa Sony (marchio di cui si parla moltissimo in questi giorni anche per la questione diritti di Spider-Man con Disney) ha tutto quello che potrebbe promettere divertimento, futuro, innovazioni, hi-tech.
L'uscita è prevista grossomodo per il Natale del 2020, con un possibile pre-order già da ottobre, visto che in america il mese di Novembre è particolarmente sensibile alle uscite in anteprima.

Il design piace molto, anche se è possibile che non sia quello definitivo: oltre a offrire un aspetto futuristico, la console avrà a disposizione, pare, un efficiente dissipatore di calore oltre che un hardware teso a permettere alla Sony di conquistare il mercato con un prodotto che la consolidi , laddove serva ancora, al top di serie: una RAM almeno da 16 GB, risoluzione 4K o 8K secondo, 120Hz di refresh rate oltre ad una SDD Ultraveloce, montando un Chip AMD che sarà in grado di supportare audio 3D ed il ray tracing.
Quanto alle "potenzialità", un noto leaker riferisce che la Playstation 5 sarà almeno 4 volte più potente della PS4 (base, non pro):




Secondo quanto riferito, la PlayStation 5 è attualmente più potente della Xbox di prossima generazione di Microsoft, il cui nome in codice è Project Scarlett, stando almeno a quanto riferisce Andrew Reiner di Game Informer. I componenti rivelati delle due console sono molto simili, ma senza i dettagli completi, è ovviamente troppo presto per dire quale sia il migliore.

Le immagini che vedete, riferite al brevetto depositato, potrebbero lasciar credere che non si tratti della console di Casa Sony, ma messa in piedi, essa forma il numero romano "V", cinque, appunto, a fugare ogni dubbio circa l'effettiva identità di questo piccolo, splendido, mostro. 

Ora, come detto, qualsiasi speculazione sarebbe prematura: e se questo è l'aspetto della console che hanno tra le mani i betatester, è probabile che la grande distribuzione offrirà un prodotto esteticamente altrettanto accattivante, ma non necessariamente troppo simile.


Ed il prezzo? Ovviamente, anche queste sono mere speculazioni degli analisti che, stimando che la componentistica si aggiri, nei costi, tra i 390 ed i 420 dollari, potrebbero portare ad un costo di lancio nella versione "base" di almeno 500 dollari, più o meno.


Immagini recuperate in rete, non si intende ledere copyright
Questo significa che in Europa il costo potrebbe restare tra i 480 e i 520 euro con un più probabile e politicamente corretto 499 euro. 
Non manca però chi aveva parlato, nei giorni scorsi, anche di cifre più elevate, addirittura elevando il costo ai 799 euro, una cifra che però di sicuro taglierebbe le gambe alle vendite, dato si parla pur sempre di dispositivi ludici, per quanto senz'altro ottimizzati con numerosse applicazioni e funzionalità tecnologiche

venerdì 2 agosto 2019

Dragon Ball Super: Broly - La Recensione (Spoiler Alert!)








disclaimer: tutti i nomi e le immagini appartengono ai rispettivi proprietari.






Alla fine, ho recuperato il nuovo film della saga di Dragon Ball: Dragon Ball Super - Broly, che si pone non soltanto in continuity con la saga ufficiale, ossia la Z, proseguita nel corso degli ultimi anni con la serie Super, ma anche con il preciso scopo di inserire in essa uno dei villain, degli avversari, più sopra le righe, potenti e assolutamente dotati di carisma di sempre, probabilmente dopo Freezer.
Broly, appunto.

Ora, intendendo fare cosa adatta a tutti i quattro o cinque capitati qui per sbaglio.
Si, è una recensione, no, non sono un critico.
Ma lo spirito critico (ch'entro mi rugge, cit) non mi fa difetto e conosco DB a menadito, proprio per questo saltando a piè pari la saga Super di cui ho recuperato alcuni episodi trovandola, a grandi linee, inguardabile.

Non è un controsenso o un errore giudicare qualcosa non ben conosciuto?
Si, forse, lo è:  ma facciamo una piccola premessa.
Sono persona che ama le cose perchè hanno un inizio, uno svolgimento, una conclusione: giusta, perfetta, deprecabile, sbagliata, quel che sia, la saga che segui, ami, vedi sviluppare e poi si conclude ha i suoi picchi, alti e bassi, e poi un qualcosa che lo rende comunque memorabile.
Una conclusione.

Ora, questo concetto appare alieno oggigiorno, perchè il marketing, specie in chiave generazionale, non conosce le mezze misure. Laddove in passato una saga, un film, una serie, potevano essere riproposte a distanza di tempo impiegando una unità di misura misurabile in decenni, come nel celebre caso de La Mosca di Cronemberg del 1986 rispetto a L'esperimento del Dottor K/The Fly del 1958, oppure ancora La Cosa/The Thing di Carpenter del 1982 rispetto a La Cosa da un altro mondo di Hawks, senza dimenticare i recentissimi Atto di Forza o la tendenza al live action della Disney tipo Il Re Leone/The Lion King o La Sirenetta di prossima uscita con la controversa scelta dell'attrice e cantante di colore Halle Bailey, ora tutto si misura, a dire tanto, in anni.

Riproporre in varie salse, nuove e a volte stantìe, è diventato di moda con i prequel, midquel, sequel, remake, reboot e altro.
Per Dragon Ball, come il recente Saint Seiya di Netflix, è lo stesso: passati tot anni, l'affetto non si esaurisce grazie ai frequenti passaggi televisivi (nel caso di DB e la serie GT che molti detestano ma che io giudico tollerabile specie rispetto alla Super) o perchè il brand attira e si producono nuove saghe (Lost Canvas, Episode G, Next Dimension, Omega, Shaintia Sho e il lungometraggio Legend of Sanctuary) e urge trovare un modo di presentare ai nuovi giovani giovani  qualcosa di concettualmente nuovo, di cui ignorano magari l'esistenza come brand, ed ai giovani vecchi trentenni o quarantenni qualcosa che riattizzi l'amore per il brand...magari incazzandosi per come quel brand viene trattato.




Se quindi le premesse sono queste, pur con tutti i suoi limiti, Dragon Ball Super ha fatto il suo: ha rinverdito l'amore dei vecchi fans verso le avventure di Goku e company, ha battuto molto sul fattore nostalgia iniziando ad indovinare le miscele adatte a rassicurare i più esigenti con viaggi nel tempo, distopia, what if e what else (senza Clooney e il Nespresso) e, in linea di massima, ha di nuovo spinto sul motore unico di DragonBall: level up, Super Saiyan, tornei, mazzate.
In questo universo disfunzionale alla Star Wars, in cui convivono razze e creature di vari generi, si introduce il concetto del multiverso, o meglio dei Sette Universi e da li è un attimo ad essere legittimati ad inserire qualsivoglia cosa passi in mente agli sceneggiatori.
Considerando che alcune cose, tratte da altri media come fumetti e videogiochi sono poi entrati in continuity e canon con la serie ufficiale, di cui Super è effettivo seguito di Z, le cose appaiono già di per sè strane.



Chiusa questa lunghissima premessa, per quelle due o tre persone ancora presenti e sopravvissute a tante parole, vediamo il film.



La trama, di per sè, è molto semplice: le sfere del drago vengono rubate di nuovo, nonostante siano la cosa più problematica di tutte da tenere sotto chiave o, meglio ancora, belle miniaturizzate e affidate al solo Vegeta, che resta l'elemento più responsabile di tutta la baracca, specie contando la caratterizzazione di Goku che è scivolato paradossalmente al ruolo fisso di comic relief/spalla comica pur essendo il protagonista. Coloro che hanno rubato le sfere del drago sono gli scagnozzi di Freezer che è tornato in vita al termine del Torneo del Potere, il quale desidera le sfere per poter finalmente vincere Goku diventare immortale divenire ancora più forte crescere di ben cinque centimetri di statura.
Si, uno degli esseri più potenti dell'universo vuole esprimere il desiderio di crescere di statura pur avendo accesso a qualcosa che potrebbe esaudire ogni suo volere e sogno.

Ora, che la cosa faccia parte dell'umorismo di Toriyama,che in un certo senso sembra accompagnare Sam Raimi di pari passo su certe situazioni, la cosa appare parecchio ridicola e togliere buona parte del pathos iniziale; certo, si sa che questi sono espedienti per giustificare una trama ancora più semplice, e che le Sfere entreranno in gioco solo ad un certo punto, una volta esaurita la quota di idiozie che precedono le mazzate.

E come si arriva alle agognate mazzate, dunque? 
Nel seguente modo: mentre Freezer viaggia verso la Terra, ma rimanendo a debita distanza per non far percepire la propria aura-  questa cosa già sembra costituire un buco di trama ma ci torneremo alla fine - due cacciatori di taglie, chiamiamoli così, due personaggi nuovi che viaggiano per raccogliere guerrieri che abbiano un potenziale combattivo di almeno 2.000 punti in su, si imbattono in un pianeta ostile dove trovano Broly, appunto, e suo padre Paragas, un tempo membro di spicco dell'esercito di saiyan agli ordini di Re Vegeta, il padre del nostro Vegeta che viveva sul pianeta Vegeta. E poi si aveva il coraggio di prendere per il sedere scelte di adattamento come Pegasus cavaliere di Pegasus e simili.

Senza scendere troppo nel dettaglio per chi non conosce bene la storia del personaggio - che significa "Broccoli" in giapponese...si, altro esempio di ironia di Toriyama, dopo Gohan/Pasto, Paragas/AsparagoFreezer, Cold, Cooler, Sorbet e altri nomi a cavolo - e che veniva narrata molto più compiutamente nel lungometraggio animato Il Super Saiyan della Leggenda del 1993 di ben... cazzarola, 26 anni fa, la versione cortissima è che Broly sia un saiyan anomalo, con un potenziale combattivo smisurato, che rischia di costituire una minaccia per chiunque e viene, quindi, esiliato assieme a suo padre, in un pianeta lontano lontano, l'equivalente cosmico del Molise.
I due cacciatori di taglie caotici buoni portano Broly e Paragas a Freezer come membri aggiunti al suo esercito, ricevendo una lauta ricompensa: questo, pur nel frattempo avendo intrecciato un buon rapporto con Broly stesso, vissuto da sempre su quel pianeta inospitale, al punto che ignora persino cosa sia l'acqua, presentandoci adesso uno dei più carismatici villain di sempre dell'universo dragonballiano come una sorta di cucciolone cercafamiglia che sbrocca si, ad un certo punto, ma che in fondo in fondo è buono, è tutta colpa di mio padre che mi vuole sfruttare come arma, nessuno mi comprende, non sono io è la società (bleah).
Quando Freezer arriva sulla Terra, comanda a Paragas di scatenare suo figlio per valutarne il potenziale combattivo e da li le mazzate.


Questa, Super stringata, è la trama di Dragon Ball Super: Broly.



Ora, è possibile sicuramente fare vari tipi di giudizio: sul piano tecnico, questo film uno spettacolo, perchè i disegni sono molto buoni quasi sempre e salvo qualche piccolo scivolone ci sono personaggi sia in campo lungo, che campo ristretto, davvero ben curati. 
I frame di animazione in digitale sono eccezionali e l'inserimento in modo intelligente di elementi 3D pompa tantissimo il tasso di epicità degli scontri, accompagnato il tutto da una colonna sonora che qualche volta appare un po' troppo alta, sovrastando le urla della battaglia, ma è sicuramente adatta ad una o più scene di battaglia.
Ammetto che però alcune scene sono un po' confuse e ho dovuto concedermi di alcuni spezzoni di battaglia una seconda o terza visione per poter apprezzare davvero e capire che cosa stesse succedendo e chi colpisse chi e cosa.


Le skin dei personaggi, le trasformazioni, e in generale il protagonista eponimo di questo movie, Broly, sono davvero spettacolari, e tutto appare realizzato con una ottima cura, che poi se vogliamo è anche il meno di quello che ci si aspetta da un lungometraggio che esce nei cinema.
Il ritmo delle mazzate di cui sopra è sostenuto, a tratti incessante, e ci sono poche occasioni in cui si trova un momento di prendere fiato a partire dal momento in cui Broly si scontra con Goku e Vegeta.

La cosa che appare un po' strana è che si impiega quasi un'ora per arrivare allo scontro: e se questo sicuramente evita di rendere l'intero lungometraggio un unico, interminabile insieme di botte e trasformazioni, dall'altro rende il film un po' lento nella prima parte.
Intendiamoci, è ovvio che se si desidera presentare ex novo il personaggio, rinarrarne le origini come va di moda tanto oggi come ieri, tra fumetti e cinecomics, serve il tempo per introdurre e spiegarne le motivazioni: e, per quello che ci sono, questo Broly è decisamente una strana creatura.


Tanto per cominciare, caratterialmente, non c'entra nulla con la sua precedente incarnazione.
Il Broly dei lungometraggi precedenti era, sostanzialmente, un folle distruttore: una macchina di morte, un frenzy berseker, un Chaotic Evil che amava solo spaccare, distruggere, combattere a più riprese, ammazzare, sfogare la sua furia, senza uno scopo, senza una ragione, come se semplicemente avesse troppa forza e nessun modo di trovare pace.


Nel film del '93, suo padre Paragas programmava di attirare Vegeta e compagni su di un pianeta, impegnarli fino allo sfinimento con Broly e lasciare che tutti morissero a causa dell'impatto con un gigantesco meteorite che stava arrivando in rotta di collisione: in questo modo sarebbe diventato lui il nuovo re della galassia, togliendosi dai piedi in un colpo solo anche tutti coloro che oggi o un domani avrebbero potuto ostacolarlo. Un piano terribilmente lucido, perchè così Paragas si sarebbe sbarazzato anche del proprio figlio che rischiava di diventare sempre più incontrollabile e, in potenza, un pericolo per lui stesso.
Per contro, Broly aveva intuito il piano del padre e nel corso di quel lungometraggio giungeva ad ammazzarlo con le proprie stesse mani, accartocciando suo padre dentro la navicella di salvataggio e scagliandolo, oramai ridotto a poltiglia, nello spazio.

Ripetiamo, Broly ammazzava suo padre, dopo aver capito che suo padre stava per disfarsi di lui: altro che politically correct.



In questa nuova versione, invece, Broly non solo cerca di giustificare il padre e le sue azioni  quando i due "cacciatori di talenti" gli fanno notare che Paragas si comporti da stronzo e lo manipoli egoisticamente per i propri scopi, ma anzi impazzisce e si trasforma in Super Saiyan per la prima volta nella sua vita nel momento in cui Paragas muore: questo perchè alla fine Broly, povero cucciolo, era comunque un'anima pura, semplice, non contaminata e avendo perso il padre, semplicemente, si trasforma in Super Saiyan. Oh, era un padre modello, un gradino sotto Gendo Ikari e il professor Kabuto quanto a stronzismo, ma gli mancherà.
Per quanto possa sembrare un cavillare, mi è partito in questo specifico momento uno dei miei numerosi "mavaff..." che liberi si sono librati durante la visione del film.


Questa tendenza a dover per forza umanizzare un cattivo, a dover spiegare il come e il perchè sia malvagio e compia atti deprecabili per il solo gusto di farlo, inizia a darmi particolarmente allo stomaco: perchè non solo significa cercare sempre di giustificare qualcosa e qualcuno, ma anche snaturare un personaggio che, continuity o meno, è apparso in TRE lungometraggi quindi è oramai noto per essere una macchina di morte, una sorta di Hulk biondo che continua ad aumentare la propria forza e la propria furia man mano che il tempo passa. 
E' come rinarrare le origini del Teschio Rosso, del Barone Zemo o di un altro qualsiasi personaggio notoriamente malvagio, sadico e crudele, e inserire elementi che lo rendano umano, fragile, in fondo non responsabile di tutto per essere diventato così.

No, il Broly classico E' NATO COSI'. E così deve restare.

Addirittura, nel finale alla volemosebene, whe are the world, lui e Goku diventano amici.

E Goku arriva a chiedere il permesso di tornare ad allenarsi qualche volta con Broly.



Ora, questa è una palese stronzata.

Poco più su ho scritto che Broly è nato così, ma non è del tutto esatto: si, certo, Broly è nato con un potenziale spaventoso, eccetera. Tuttavia, se è un folle, se è pazzo sclerato, è perchè da neonato il suo sistema nervoso è stato messo a durissima prova dai pianti continui, fastidiosi, costanti, h24, di un altro neonato accanto a lui: Kakaroth/Goku. E' per questo che il Broly "classico" impazziva quando vedeva Goku e ne udiva la voce, ed è per questo che detestava e voleva ammazzare, calpestare, maciullare a pugni dando sfogo ad una furia primordiale e libera come quella figlia di un trauma infantile o da neonato il nostro Super Saiyan preferito. Era una idea semplice, funzionale, quella di un trauma così profondo e radicato, atavico e incurabile, che funzionava tantissimo.
Nel presente film, invece, viene detto che il suo potenziale combattivo è suscettibile di sbalzi in base all'umore o al momento: tho, amico, pigliati due pillole e vedi che starai bene.

Ora, per quanto a me non dispiacciano riletture e approfondimenti psicologici dei personaggi, questa la giudico una enorme sciocchezza e uno sminuire a tutti i costi la caratterizzazione di Broly: questi di certo non avrà avuto lo spazio di Freezer o altri antagonisti nella saga di DragonBall, ma con tutte queste aggiunte, che sono sicuramente tese a voler sfruttare ancora e ancora il personaggio in qualche nuova saga, è praticamente un nuovo personaggio, che condivide l'aspetto, la furia distruttiva e la potenza fuori scala delle sue precedenti incarnazioni ma che, per il resto, non c'entra una mazza.


Già, la potenza.
A questo proposito, un appunto: sempre per non voler cavillare, non si può essere seri quando si parla di "coerenza di e in Dragon Ball". Questo sia chiaro.

Bene, questo Broly è semplicemente troppo fuori scala persino per le "logiche" di Dragon Ball Z e Dragon Ball Super.
Il Broly "classico" era un Super Saiyan anomalo, con le qualità del Super Saiyan Leggendario, la trasformazione ibrida tra la Full e il Super Saiyan II, con il potenziamento muscolare abnorme e senza il limite della mobilità o di una ridotta velocità di cui altri, esempio Trunks, pativano.

Un distruttore, un assoluto e potentissimo avversario, ma battibile, in fondo e in un certo senso "spiegabile" come una anomalia. Era potentissimo, certo, ma nella coerenza di Dragon Ball non era il più potente in assoluto si poteva spiegare in mille modi il come ed il perchè fosse così tanto forte, specie rispetto a chi si era allenato tantissimo ed aveva raggiunto un certo livello di combattimento (Goku e Vegeta su tutti).
Pur se fuori continuity, Il Super Saiyan della Leggenda vedeva i protagonisti ancora al livello di Super Saiyan I e comunque prima della saga dei Cyborg, mentre Sfida alla Leggenda poneva Broly contro un Gohan adulto, ma ancora al livello di Super Saiyan II e comunque indebolito dal non essersi allenato durante il periodo di pace, assieme a Goten e Trunks bambini, quindi prima della saga di Majin Bu. 


Questo Broly invece nella forma base si evolve continuamente, enormemente , già durante la battaglia con Goku e Vegeta nella loro versione di Super Saiyan God, raggiungendo ed equivalendo successivamente il Super Saiyan Blue/Super Saiyan God Super Saiyan, chiamato da me in un vecchio video anche "Il guerriero del Codice Fiscale SSJSS" (lo trovate qui) e addirittura superando quel livello quando si trasforma in Super Saiyan semplice. Tant'è che si rende necessaria la fusion in Gogeta Super Saiyan Blue per abbatterlo, e forse nemmeno del tutto.
Si, c'è tanto di quel fan service che mancava solo un paio di tette.
E' troppo.
E' troppo credere che questo Broly solo per essere sopravvissuto X anni su un pianeta inospitale e senza avversari degni di rilievo sia arrivato a superare il potenziale di un DIO. 
E' semplicemente troppo forte, troppo inverosimile e troppo fuori scala credere che esista un simile personaggio in questo Universo. Si, Jiren era uno che resisteva all'Ultra Istinto, prerogativa degli Dei, ma è un altro personaggio, un altro universo, un altroquando.
Per essere un personaggio conosciuto, questo Broly soffre della stessa problematica che ha afflitto Golden Freezer in La Resurrezione di F (vedi il video di cui sopra), ossia c'è troppa sospensione dell'incredulità per rendere la minaccia credibile, tangibile, vera, mortale.
Il Broly "classico" non si sapeva come accidenti sconfiggerlo perchè salvo Genkidama, o la trasformazione base in Super Saiyan , non c'era altro per batterlo, non c'erano soluzioni alla deus ex machina che potessero salvare la baracca, e non si poteva che provare a far confluire le energie di tutti quanti nel solo Goku, persino da parte dell'orgogliosissimo Vegeta, che si "abbassava" ad aiutare un suo subalterno, un guerriero di grado inferiore come amava ripetere. Un solo pugno, un solo colpo, con le energie residue di tutti.
Adesso, invece, con la presenza di tanti personaggi potenti come Beerus e lo stesso Whis, e di dozzine di tecniche come la fusion (eccallà) con cui ribaltare la situazione, non si percepisce mai il pericolo. 
E' tutto un apprezzabile, godibile, a tratti galvanizzante sfoggio di potere, mazzate, colpi energetici e basta.
Non si combatte per la vita, per non soccombere, per non essere macellati, ma solo perchè oggi va così.





Sarà sicuramente un prodotto apprezzabile dalle nuove generazioni, e molti degli -enta e -anta si saranno divertiti: ed anche io, ammetto, l'ho apprezzato.
Cosa non va, dunque? 
Non va che appena si scioglie la meraviglia per l'estetica, il prodotto, in sè, è deludente perchè tradisce la pericolosità, la cattiveria, la follia e furia omicida di un avversario totalmente fuori controllo. Non ti resta nulla, ed il confronto, l'occhio di paragone, con ciò che era il Broly classico, purtroppo è li a ricordarti che quel villain potentissimo e crudele, non ha niente a che vedere con questo cucciolone impazzito.
I personaggi sono caratterizzati come macchiette, specie Goku cui affidano la parte delle battute e dei momenti leggeri idioti, lo stesso Freezer non si capisce se ci sia o ci faccia, Vegeta è l'unico che conserva il suo aspetto caratteriale e menzione d'onore per Piccolo/Junior che si autopiglia per il culo con il celebre "Ha un'aura potentissima".
Epic win.


Nota di demerito invece per l'assenza di caratterizzazione fisica della violenza: salvo una scena in cui il nuovo Broly spatafascia Goku a terra come un tappeto e appare che il nostro Saiyan stesse effettivamente soffrendo, niente sangue, niente denti saltati, niente sensazione che ogni pugno, gigantesco, ti stesse per spezzare ogni osso come invece nel precedente Il Super Saiyan della Leggenda.
Sarà il nuovo del domani, ma l'oggi è poco attraente.

martedì 30 luglio 2019

Una introduzione ed un Buco

"In un buco nella terra viveva uno hobbit. Non era un buco brutto, sudicio e umido, pieno di vermi e intriso di puzza, e nemmeno un buco spoglio, arido e secco, senza niente su cui sedersi né da mangiare: era un buco-hobbit, vale a dire comodo."




Con questo incipit incomincia il celebre Lo Hobbit: un racconto, una favola, un mondo intero.
Creato e reso meraviglia dal Prof. J.R.R. Tolkien, questo rappresenta la summa stessa di tutto ciò cui gli affezionati al fantasy classico amano e a cui devono recare eterno tributo.

Non è una novità che, in questo periodo, molto si parli sia del biopic destinato a narrare -e, probabilmente, a favoleggiare - la vita del compianto autore e professore; così come si susseguono in queste ore numerose voci circa la serie tv che giungerà su Amazon Prime Video si spera entro tempi brevi, anche se potrebbero volerci almeno un anno o due per poterla effettivamente seguire.
A questo proposito, sono state rivelate alcune informazioni sul cast, ossia Kate Hawley (costumista della trilogia de "Lo Hobbit", appunto), il premio Oscar Rick Heinrichs (production designer e collaboratore di Tim Burton), John Howe (illustratore e visual designer della trilogia "classica" di Peter Jackson e di quella meno apprezzata per ovvie ragioni de "Lo Hobbit"), Tom Shippey (un noto esperto di J.R.R. Tolkien e collaboratore di Peter Jackson) e Jason Smith (visual effects supervisor di moltissimi film rinomati come "Star Wars: Episodio III La Vendetta dei Sith" e "Harry Potter e il Calice di fuoco").
Gli showrunner e produttori esecutivi saranno J.D. Payne e Patrick McKay ("Star Trek 4") mentre a dirigere i primi due episodi sarà J.A. Bayona (regista di "Jurassic World: Il regno distrutto") che farà anche da produttore esecutivo assieme Belén Atienza. A scrivere la serie saranno invece Gennifer Hutchison ("Breaking Bad"), Jason Cahill ("The Sopranos") e Justin Doble ("Stranger Things"); Shippey fungerà anche da supervisore e consulente per le storie.

Ora, tutto questo potrebbe sembrare un interessante progetto. In realtà, è un interessantissimo progetto, in nome del quale, solo qualche anno fa, probabilmente tutti avrebbero gridato al miracolo.
Oggi, dopo alcune delusioni o almeno conclusioni agrodolci, come per Game of Thrones, senza dimenticare il, a mio giudizio, dimenticabile Lo Hobbit, la trilogia cinematografica firmata dallo stesso Peter Jackson e incredibilmente meno curata della precedente trilogia specie dal punto di vista della regia e degli effetti speciali, la cosa assume un connotato di cauto timore e di circospetto interesse: probabilmente, questo, è un meccanismo di difesa di tutti noi per evitare cocenti delusioni.

Staremo a vedere.

Ma tutto questo come ha a che fare con questo neonato blog?
Personalmente, devo tutto al fantasy: lo amo, pur non accettando tante cose solo perchè fantasy o proprio perchè fantasy per capolavori quando, bè, sono lungi dall'esserlo.
Tutto questo, tuttavia, sarà chiarito nei prossimi post.

Elen síla lúmenn'omentielvo

Lordgirsa