venerdì 5 settembre 2025

[VistoIeri] Ushio e Tora vs Demon Slayer: cuore o spettacolo? L’alleanza uomo-demone come non l’hai mai vista



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Dopo aver approfondito nel precedente articolo, che per comodità potete recuperare qui, l'aspetto tecnico che contraddistingue le due opere, abbiamo convenuto, restando nell'ambito del giudizio oggettivo ed al netto di preferenze personali, che Demon Slayer sia senz'altro un'opera più riuscita, più appariscente ed assai più di impatto, ad un esame superficiale. Laddove tuttavia l'aspetto concreto, solido, quasi ruvido dell'anime di Ushio e Tora può incontrare, come di fatto incontra, la preferenza di taluni, è innegabile che le due opere giochino, per così dire, in due categorie differenti, complice anche l'abisso che le separa circa il budget destinato all'una ed all'altra.

Ma ora, abbandonando le certezze oggettive, ci addentriamo in una analisi più complessa che riguarda, non a caso, i due elementi che possono far pendere l'ago della bilancia verso una delle due opere.
In questo articolo approfondiremo i personaggi, con un occhio di riguardo al ruolo ed all'immaginario che accompagna quelli femminili e la funzione di essi alla storia piuttosto che il contrario; nel prossimo ed ultimo appuntamento, infine, andremo a comporre il binomio composto dalla storia - ciò che accade -  e dalla trama - il modo di raccontare.

In questo articolo in particolare, il concetto di SPOILER va ovviamente ribadito in maniera chiara e precisa, onde non rovinare la sorpresa a nessun casual watcher che, stimolato dalle riflessioni precedenti, dovesse decidere di recuperare ambedue le opere.


- I personaggi - 

Affrontare in modo generico ma completo questo particolare aspetto è, senz'altro, una grossa sfida: tuttavia, mentirei se scrivessi che non era proprio su questo campo di scontro che contavo per mettere sul serio a paragone le due opere: perchè laddove l'aspetto tecnico dipende dal budget, come diceva all'epoca Yotobi, "[...]un cervello, una matita ed un foglio di carta" per scrivere una buona sceneggiatura non costano nulla.

Intanto, va detto che Ushio e Tora conta 33 volumi pubblicati tra Granata Press e Star Comics, e che oltre ad una prima, dimenticabile incarnazione OAV, ha conosciuto una maggior dignità con la pubblicazione sul canale Yamato Video di Youtube di tutti e 39 gli episodi che, pur non potendo ovviamente condensare gli eventi collaterali - diciamo secondari - della storia principale, riesce comunque ad essere abbastanza fedele e a dare lo spazio per crescere ai personaggi tanto principali che secondari, sacrificandone alcuni, minori, e comprimendo quelli che per forza di cose avrebbero richiesto troppo tempo per venire dapprima introdotti e successivamente approfonditi.
Demon Slayer consta invece di 23 volumi, ma l'anime vanta la bellezza di 63 episodi a cui andranno aggiunti dei lungometraggi animati, pare ben 3, che andranno a coprire l'arco conclusivo del manga.
Il primo, intitolato "Il Castello dell'Infinito" verrà distribuito a partire dall' 11 settembre 2025 da Sony Picture e Crunchyroll, quindi praticamente a giorni.

- I protagonisti: imperfezione vs perfezione-

Ora, parlando dei personaggi, posso ancora porre grossomodo sullo stesso piano tanto Ushio che Tanjro, i due protagonisti delle loro opere. Personaggi buoni, positivi, altruisti, in grado finanche di empatizzare col nemico: mi hanno spesso colpito, difatti, le lacrime del protagonista di DS quando riesce a far proprio il carico di tristezza dei demoni, per quanto l'abbia spesso trovata forzata come cosa: intendiamoci, ottimo presentare dei cattivi che non siano bidimensionali, dei malvagi che abbiano anche consapevolezza della loro mostruosità e che, alle volte, in punto di morte, realizzino quanto terribili siano state le loro azioni.
Questo perchè, questi "demoni" sono più vicini al concetto di Oni, che proprio in Onikirimaru - Slayer, veniva presentato: persone che, in vita od in morte, provano tanto di quel dolore, di quella afflizione, di quel rancore, da diventare appunto demoni, oni. E questo funziona, va detto: però, funziona decisamente meno quando questi stessi "mostri" passano il loro tempo intenti a compiere ogni genere di eccidio e gesto raccapricciante ma che poi, solo in punto di morte, si scopre che vantano un passato triste. Da qui il tentativo di ribaltare la cosa e "umanizzare" il demone, "spiegare" il cattivo.
E per quanto alle volte, per immagini, musica e messa in scena, la cosa possa colpire, alla lunga, al terzo, quarto, quindi demone che sembra sempre un incompreso, la cosa stufa.
Anche in Ushio e Tora alle volte ci sono mostri "umanizzati": Juro, la terza Bestia del vento, conosce un arco di redenzione concreto dato che Ushio, un semplice ragazzino delle medie, riesce ad immedesimarsi nel dolore di una creatura altrimenti pacifica; ma questo espediente può valere una volta, due volte, tre a dir tanto, ma non così spesso come invece viene mostrato in DS dove, alla fine, sembra quasi necessario dover provare pietà per chi fino a quel momento ha macellato gli umani. 
Comunque, entrambi i protagonisti sono empatici, altruisti ed antepongono il bene del prossimo al proprio.
Ma c'è un "ma", e nemmeno tanto piccolo: Ushio è un eroe imperfetto, testardo e generoso, che cresce gradualmente fino a comprendere il peso rappresentato dalla Lancia della Bestia e il significato del suo destino: non a caso, spesso egli stesso si stupirà di quanto altre persone venerino o considerino sacra quell'arma, e quanto disapprovino la leggerezza con cui egli la tratta. Del resto, e questo è importante, non è nient'altro che uno studente delle medie, il classico "eroe per caso", almeno fino a quasi la fine della serie, in cui viene rivelata la sua reale origine, ma fondamentalmente egli viene "scelto" dalla Lancia della Bestia proprio per il suo carattere, il suo ottimismo, il suo disprezzo per le ingiustizie ed il fatto di riuscire ad unire demoni e uomini, mostri e gente comune trattando tutti allo stesso modo, se meritevoli.



In un certo senso è meritevole perchè lo è diventato, più che essere nato per esserlo: e quindi l'essere una sorta di "prescelto" dipende, un po' come Harry Potter, dal fatto che le sue scelte, il suo modo di essere l'hanno reso degno, e non il contrario.
Ushio cresce attraverso le esperienze, non ha "mentori" che gli consiglino tecniche come la Respirazione per potenziare le forze e ridurre l'impatto delle ferite, la Concentrazione Assoluta, la Respirazione di questo e la Danza di quello: è un ragazzo con un'arma mitica, cosa che, però, anzichè togliergli fascino, ne accresce invece l'arco di crescita perchè, a differenza della Confessione di Monaci che combattono i mostri, a differenza di chi si è allenato per questo, resta un ragazzino delle medie, che viene ferito continuamente, che rischia la morte dozzine di volte, e le cui menomazioni vengono si, guarite dalla Lancia della Bestia come se si rigenerassero, ma senza ambienti sicuri dove egli sia davvero protetto, a differenza dei pit-stop in luoghi puliti e protetti come quelli cui Tanjiro ha accesso perchè messi a disposizione dagli Ammazzademoni: Ushio si fa persino curare da un Kappa, quindi un potenziale nemico, quando i Mostri dell'Ovest gli danno la caccia senza sosta. Tanjiro invece ha Case, ricoveri e ambienti puliti ed asettici per riprendersi oltre che, in perfetta logica videogame, addestrarsi per diventare più forte.


Trova le differenze

Tanjiro, d'altro canto, incarna l’eroe puro e compassionevole, mosso da una determinazione incrollabile ed è quindi molto diverso da Ushio che diviene un "ammazzademoni", per così dire, per mero caso: il protagonista di Demon Slayer ha inizialmente tanto il movente della vendetta per la propria famiglia sterminata da Muzan quanto il voler proteggere la propria sorella, mutata in demone e cercare di farla ritornare umana.
È un protagonista lineare, meno ambiguo rispetto a Ushio, ma di forte presa emotiva grazie al suo lato empatico: piange per i demoni che sconfigge, li umanizza al momento della morte, e in questo si distingue da tanti altri eroi shōnen.
Tuttavia, tra i due, Tanjiro appare sempre come "perfetto": riesce sempre meglio negli allenamenti, diviene sempre più forte, al punto da diventare il pilastro, con la "p" minuscola, dei legami affettivi ed amicali con gli altri membri della squadra, specialmodo con Inosuke e Zen'itsu, che vengono attirati dalla sua personalità e entrando in sintonia con personaggi che sulla carta dovrebbero essere schivi e potenti, come i Pilastri stessi.
Ushio, nonostante sia quasi identico per approccio morale a Tanjiro, è sempre in difficoltà e nelle battaglie cresce per esperienza, non per "potere".
Come viene precisato, quando si mettono a confronto Ushio e Kirio, un altro candidato alla successione della Lancia della Bestia, quest'ultimo è più forte, abbatte i mostri con precisione senza mai ferirsi, possiede una grande forza spirituale e tutto ciò che fa lo fa con una logica ed un trasporto tali che non è contemplato il fallimento, affrontando in condizioni di totale sicurezza ogni battaglia; Ushio, invece, si getta a capofitto senza ragionare, mosso dal solo desiderio di aiutare il prossimo, anche in inferiorità numerica, persino sprovvisto della Lancia, che è la sua unica, vera, arma, senza la quale è un ragazzo qualsiasi; più volte viene ferito, rischia costantemente la morte e sembra sempre vincere per poco, mai in maniera netta come Kirio.
Ed in questo, credo, sta tutta la differenza anche con Tanjiro il quale si, è altruista e puro, ma sembra avere sempre un'arma in più per vincere, sembra sempre avere in serbo qualche asso nella manica per sopravvivere e, soprattutto, non è mai davvero da solo, ma è sempre in compagnia di qualcuno: ora di un Pilastro, ora del duo Zen'itsu/Inosuke oltre che, molto spesso, di Nezuko, la quale riesce convenientemente a sbloccare i poteri quando la trama lo richiede: ora emettendo fiamme, ora diventando più potente e rigenerandosi quasi in un batter d'occhio come durante l'arco narrativo de Il Quartiere del Piacere, ora infine curando avvelenamento e lenendo ferite, cosa che ho trovato una forzatura abbastanza forte.
La differenza tra i due, infine, è che Tanjro sarà pure spesso in difficoltà, ma è addestrato per combattere i demoni, si allena costantemente per migliorare ed apprendere tecniche o movimenti o Respirazioni, mentre Ushio è letteralmente un signor nessuno che impara qualcosa senza addestrarsi, solo per esperienza personale. 

Tora, quando Ushio viene sminuito dinanzi alle sicure e straordinarie capacità del principale successore della Lancia, si arrabbia come non mai, proprio perchè fa presente al suo interlocutore, il demone Kuin che accompagna Kirio "[...] è mai successo che Kirio abbia affrontato a  mani nude un demone? [...] e' mai capitato che Kirio si ferisse o rischiasse la vita per salvare un perfetto sconosciuto? [...] ed è mai successo che Kirio affrontasse una battaglia da solo, senza il tuo aiuto? [...] Bè, se è così...allora è probabile che sia Ushio il più forte.

Per come la vedo io, Ushio è e resta un ragazzo normalissimo, e per quanto la Lancia alle volte riveli qualche potere in più, non c'è mai un deus ex machina che è li a salvare capra e cavoli: ed i salvataggi in extremis giungono inattesi, e non telefonati come accade in Demon Slayer.
Nell'opera, non a caso, Ushio e Tora non è solo il titolo, ma la dinamica di nemici-amici su cui si incardina tutta la narrazione.

Da ultimo, ma questo lo approfondirò nella sezione in cui confronto le armi dei protagonisti, Ushio non solo deve cercare di non far scoprire ai suoi compagni l'esistenza dei demoni od il fatto che lui brandisca un'arma fatta per sterminarli, ma anche rischiare la propria stessa anima visti gli effetti collaterali della Lancia.



- Tora e Nezuko: comprimari demoni, destini differenti-

Nonostante tutto, a mio giudizio, qui non c'è proprio partita: Tora, o Nagatobimaru, è senza dubbio alcuno dieci volte più interessante di Nezuko: quest'ultima è l'oggetto delle attenzioni di Tanjiro, il macguffin che va difeso e protetto, ma costituisce anche fan service di comodo - non dimentichiamo che quando il suo sangue demoniaco sembra risvegliarsi, convenientemente guadagna una quinta di reggiseno, ben in vista e opportunamente scollata per far felici gli otaku - e occasionale deus ex machina con una crescita, non solo di fisico,  ma anche di potenza che è strumentale alla trama e non viceversa.
Tora, al fianco di Ushio, è molto più di un comprimario: da antagonista riluttante diventa quasi un compagno ed un fratello, in un rapporto complesso che rappresenta la vera anima dell’opera. La loro evoluzione è bilanciata, e la forza emotiva nasce proprio da come i due cambiano l’uno grazie all’altro e, soprattutto, Tora funge anche da occasionale consigliere, essendo una creatura secolare di grande esperienza che riesce a guidare Ushio specie nelle prime fasi della loro avventura: non ultimo, il fatto che potenzialmente Tora rappresenti una minaccia anche per Ushio, aggiunge pepe alla storia, come quando egli decide di smettere di "possederlo" e arriva a ferirlo gravemente pur di insegnargli qualcosa, spronarlo a migliorare, in quello che diviene l'UNICO momento in cui il possessore della Lancia della Bestia decide di farsi addestrare.



Un rapporto così stretto tra i due è esaltato dal fatto che quasi sempre le sfide vedono entrambi intenti a combattere e solo saltuariamente venir affiancati da degli alleati, che spesso combattono per la propria vita più che aiutare direttamente il duo, mentre Tanjiro è sempre affiancato da qualcuno,spesso non la sola Nezuko, ma anche da Zen'itsu e Inosuke, oltre dai Pilastri ed altri comprimari ancora, in quello che sembra più un party da gdr classico che non un classico shōnen con determinati protagonisti, centrali alla storia.

Non da ultimo, la storia di Tora, il suo legame con la Lancia della Bestia ed Hakumen/Maschera Bianca, è non solo uno degli archi narrativi più importanti ed interessanti, ma frutto di un worldbuilding e di una serie di misurate anticipazioni e piccoli dettagli ed indizi che vengono sapientemente disseminati qua e la.
In DS, invece, non ho mai percepito un reale interesse: non riesco a capire come mai tutto sembri sempre figo, tutto sembri li, li, pronto per grandi rivelazioni, e poi si resti sempre nell'alveo della superficialità, del buttare un piccolo racconto o un flashback che non ha grande appeal, che sembra sempre un po' pezzotto: non contesterò mai il gusto personale di chi ama visceralmente quest'opera, il cui lungometraggio ha fatto in patria una valanga di soldi, ma a me tutto sembra sempre approssimativo.
L'unico momento in cui davvero ho percepito un po' di commozione in Demon Slayer, a parte per la sorte di Rengoku, è stato quando ero certo Nezuko fosse morta, esponendosi alla luce del sole: li, confesso, mi sono permesso di credere che l'avrebbero in effetti fatta morire, dato che la quarta ed ultima stagione prometteva grandi eventi. 


- I Comprimari: ubi maior, minor cessat-

E, a questo proposito, via, togliamoci il dente: se Inosuke è un personaggio tutto sommato carismatico quanto volontariamente caricaturale, perchè incarna lo stereotipo del guerriero spaccone ma in fondo di buon cuore, alleggerendo la tensione - ed in questo è molto più simile a Tora di quanto non lo sia invece Nezuko-  invece Zen'itsu è il fastidio fatto a persona, lo stereotipo che fa lo stereotipo.
Tanto per cominciare, il personaggio pauroso ed impacciato è un piacevole clichè che, se usato bene, aggiunge umanità alla storia: in Dragon Quest Dai, Pop, il mago, è un personaggio STUPENDO, forse migliore dello stesso protagonista, Dai. 
Zen'itsu, invece, è una rottura di balle immane, non c'è un modo più elegante per dirlo: le sue urla, i suoi pianti, i suoi siparietti in cui si dispera, fugge e grida, invoca aiuto, cerca di sbatacchiare Tanjiro a destra e a manca per farsi aiutare o rimproverarlo di mettersi e metterli in pericolo, non offrono sviluppo, non danno caratterizzazione, rompono e basta. 

Curioso, è quello che vorrei fare io a Zen'itsu


Ora, se questo fosse un personaggio non ricorrente, che compare solo una volta ogni tanto, lo potrei capire: ma buona parte della prima stagione è un concentrato di urla di questo deficiente che si intuiva già dal primo istante in realtà fosse davvero forte: e posso anche farmi andar bene la gimmick che preveda egli sia fortissimo solo quando è svenuto o altrimenti incosciente...ma questo giochetto può funzionare le prime due, o tre volte, non può essere invece una costante.
Se lo spettatore non assiste ad una reale crescita personale, motivata dal confronto costante con altri personaggi (senza strilli o siparietti pseudocomici) o dalla riflessione di ciò che equivale ad un fallimento morale in caso di fuga, se non c'è un vero e progressivo crescere che non sia invece affidato ad un singolo momento che SEMBRA dare il la allo sviluppo, salvo poi a fine battaglia tornare tutto come prima persino alla quarta, benedetta, stagione bè, allora temo che si sia un po' fuori tempo massimo per affezionarmi a questo personaggio: poco può importarmi se poi troverà il coraggio e si evolverà in un personaggio maturo nelle ultime due puntate di stagione e da li nel film (o nei film) chiamati a chiudere l'arco narrativo finale della storia.
Non posso ritrovare questo personaggio sul finire della serie che continua a fare gli stessi siparietti da deficiente e non posso che provare una pena infinita per il doppiatore che si sarà rovinato le corde vocali a furia di strepitare e piangere ogni tre per due.

Anche cercando in rete, non ho avuto difficoltà a scoprire quanto questo personaggio in particolare si sia rivelato divisivo, tra chi ne è divertito e chi lo detesta cordialmente.
Ripeto, va bene l'archetipo del codardo, va bene la gimmick di chi è in realtà forte ma non se ne rende conto, ma se non c'è una crescita reale del personaggio, lenta e costante, quanto definita ma è un qualcosa di solo occasionale con qualche frase fatta, bè, per me il personaggio è bocciato. 
Qualcuno potrà trovarlo divertente, senz'altro, ma io l'ho giudicato fin dall'inizio troppo esagerato, troppo sopra le righe e, in definitiva, più un ostacolo che altro.
Anche perchè, e qui la cosa non me la spiego, per quanto DS sia un anime lungo e con un sacco di puntate, certe cose sembrano comunque frettolose: il fatto stesso che l'introspezione vera venga demandata solo ad alcuni intramezzi rispetto a ciò che davvero tiene lo spettatore incollato, ossia gli scontri, la dice lunga su quanto, come ha scritto una gentile utente, "Demon Slayer vive più di emotività che di una storia solida ed interessante". E non potrei essere più d'accordo di così. 



Ma sul lato Ushio e Tora? Tutto fila liscio? Si e no: intanto, i personaggi secondari ci sono e molti di essi ricevono una puntata o due di approfondimento, che è vera introspezione e narrazione e non solo "situazioni" buttate li, come quando si comprendono, con poche pennellate, perchè Saya dai capelli bianchi sia vittima della propria famiglia, oppure del pittore Hanyu che si tramuta in oni e tormenta per desiderio malsano di possesso la propria figlia al punto che questa tenta il suicidio.
Hyo, il cacciatore dei demoni che vuole vendicare sua moglie e sua figlia, è iconico sia per aspetto che per stile di combattimento per quanto, onestamente, venga parecchio ridimensionato nella versione animata per tempo e spazio.
La stessa confessione Kohamei ha un rapporto più solido con la minaccia costituita da Hakumen, cosa che non posso dire per gli Ammazzademoni: mentre la Delegata in Ushio e Tora discendeva da una specifica linea di sangue che ha sempre cercato di sconfiggere Hakumen fin dalla nascita della Lancia della Bestia, in Demon Slayer apprendiamo che il Capofamiglia discende dalla famiglia che ha dato i natali a Muzan, divenuto il primo demone: proprio per questo, quasi che fosse caduta una maledizione sugli Ubuyashiki, i nascituri erano sempre di meno e sempre più malati, tant'è che la famiglia stava per estinguersi: ma quando un sacerdote propose all'allora Capofamiglia di giurare di dedicare la propria anima alla caccia di Muzan per estirpare la maledizione, allora quella moria cessò, i bambini smisero di morire in tenera età pur riuscendo difficilmente a raggiungere i trent'anni.
Sulla carta sembrano quasi le stesse cose, ma la resa è molto differente, così come spesso dico: non è il cosa, è il come.
Come detto, sicuramente il manga di DS avrà dato spazio ai dialoghi, e quindi mi aspetto ci sia li un minimo di approfondimento in più per quanto l'anime sia lungo il doppio di Ushio e Tora, ma proprio per questo ci dovrebbe essere spazio per affezionarsi ai personaggi, mentre l'ultimo di cui mi interessasse qualcosa era Rengoku, la cui brutta sorte si capiva fin dal minuto uno visti i dialoghi con Tanjiro. 



Ecco, dovendo usare una parola per descrivere DS, che non sia superficiale, direi che calza bene approssimativo: non può esserci solo l'estetica di un combattimento a farla da padrone, perchè Dragonball si regge su mazzate e trasformazioni, ma per arrivare a quello ci si è messi una infinità di tempo ed avventure, e, cosa più importante, non si sono presentati ventordici personaggi che poi si ha evidente difficoltà a gestire - uno su tutti, Tengen Uzui, il Pilastro del Suono, presentato come figo, con tre mogli al seguito e con sta benedetta parola, sgargiante, che alla settima o ottava volta che l'ho sentita usare a sproposito e fuori contesto gli ho augurato la morte, venendo solo in parte accontentato: infatti, ad un certo punto e senza preavviso mi ritrovo questo personaggio, questo Pilastro fortissimissimissimo che è per terra, agonizzante, senza un braccio.
Così, de botto, senza senso: per quanto ci sarà chi apprezzi e si dispiaccia, vedere un personaggio che ho lasciato alcuni minuti prima a tener testa ad un avversario di grosso calibro e ritrovarlo li , esanime e mezzo morto, mi ha altrettanto ammazzato il pathos.
Anche qui, citando una frase che ho sentito in passato, in DS è come avere sempre in mano una pistola che però non riesce a sparare: è minacciosa, ti dà teoricamente potere di vita e di morte su un'altra persona, ma al momento clou non funziona.




- La comicità: equilibrio o stonatura?- 

La comicità che contraddistingue le due opere, peraltro, è un altro aspetto che le accomuna e le distanzia allo stesso tempo: in UeT gli occasionali momenti in cui Tora appare in versione "comica", quasi super deformed, accentuano il conflitto ed il contrasto perchè egli è un personaggio feroce, sulla carta malvagio, che però va incontro ad insospettabili sprazzi di bontà inizialmente, come quando desidera mangiare Mayuko, una delle più care amiche di Ushio, ed alla fine viene quasi addomesticato da questa che per di più lo converte alla dieta a base di hamburger al posto degli umani: quei momenti in cui Tora sembra solo un cucciolone arrabbiato, fungono da diversivo e momento di reale leggerezza, perchè si empatizza e ci si affeziona al personaggio.

In Demon Slayer, invece, la comicità viene spesso sfruttata a sproposito, nei momenti in cui meno andrebbe impiegata: ho assistito a dozzine di scene in cui si cercava di buttare in caciara quando invece, per banale che fosse, il contesto serio o drammatico andavano conservati per com'erano, senza infantilizzare altrimenti l'opera e rendere tutto banalotto e poco sofferto.
Quando ho visto il quartiere del piacere devastato, e Nezuko che in versione super deformed si caricava Tanjiro sulle spalle per portarlo in giro, mentre tutto intorno era morte e distruzione, li ho capito che non ci sarebbe mai stato amore tra me e quest'opera. Mi incuriosisce, a tratti mi diverte e sicuramente intrattiene, ma salvo una o due scene memorabili - scene, attenzione, non archi narrativi o storie - difficilmente DS mi resterà impresso.









Nonostante i due stili grafici siano simili sotto il profilo della comicità, è l'uso a sproposito che a mio modestissimo giudizio, falla l'approccio di DS: la scena in cui per esempio Nezuko viene braccata dall'Erede di Kocho, Pilastro degli Insetti, non dovrebbe essere comica nè ridotta ad una macchietta eppure, come si vede, Nezuko ha gli occhietti piccoli, come se dovesse essere una scena comica mentre rischia di essere uccisa.
In un'altra scena, che ho printato dal mio account Prime Video, Tanjiro sta cercando di mettere a nudo l'anima ed il dolore - che vabbè, viene mostrato ma poco approfondito - del Pilastro dell'Acqua Giyu, colui che l'ha dapprima salvato e poi si è esposto per proteggere Nezuko e Tanjiro garantendo per lui dinanzi agli altri Pilastri ed al Capofamiglia: ebbene, si svacca tutto sfidandosi a chi più mangia soba fredda, il che è un modo molto elegante, va detto, di ammazzare il pathos costruito fino a pochi secondi prima.
Dato che poi ho sempre timore di essere io ad essere prevenuto, ho cominciato a vedere molte puntate assieme a mio figlio di 11 anni: e a questa scena, oltre ai soliti siparietti di Zen'itsu, mi ha detto, elidendo il linguaggio colorito, "papà, perchè guardi questa cavolata?". 



Non posso darti torto, figlio mio

Forse i bambini riescono ad essere più onesti di noi, che ci lasciamo trasportare dalle emozioni del momento e glissiamo su certe cose che sono sotto gli occhi di chiunque.

- I personaggi femminili -

Anche qui si nota una differenza marcata, ed anche questa difficilmente contestabile.

In Ushio e Tora i personaggi femminili – da Asako a Mayuko fino a personaggi secondari come la prima candidata alla Lancia, Hinowa Sekimori o Kagari, la Bestia del Vento– hanno spesso un ruolo di sostegno morale e narrativo autentici: non sono solo ornamenti nè offrono un bel vedere, per così dire, dato che qui non c'è spazio per curve generose per intrigare il fan medio e distogliere dal vero cuore dell'opera, ossia la narrazione (per quanto nella versione animata ammetta che Kagari viene parecchio "maggiorata"). 
Asako,  in particolare, incarna la forza del legame di infanzia con Ushio: è una ragazza risoluta, tosta e coraggiosa, innnamorata di Ushio pur mascherando la cosa per orgoglio tra prese in giro e botte che i due si scambiano; una "donna forte" che lo è, non ha bisogno di dirlo o strillarlo in continuazione e che, pur spaventata, è in grado di saltar giù da una moto posseduta da un demone a trecento chilometri orari affidando la propria vita e riponendo la massima fiducia nel fatto che Ushio possa prenderla al volo. Salvo qualche leggerezza tipico dello shōnen, tipo quando Asako prende a calci in faccia un adulto od un militare, giusto perchè va ricordato anch'ella pur praticando arti marziali è una ragazza delle medie, ella è forte senza essere forzata, è spontanea e vera perchè credibile nel suo rapporto con Ushio; Mayuko, d'altro canto, incarna il lato più tenero e dolce, l'amica che è segretamente innamorata anch'ella di Ushio, ma che preferisce non dichiararsi per non ferire la propria migliore amica, Asako appunto. Anch'ella è coraggiosa e determinata, pur se decisamente ingenua al punto da volersi sposare sia pur per gioco con Tora ed in grado di mitigare e stemperare la presunta malvagità del demone con gli occhiali, come a volte lo chiamano, con la sua frizzante dolcezza e bontà di cuore: e questo, anche quando si scoprirà essere ella stessa un personaggio importantissimo e "potente", suo malgrado.
Nonostante lo stile anni ’90 fosse meno attento a una rappresentazione paritaria, l’opera riesce a valorizzare queste figure senza ridurle al mero fan service, ed in quei rari momenti in cui c'è un minimo accenno di nudo, esso conserva quella sorta di restia timidezza propria dei ragazzi adolescenti che si accostano alla sessualità.

Kagari unisce forza, remissione e sensualità



Hinowa Sekimori, un'altra candidata alla successione alla Lancia della Bestia, che ha vissuto sempre un rapporto conflittuale con il padre che "desiderava un figlio maschio", mostra una tematica molto importante, mai quanto oggi attuale, circa i figli che sentono di deludere i genitori, la ricerca del proprio posto nel mondo, il dover superare stereotipi: per quanto tuttavia sia profondo, debbo ammettere che soffre molto il passaggio da carta ad anime, per cui non posso soffermarmici, mentre Kagari, la Bestia del Vento, riesce a conservare sufficientemente la propria dignità.

Un personaggio peculiare.


Demon Slayer, invece, pur presentando figure di grande impatto come Nezuko, Shinobu Kocho e Mitsuri Kanroji, predilige un po' troppo spesso un’estetica marcatamente orientata al pubblico otaku. Nezuko, pur essendo la sorella protetta e simbolo del legame familiare, viene spesso rappresentata con pose o trasformazioni che strizzano l’occhio al fan service. Mitsuri Kanroji, il "Pilastro dell’amore", ne è un esempio ancora più evidente: il suo design e il suo carattere oscillano tra il tratteggio interessante e la funzione di piacere visivo, mentre il suo modo di parlare spesso svenevole e le sue pose servono senz'altro a solluccherare il pubblico maschile.
E' un peccato non venga approfondito e non si vada oltre il "una donna non dovrebbe essere così forte", cosa che potrebbe accomunarla a Hinowa di UeT, ma per il resto è un personaggio tutto sommato piacevole.
Certo, alcune – come Shinobu – sono ben scritte e mantengono un’aura di mistero e fascino autentico, ma nel complesso si avverte una spinta commerciale alla spettacolarizzazione della figura femminile: avrei senz'altro gradito un Pilastro legato al concetto di Amore meno sessualizzato, magari più legato ad un principio di sincero altruismo, benessere del prossimo, non una persona così esagerata che sicuramente fa piacere alla vista, ma sul lato narrativo offre poco, oltre a vantare una backstory particolarmente scialba.


- Le armi di Demon Slayer e Ushio e Tora- 

Anche qui a mio giudizio, che non vuole ovviamente offendere chi la pensa altrimenti, non c'è confronto.
La Lancia della Bestia è quanto di più figo possa esistere, anche in logica gdr.

Partiamo dall'assunto che secondo me una spada è e resta un'arma splendida, la più bella ed iconica di tutte: nè archi, nè bastoni, nè martelli, nè pugnali, niente batte l'eleganza di una spada, ed una katana in particolare ha un fascino irraggiungibile, specie per l'immaginario di noi occidentali.
Tuttavia, le Lame del Sole degli ammazzademoni, sono katane che devono la loro particolarità al materiale di cui sono fatte ed al colore che assumono in base al loro possessore. Fine.
Una lancia, al contrario, l'ho sempre intesa come un'arma abbastanza anonima, utile a cavallo per infilzare, ma poco pratica se non nella logica di certi usi da mischia, con un esercito addestrato e un plotone di lancieri coperti da scudi che possono avanzare e infilzare, come mostrato in vari adattamenti cinematografici - Troy, 300, Alexander e così via. 

Ma qui non parliamo di una lancia comune.

La Lancia della Bestia è un'arma maledetta, forgiata da un armaiolo la cui famiglia è stata sterminata da Hakumen/Maschera Bianca e che, pur di forgiarla, ha visto la propria sorella finire nell'altoforno col metallo fuso e lui stesso si è trasformato in un demone per l'ossessione di vendicare la propria famiglia, finendo per diventare egli stesso la lancia che stava forgiando: il metallo della lama della lancia ospita quindi il "corpo" di sua sorella, l'impugnatura è lo stesso forgiatore, Gyrio: chi impugna la Lancia diventa un demone a propria volta, per uccidere i demoni, ma nello specifico Maschera Bianca
Un'arma malefica perchè odiare l'odio, di cui Hakumen è incarnazione, è la via del male a sua volta: un'arma che lentamente consuma l'anima del possessore finchè questi, alla fine, diventa a sua volta una "Bestia", un demone, che un giorno, al richiamo della Lancia, si risveglierà assieme ad altre centinaia di Possessori/Bestie per combattere, ed uccidere, Hakumen/Maschera Bianca.
Una storia pazzesca, questa, specie perchè dà quel qualcosa che non c'è mai in Demon Slayer, ossia un'atmosfera cupa davvero, pesante, malinconica e triste, in cui si combatte coscientemente il male con il male, e anche quando Ushio apprende come usare bene la Lancia, capisce che non tornerà più umnao a sua volta: l'uso prolungato della lancia, ripetiemolo, su di uno studente delle medie, per quanto prescelto, implica ferite che si rigenerano sempre più lentamente, maggiore difficoltà a tornare umano e un dolore costante.

Ushio perde il controllo e quasi l'anima


Due filosofie a confronto

La differenza più grande tra le due opere, tuttavia, sta proprio nella filosofia narrativa che va a porre in relazione i personaggi.
Ushio e Tora appartiene a un’epoca in cui gli shōnen cercavano di raccontare leggende e crescite interiori, senza la necessità costante di colpire con l’estetica o il ritmo serrato. È un racconto di formazione classico, che non teme i tempi lenti e le emozioni profonde.

Demon Slayer, invece, nasce in un’industria iper-competitiva, dove l’attenzione del pubblico va catturata con immediatezza e mantenuta con continui spunti ed imput, e questo sicuramente si riflette sulla predisposizione della serie al bingwatchin. Da qui la scelta di puntare su colpi di scena frequenti, personaggi iconici perchè visivi e fighi perchè fanno cose fighe, oltre ad un certo grado di fan service.


Il risultato è che entrambi funzionano, ma in modo diverso: uno come epopea intima e mitologica, l’altro come spettacolo travolgente e adrenalinico.

Sempre limitandoci dunque al confronto tra gli anime, è innegabile che DS abbia avuto dalla sua una longevità ed un tempo per presentare, approfondire e narrare praticamente doppi rispetto a quelli di UeT: nonostante i suoi soli 39 episodi, Ushio e Tora riesce a mantenere una trama ordinata e coesa, con una progressione narrativa di grande impatto. Demon Slayer, pur con oltre 60 episodi e tre film animati, punta spesso più sullo spettacolo visivo che sulla profondità della trama, offrendo un intreccio meno compatto e più orientato al coinvolgimento immediato.


Appuntamento a tra una settimana con l'analisi della storia e della trama.

- Leo Lordgirsa d'Amato- 

Gli altri appuntamenti con Ushio e Tora vs Demon Slayer


Parte 1 - L'incipit del confronto

Parte 2 - Il confronto tecnico tra le due opere


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