giovedì 10 giugno 2021

L'arrivederci di Asrafil: un amore finito (fantasy, stringe, estratto)


L'elfo si accostò alla fanciulla.

"Namaarie" disse.
La fanciulla non rispose. Aveva già deciso la propria strada, pur non riuscendo il cuore a tradurre ciò che la mente diceva perché le labbra profferissero quell'addio.
"Namaarie" ripetette.
Si voltò, porti il suo ultimo sono: un sorriso. Poi più nulla.
La fanciulla provó a dire qualcosa, senza successo. Che dire poi...? Tutto era stato già gridato nel silenzio.
Tutto era stato detto, dagli occhi che parlavano, soffocando lacrime che non potevano tradire il dolore immenso, incrociandosi le parole e le domande con le risposte.

L'elfo si allontanò: un giorno la fanciulla avrebbe dimenticato. Un giorno quella fanciulla avrebbe ricominciato a vivere trovando sorriso e parole, risate sincere e costruendosi un futuro.
L'elfo avrebbe invece portato nel cuore quel segno, quel dolore, per sempre. Una cicatrice che non sbiadiva, un ricordo imperituro nella mente di chi sapeva vivere secoli o, forse, per sempre.
Anche gli alberi più belli serbavano una corteccia che per quanto ruvida celasse imperfezioni.
L'elfo, mentre camminava, si trovò ad invidiare gli alberi.
Lui non poteva dimenticare. Pur libero in eterno sarebbe stato per sempre schiavo di un ricordo.
Di baci, di carezze, di promesse.
Asrafil si allontanó.
Nella luna di quel giorno, risuonavano dolci note di Arpa.
Chi le udì, pare, non riuscì a dormire perche sentiva un'anima lacerata, una angoscia grande quanto le onde del mare, il dolore nuovo e vecchio di secoli di solitudine.

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