Dato che, come al solito, sono organizzato come un nido di marmotte bagnato (cit. Dork Tower), lunedì scorso non è uscito l'articolo/post/delirio in questo simpatico buco di appassionati.
Chiedo umilmente scusa, vi manderò un pelo di Peter Jackson a casa come risarcimento.
Detto questo, iniziamo con un po' di riflessioni in base anche all'uscita della settima puntata e in attesa, venerdì 14 ottobre, dell'ottava ed ultima puntata con il cd "gran finale di stagione": sembra un piatto dello chef Gordon.
Comunque, veniamo a noi.
Nei due mesi oramai trascorsi dall'uscita del primo episodio, la community si è spaccata in due, tra chi odia questa serie e chi la ama visceralmente, per poi frantumarsi in sottocategorie di pensiero: abbiamo "i puristi tolkieniani" ossia quelli che se dimentichi una specifica data od avvenimento hanno la bava alla bocca, abbiamo i "seriali" ovvero quelli che sono appassionati di serie televisive, che si chiamino Carabinieri, Game of Thrones, Le Tre Rose di Eva o Montalbano vanno bene comunque, abbiamo i "fantasysti" che non sono quelli che giocano a calcio (a proposito, grazie Juventus di stare facendo così schifo, eh) ma quelli che sono appassionati di fantasy e se vedono un orchetto, un elfo ed una spada mitica vanno in brodo di giuggiole, ed infine quelli che, in stile Dylan Dog vecchia scuola, sono i "nun ce rumpete", ossia gente normale che accende il dispositivo, si collega, guarda quello che deve, perde o passa un'ora a seconda di come venga intrattenuto e la chiude li senza rompere le scatole a nessuno.
Indovinate il sottoscritto a che frangia appartiene.
Si, frangia, dato che poco ci manca si scenda in piazza forconi alzati e in squadre militari per chiedere giustizia: sapete, tutte quelle cose che NON FACCIAMO per cose un tantino più serie, tipo elettricità alle stelle che fa chiudere le aziende, aumento dei costi, nessun aumento di stipendio e cose simili, le cose vere della vita. Ma mica viviamo in un mondo vero, noi, no, viviamo in Internet in attesa che anche li ci aumentino il canone locativo.
Detto questo, facciamola corta, come con i bambini.
Rings of Power è un prodotto che andava scritto e sceneggiato meglio? Senza ombra di dubbio.
Rings of Power è un prodotto che andava interpretato da attori migliori e magari già rodati e non da giovani che per quanto capaci sono ancora immaturi per un prodotto del genere? Avoja.
Rings of Power è un prodotto che scorre lento, a tratti troppo, con dialoghi non sempre all'altezza ed anzi realmente pochi che siano memorabili? Senz'altro.
Rings of Power è un prodotto che consta di leggerezze narrative, momenti telefonatissimi da, appunto, serie tv, un po' troppa attenzione alle donne per un contesto simile (una Bronwyn a caso) e scene che forse volevano richiamare Game of Thrones? Nemmeno a dirlo.
Rings of Power, in conclusione, è un prodotto che andava semplicemente impostato, gestito e preparato meglio?
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E dunque, chiarito l'ovvio, andiamo avanti. |
Da ultimo.
Rings of Power è un prodotto orribile quanto lo si dipinge? No, per niente.
Ed è questo il fulcro , il problema, di tutta la vicenda.
La serie, in sè, è godibile: non è sicuramente all'altezza della Trilogia di PJ ma non è nemmeno confezionata male come quella de Lo Hobbit, dove c'erano vari scempi a cominciare dalla CGI.
Su questo aspetto specifico c'è poco da dire, così come suggestivi sono le scenografie, i paesaggi ammesso ce ne siano di veri e non siano solo sapiente uso della CGI e in generale il cd "trucco e parrucco": anche se a volte un poco meno di fard su Galadriel potevano impiegarlo, Santo Cielo.
Un passo indietro: quando seppi che Amazon aveva in animo di produrre una serie su SdA, ammetto non ne fui per nulla contento (non che lo sia adesso, eh, meglio specificarlo).
Non avevo fiducia che una storia epica come quella scritta da Tolkien si prestasse ad una serializzazione, vuoi per la materia d'origine, un reale ed ultimo poema cavalleresco nel '900, vuoi per le necessarie semplificazioni nel lessico, nei contenuti e nella (macro)trama a seconda del periodo prescelto in cui ambientare la serie, vuoi semplicemente per Game of Thrones ha cambiato per sempre il modo di fare una serie tv "low fantasy" che richiami più il medioevo reale che un mondo fatato.
Quando poi sono circolate le prime notizie, invece, fui sollevato: l'idea era di narrare tanti episodi specifici del Signore degli Anelli o del Silmarillion approfondendo sottotrame non ben sviluppate dall'autore, o portando avanti le cose che Tolkien, comprensibilmente, non aveva affrontato per ragioni di tempo o voglia, quindi ampliare l'universo di Arda.
Poi, meglio ancora, si accennò alla possibilità di flashback e flashforward in cui sarebbero forse apparsi gli attori della trilogia di Peter Jackson narrando side story ma anche affrontando in puntate autoconclusive o entro i due o tre episodi specifiche storie come per esempio la storia di Beren e Luthien, oppure il duello di Fingolfin contro Morgoth o la creazione dei Silmaril eccetera.
Infine venni a sapere che l'intento era di narrare la storia della creazione degli Anelli del Potere e li, ammetto, persi le speranze: un po' perchè circolarono anche le prime immagini da Vanity Fair, le stesse che chiunque avesse un blog od una tastiera od una videocamera si è affrettato a spammare per sfruttare il clickbait e gli attori mi trasmettevano poco; un po' perchè mi sembrava l'arco narrativo più pericoloso in cui fare scivoloni di ogni genere con la cronologia degli avvenimenti, con il gran numero di personaggi da introdurre senza nel frattempo aver introdotto i concetti fondamentali: perchè mai arrivare agli Anelli del Potere senza spiegare come gli Elfi stessi stessero perdendo la capacità di sanare e preservare in eterno le cose del mondo senza narrare anche dell'Esilio, dei Silmaril, del Giuramento e delle varie casate elfiche che si sono allegramente scannate a vicenda?
Nota a margine: chi ha sempre visto gli elfi come serafiche figure angeliche forse si è perso gli eccidi narrati nel Silmarillion tipo il fratricidio di Alqualonde in cui i Noldor pur di impossessarsi delle barche dei teleri massacrarono i loro simili oppure l'abbandono della schiera di Fingolfin ai terrori dell'Helcaraxe a causa del tradimento di Feanor, il rapimento di Luthien e così via. E non scordiamo il compito facile facile che venne dato a Beren dal re Thingol ossia rubare un Silmaril dalla corona di Morgoth per dargli in cambio sua figlia Luthien, appunto.
Nelle prime due Ere gli elfi erano esattamente l'archetipo che si immaginava: nobili, spesso ricchi, viziati principi membri di casate che litigavano e mettevano mano alle armi per motivi spesso futili.
Semplificando molto, il "canone" tolkieniano, espressione di cui chiunque oggi fa uso, non lo vedevo adatto ad una serie televisiva.
E poi arriva la serie, ed ecco le faide ed i fratelli contro i fratelli con la proiezione dei primi episodi.
Sono arrivati dapprima i puristi ad arrabbiarsi: sia per "l'elfo di colore", Arondir - che, ammetto, anche io vedevo come bieca manovra di marketing laddove potevano attingere ad un sudrone o un haradrim e magari presentare un personaggio reietto che si convertiva al Bene e che comunque si è rivelato l'aspetto meno problematico di tutta la baracca- poi per le nane senza barba, tematica accennata da PJ ma mai affrontata seriamente da Tolkien, infine per la stessa Galadriel, alta quanto un barattolo e mezzo laddove in quanto elfa Noldo doveva essere interpretata da qualcuno che incarnasse una presenza scenica notevole, alta un paio di metri ed in grado di bucare lo schermo e non una specie di puffola che ti fa venire voglia di abbracciarla ogni volta che la vedi.
Giunsero infine alle porte dell'internet armati di tastiere coloro che discorrevano della fondatezza dei "protohobbit" visti come dei tizi che abbandonano i propri compagni con pochi scrupoli, coloro che si lamentavano della resa dei numenoreani che gridavano salvinianamente "ci rubano il lavoro!" rispetto agli elfi che dormono solo tre ore a notte, si stancano pochissimo e vivono teoricamente in eterno e quelli che ad ogni puntato, per ogni personaggio nuovo che compariva, studiavano indizi e sciorinavano teorie asserendo che "quello è Sauron! No, quello è Sauron. Nonono quello è Gand...no, è Sauron, dai!"
Ciascuno armato, fratelli contro fratelli, schiumanti sangue, chiamati a difendere l'onta da lavare ciascun verso le proprie idee alle porte di siti blog, canali youtube accorsati o meno al punto che chiunque ne parla pur non avendo mai aperto un libro di Tolkien.
Ok, basta, seriamente.
Quello che mi stupisce, ora parlando appunto in modo sintetico e più attento, è l'estrema divisività di questa serie: c'è chi la odia e chi la ama e solo queste voci si levano, mentre quelle più moderate, di solito, tacciono.
Chi la odia ne rimarca visceralmente tutti gli aspetti negativi, dalla recitazione alla scrittura, dalle scenografie alla aderenza al canone tolkieniano, dalla reinterpretazione dei personaggi fino al ritmo della serie, oggettivamente lenta e solo marginalmente ponendo l'attenzione sui pochi, a detta loro, aspetti positivi. Si è giunti infine alla esigenza di contestare ogni singolo aspetto delle puntate, arrivando anche a metterne in luce i difetti logici-scentifici sulla fattibilità che una torre crolli in un certo modo ad un vulcano che erutti se e come fino a chi possa sopravvivere ad una colata piroclastica con fumi, cenere, lapilli e quant'altro venga fuori da una camera magmatica.
Chi al contrario la ama si spertica in elogi, asserendo che si tratti di una o più storie ispirate liberamente al canone tolkieniano, che questa serie abbia più in comune con l'universo cinematografico di Peter Jackson che non con i veri e propri libri, attingendo alle Appendici e muovendosi liberamente nell'alveo del "non detto da Tolkien" quindi lecito finchè fai qualcosa non espressamente in contrasto con ciò che è scritto, a sua volta rimarcando alcuni aspetti nello specifico poco felici quali, di nuovo, recitazione, momenti imbarazzanti e scrittura dei personaggi non all'altezza di una serie (con costi) simile.
Per un blog che porta il nome de Il Buco dell'Hobbit, dunque, dove sta la verità?
Come sempre, anche se in Internet è più rara del mithrill, nel mezzo e, banalmente, nel "buon senso", che difetta a tutti come sempre, o alla maggioranza dell'una o dell'altra schiera.
Se è vero che i personaggi noti sono quelli oggettivamente per adesso scritti meno bene, Galadriel su tutti, è pur vero che in una serie di cinque stagioni quella che va concludendosi funge da prima e serviva per introdurre personaggi, morale e perchè no anche l'emotività di questi che sono chiamati a crescere, evolversi e, parola chiave, svilupparsi fino a diventare quelli più noti in seguito.
Gli stessi showrunner della serie hanno ammesso che essa sia molto lenta, prenda numerosi respiri e si augurano che il pubblico conceda il beneficio del dubbio almeno fino alla seconda stagione, quando gli eventi per forza di cose inizieranno a girare in un certo modo.
Qui aprirei una parentesi, asserendo che il ritmo non è un problema, per quanto in un mondo che mette a confronto RoP rispetto ad House of Dragon un poco questa "sfida" vede la serie ispirata (assai liberamente) agli scritti di Tolkien come perdente, quanto di scrittura: ciò di cui il pubblico si lamenta è una certa travisazione di figure che si danno per acquisite- di nuovo, Galadriel su tutte- e che non si riesce a vedere in una veste così "giovane" in quanto già elfa millenaria, irruente e poco "elfica".
E su questo non riesco ad essere in disaccordo, dato che stereotipato o meno ci si è abituati ad Alti Elfi come modelli di sapienza, virtù e di chi ha sempre l'ultima parola: rovescio della medaglia, questa prima stagione ha visto l'evoluzione dei personaggi, tra cui appunto la vituperata Galadriel, la quale pur in maniera un zinzino schizofrenica è cresciuta fino a dialoghi accettabili nel settimo episodio.
Se prendiamo Isildur, per esempio, questi è figura importantissima quanto marginale negli scritti di Tolkien, nel senso che non ci si concentrava su di lui, su esempi specifici di grandezza o di mancanze, e ciò lascia spazio alla possibilità, anche questa una parola chiave, di presentarne la crescita e, ovviamente, la arcinota caduta: non sono spoiler per chiunque abbia letto Il Signore degli Anelli o visto la trilogia di PJ che egli perderà suo padre nella guerra contro Sauron, recupererà Narsil, spezzatasi sotto il corpo di Elendil e che col mozzicone dell'arma trancerà il dito con l'Anello ponendo fine alla guerra contro il Nemico... salvo poi venire corrotto dall'Anello stesso e finire trucidato con le frecce degli orchi nel fiume: li, secoli dopo, un hobbit di nome Smeagol l'avrebbe recuperato e si sarebbero mossi tutti gli eventi ben noti.
Il che non gli impedisce di essere un discreto rompiballe all'interno della serie, per dirne una: avrà quindi margini di crescita? Per forza, altrimenti non diventerà quel personaggio particolare.
Con queste premesse è ovvio che serializzare una storia con personaggi di cui si conosce il futuro toglie già di base molto del pathos che si possa provare: nella settima puntata, ad esempio, vorrebbero farci credere che Isildur sia morto ma questo, ovviamente, è impossibile quanto superfluo tentativo di mettere tensione. Da qui, dunque, la mia perplessità sul non voler puntare invece su personaggi nuovi, narrare vicende meno conosciute e, in generale, giocarsi la carta dell'ambientazione che non ha oggettivamente rivali con qualsiasi altra per creare una vera e propria epopea.
Poi, però, mi rendo conto che le logiche di una serie televisiva sono altre: vuoi perchè si paga un abbonamento e per contro hai necessità di soddisfare tutti quanti, o meglio il pubblico più vasto possibile che contempli tanto il purista che la casalinga di Voghera che usa la serie tv come un sottofondo; vuoi perchè dover allargare la sfera di interesse della gente ti porta a dover obbedire a determinati clichè alcuni telefonatissimi, tipo che gli stessi showrunner ti vengono a citofonare a casa per spiegarti le cose per paura che te le perdi - nell'episodio 6, per esempio, il salvataggio di Arondir grazie all'intervento alle spalle all'ultimo minuto di Bronwyn era la cosa più prevedibile e scontata di tutte; vuoi perchè semplicemente se vuoi vendere un prodotto simile non come film cinematografico per un pubblico pagante, ma come serie che deve tenere la gente incollata allo schermo, parafrasando parlandone bene o male purchè se ne parli, devi fare certe scelte altrimenti semplicemente un'opera fedele al 100% al materiale tolkieniano l'apprezzeremmo io ed un paio di altre migliaia di persone, ma di certo non è da questi numeri che un Amazon rientra dell'investimento.
Semplificando, il buon senso mi dice che questa è una serie televisiva e che nonostante alcune evidenti pigrizie nello scrivere la sceneggiatura della storia quanto i personaggi e la loro caratterizzazioni, è pur vero che quello che avrei voluto vedere su schermo avrebbe funzionato fino ad un certo punto e di certo non avrebbe soddisfatto ed abbracciato il grande pubblico a cui essa è rivolta.
Da ciò ne consegue che almeno per adesso, nonostante alcune evidenti pecche, la prima stagione di RoP mi abbia soddisfatto: a metà, non pienamente, ma la giudico un'opera in fieri, e non ho intenzione di commettere l'errore di tanti che al contrario commentano e si basano su ogni singolo episodio: è una serie tv, la serializzazione per forza di cose ti porta e ti porterà a dover rivedere certe cose, cambiare l'idea su alcuni personaggi e, si spera, a scrivere dialoghi migliori.
E' chiaro che nessuno si aspetta la mediocrità da un'opera che porta un nome ed un peso simili, intesa mediocrità come "nella media" perchè, di nuovo, si ha la sensazione che le opere di Tolkien siano qualcosa di differente, non siano semplice narrativa fantastica ma una vera e propria esposizione letteraria di un genere, quello cavalleresco, carico di significati, ricerca, studi e frutto del lavoro di un linguista poliedrico come lo fu J.R.R. Tolkien: ecco quindi spiegato, in parte, il perchè di tanto astio, perchè nessuno accetta, ed in questo senso sono concorde, che ci sia una resa meno che eccellente di siffatto capolavoro.
A livello oggettivo, è purtroppo vero che i dialoghi in particolare sono l'effettivo punto debole della serie: non c'è una frase "figa", un proverbio memorabile, uno scambio efficace che regga e trasmetta l'epicità che è lecito ed anzi legittimo aspettarsi dall'autore del mondo di Arda: e su questo non ho voglia di accampare difese o scuse, nemmeno l'avessi prodotta io questa serie.
Cosa aspettarsi dall'epilogo di questa prima stagione, delle cinque che sono previste?
Per ora, mi auguro che il "toto-Sauron" si arresti e si interrompa, e che l'ottavo episodio sveli chi sia il Signore Oscuro, sotto quali mentite spoglie si sia nascosto, ammesso che ce l'abbiano mostrato.
C'è chi dice sia il Meteor-man, molti sostenendo invece sia Radagast o alla peggio Gandalf, altri ritengono sia già a Numenor ad insidiare Pharazon, pur creando così un anacronismo visto che Sauron non dovrebbe già essere li, dovendosi anzi dividere tra quel luogo e l'Eregion dove dovrebbe perfezionare con i Fabbri Elfici la creazione degli Anelli del Potere; c'è chi pensa che Disa, regina dei nani, abbia qualcosa di sospetto vista l'insistenza con cui raccomanda a suo marito Durin IV di contravvenire agli ordini di Durin III (io, onestamente), c'è chi pensa Halbrand possa incarnare un aspect/avatar di Sauron umanizzato - ma onestamente...bho- c'è chi pensa Adar assurga a NUOVO Sauron, c'è insomma il tentativo di spararne d'ogni, presentando settanta teorie e poi farsi grandi di averne imbroccata, statisticamente per forza, qualcuna.
Che anche qui: se le cose sono identiche ci si lamenta che tutto sa di già visto, se invece sono diverse ci si lamenta perchè troppo differenti: sembra di discorrere con il fandom di Star Wars.
Addirittura c'è gente senza arte nè parte che pur essendo "esperta" di Tolkien assurge al ruolo di "come avrei impostato io la serie TV": perchè ovviamente se sei un esperto di una certa cosa- sacrosanto, eh - ciò ti rende ANCHE uno sceneggiatore conscio degli equilibri ed esigenze per la messa su schermo.
Certo, eh.
E' la logica da bar del "siamo tutti allenatori", cosa tipicamente italiana: gente che ha visibilità solo adesso perchè, per quanto adori il fantasy e Tolkien meriterebbe di essere conosciuto e studiato nelle scuole, resta il fatto si tratti purtroppo di una narrativa da noi abbastanza "di nicchia", e quindi ora stanno emergendo canali e personaggi che fino all'altroieri avevano un decimo dell'attenzione di cui godono adesso e quindi sono, automaticamente, gli "esperti" dalle cui labbra la gente pende, a ragione o torto.
Queste cose mi fanno morire, sinceramente.
Non credo si andrà verso già la Distruzione di Numenor - è troppo presto - ma verso l'incoronazione di Pharazon invece si, divenendo questi Ar-Pharazon , colui che...no, evitiamo spoiler.
Penso comunque il Meteor-man avrà la sua identità, e che Galadriel apprenderà del progetto di Elrond, mentre mi auguro che, ovviamente, il Barlog mostrato nel settimo episodio non faccia già la sua apparizione distruttiva, altrimenti vorrebbe ben dire che in questa serie hanno preso definitivamente le distanze non già dal "canone di Tolkien", quanto proprio dalla storia, che mirano a voler rielaborare e rendere più...televisiva, appunto.
Domani, comunque, 14 ottobre 2022, sapremo e potremo tirare dei giudizi più assennati.
In ogni caso ringrazio i fan duri e puri di Tolkien per avermi fatto vergognare d'essere un "tolkieniano": se questo è il fondamentalismo da cui ci eravamo affrancati, venendo fuori alla luce con la Trilogia di PJ dei primi anni 2000 che ci aveva reso "quelli fighi" che conoscevano una siffatta opera letteraria così meravigliosamente adattata da PJ- parola chiave, "adattata" - ora siamo tornati a sembrare un branco di sbavanti nerdoni lamentosi per tutto ciò che non è come volevamo che fosse, cosa che nemmeno il Marvel Cinematic Universe con tutte le licenze e svarioni che s'è preso - le serie TV di Ms Marvel e Moon Knight, santo Cielo! - era riuscito a farci fare.
Complimenti, eh.
Ah, se volete fare i precisi, spiegatemi anche soltanto come due cacchio di Hobbit, scalzi, sono sopravvissuti ad una montagna che è esplosa letteralmente sotto i loro piedi callosi e pelosi: ché se dobbiamo fare i rompiballe su tutto, da mo' che dobbiamo iniziare.
Buon senso, ragazzi: buon - cacchio- di senso.
-Lordgirsa-
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